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Spinoza: la morale

La morale spinoziana.

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La morale Come preannuncia il suo titolo , l’ Ethica intende essere un trattato di morale . Le dottrine metafisiche e gnoseologiche esposte nelle prime due parti dell’ opera possono essere considerate come propedeutiche alla definizione di una teoria morale che si propone di liberare gli uomini dalle passioni . E dal momento che il riconoscimento della necessità della sostanza è per Spinoza il concetto fondamentale della concezione della realtà e della conoscenza , esso costituirà anche il perno concettuale della sua costruzione etica. Le manifestazioni della vita emotiva dell’ uomo sono anch’ esse “cose naturali” , che obbediscono alle stesse leggi che regolano le altre espressioni della natura. L’ uomo non è “un impero nell’ impero” , un’ eccezione nel mondo della necessità naturale . Le sue passioni devono quindi essere considerate con lo stesso metodo geometrico con cui vengono considerati tutti gli altri modi della sostanza , “come se si trattasse di linee, di superfici , di corpi” . Soltanto in questo modo l’ uomo può conseguire una conoscenza adeguata degli impulsi che lo determinano ad agire e quindi , comprendendone l’ ultima necessità, può riuscire a non essere più schiavo . L’ impulso fondamentale di ogni agire dell’ uomo è lo sforzo ( conatus ) di perseverare nel suo essere , di conservare se stesso ed accrescere la propria potenza . Se riferito alla sola mente , tale sforzo prende il nome di volontà , se riferito insieme alla mente e al cpo si chiama invece appetito . Quando è consapevole di se stesso l’ appetito è detto cupidità . In quanto tende all’ autoconservazione , la cupidità , e quindi l’ appetito , non rappresenta un difetto o una degenerazione della natura umana, ma ne costituisce l’ essenza stessa . Di conseguenza , Spinoza abbandona ogni atteggiamento tradizionalmente moralistico di rifiuto degli appetiti umani in nome di un bene o di una perfezione assolutamente e astrattamente definiti . Per lui è buono tutto ciò che è utile, “e contribuisce alla perfezione di un essere ciò che ne aumenta la forza e la capacità di conservarsi “. Da queste definizioni , Spinoza deduce in ordine geometrico l’ intera sua teoria degli affetti , ossia delle emozioni che accrescono o diminuiscono la potenza del corpo e della mente , e quindi la capacità dell’ uomo di essere e di agire . Così la letizia nasce dal sentimento della crescita della propria capacità vitale , la tristezza al contrario da quello di una sua diminuizione . L’ amore e l’ odio non sono altro che letizia o tristezza accompagnate dall’ idea di una causa esterna . Tutti gli altri affetti sono derivazioni o determinazioni specifiche di queste emozioni fondamentali secondo una geometria degli affetti che ricorda per molti aspetti quella operata da Hobbes . In quanto l’ uomo non ha una conoscenza adeguata dei propri affetti , ma si limita a connetterli con circostanze che , di per sè considerate , gli appaiono fortuite , egli é completamente passivo nei loro confronti . Per questo gli affetti si configurano come passioni , che l’ uomo subisce e delle quali é servo . Così , la sua capacità di agire e di comprendere viene fortemente limitata , ed egli non riesce più a perseguire quello che é il suo vero bene e la sua vera utilità . Questa condizione corrisponde al primo grado di conoscenza . L’ uomo ha tuttavia la possibilità di elaborare una conoscenza adeguata degli affetti , apprendendo le loro vere cause ed imparando a vedere la loro intrinseca necessità . In questo modo , a volte , le passioni si dissolvono , perchè , conosciutane la vera natura , non hanno più ragione di sussistere . Ad esempio , quando io sappia che la causa dell’ odio che io provo verso una certa persona non é quella persona stessa , ma una certa concatenazione necessaria di idee che mi porta ad odiare , viene meno l’ oggetto della mia avversione , e con esso l’ odio stesso . Certe volte , gli affetti continuano a sussistere (segue nel file da scaricare)

  • Filosofia

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