Tema su una leggenda - Studentville

Tema su una leggenda

Tema svolto su una leggenda che si conosce.

Traccia:

Parla di una leggenda che ti ha colpito.

Svolgimento:

La leggenda che mi ha particolarmente colpito, mi è stata raccontata da mia nonna di origine calabrese. Ha come protagonista Donna Canfora, che secondo la leggenda locale, era una donna ricchissima e di grande bellezza. Rimasta vedova da giovane, respingeva ogni nuova offerta d’amore.
Un giorno però la sua cameriera giunse a casa con una bella notizia: sulla spiaggia era giunta dal lontano oriente una nave carica di stoffe di seta, di grosse gemme, di pelli, di tappeti rarissimi, di ceramiche dipinte. Tutti gli abitanti accorsero per ammirare tutti i tesori esposti sulla nave.
“ Sono meraviglie” diceva la cameriera a Donna Canfora, la quale aveva abbandonato il telaio per ascoltarla “meraviglie che si vedono una volta sola nella vita. Andiamo, Signora; troverete laggiù le vostre amiche. Su, voglio vestirvi subito subito, venite, andiamo”.
Ma Donna Canfora si sentiva assai triste quel giorno e brutti presentimenti le attraversarono la mente.
Ella disse: “Stamattina il telaio cigolava troppo. Che ne dici, non è questo forse un avviso del Signore?”
E la cameriera: “Ma che dite, Signora! Il telaio è unto da pochi giorni. È mai possibile che cigoli?”
Rispose Donna Canfora: “Mi batte il cuore fortemente. Tristi sogni ho fatto questa notte e più volte mi è parso di vedere qui dinanzi a me, lui, il povero mio marito. Che succederà mai?”
Prima di uscire Donna Canfora volle visitare tutta la casa, poi finalmente, triste e pensierosa, si avviò verso il mare.
Sulla riva c’era una gran folla, mentre una leggero vento marino gonfiava  le vele di vario colore della nave, facendole scintillare al sole.
Appena Donna Canfora comparve, la folla si divise in due ali facendola passare in mezzo, come se fosse una regina. Il Capitano della nave le andò incontro con viso sorridente e le disse: “La fama delle vostre virtù è giunta fino alle terre più lontane dell’Arabia e della Persia”. Donna Canfora ringraziò e si lasciò guidare fin sulla nave. Ad un tratto, però, la ciurma, ad un cenno del comandante, cominciò a tirare l’ancora e a far muovere la nave. La folla, accortasi del pericolo, lanciò grida disperate, ma già la nave, libera dagli ormeggi, scivolava leggera sull’acqua calmissima ed il comandante trascinava verso la sua cabina la bella Donna Canfora. Allora, vedendosi sola tra quegli uomini, ella chiese di essere lasciata libera un attimo per dare l’ultimo saluto alla sua casa e alla sua terra natale.
Dritta sulla poppa guardò a lungo la grande distesa marina, gli amici che agitavano le braccia in un gesto disperato, la riva che si allontanava veloce e poi, sollevati gli occhi al cielo, come per chiedere perdono a tutti, si lanciò in mare gridando: “Impara, o tiranno, che le donne di questa terra preferiscono la morte al disonore!”.
Le vesti preziosissime di colore azzurro, appesantite dall’acqua, non le diedero la possibilità di guadagnare la riva e così scomparve fra le onde senza mai più risalire.
In quel posto, in memoria di Donna Canfora, le acque diventarono d’un azzurro cristallino, a volte verde smeraldo, a volte turchese con colori d’oro e d’argento e il fondo si coprì di alghe.
La nonna mi ha voluto far capire che quando si tiene alla propria terra, le donne calabresi sono così forti da non volerla lasciare mai.

 

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