Il sonetto Solo et pensoso i più deserti campi, di Francesco Petrarca, descrive la sofferenza del poeta il quale sfugge al contatto degli altri esseri viventi e va peregrinando in solitudine in una natura deserta e malinconica sanza tuttavia riuscire a sottrarsi alla presenza oscillante dell’amore (si nota nell’ultima terzina). Possiamo dire che nella poesia sono presenti 3 “protagonisti”:
- Il poeta, logorato da una sofferenza amorosa che si manifesta nei suoi gesti (l’andare “solo et pensoso” e “…gli atti della giovinezza spenti”);
- La natura che non viene descritta nella sua realtà oggettiva ma riflette lo stato d’animo del poeta, i luoghi che il poeta va percorrendo sono indicati con un plurale generico che dà l’idea di un paesaggio indeterminato e illimitato caratterizzato da dalla solitudine e dalla malinconia (campi, monti, pioggia, fiumi, selve, vie);
- L’amore fonte di sofferenza ma anche compagno invisibile del poeta che non può fare a meno di instaurare con lui un colloquio continuo ed affettuoso; pertanto il sonetto che si è aperto con la figura di un innamorato disperato alla ricerca di luoghi aspri e selvaggi si chiude con l’immaginazione del suo ininterrotto colloquio con “Amore”.
Livello metrico e sintattico
Il tutto è caratterizzato a livello sia metrico, sia sintattico, da un’accurata simmetria:
la prima e l’ultima strofa presentano una precisa corrispondenza fra metro e sintassi (ciascuna di esse è infatti costituita da un periodo concluso da un punto fermo).
La seconda e la terza strofa sono occupate da un unico periodo che si diffonde per tutta la parte centrale del sonetto. Le quartine sono divise in due parti da una pausa sintattica che coincide con una pausa simmetrica: alla fine del secondo verso di ciascuna strofa c’è infatti una virgola.
- Letteratura Italiana
- Petrarca
- Letteratura Italiana - 200 e 300