TIPOLOGIA D: Il linguaggio del computer - Studentville

TIPOLOGIA D: Il linguaggio del computer

Chi non parla la lingua del computer è escluso dal circuito della comunicazione sociale. La grammatica della tecnologia digitale non si limita ad incidere sulla concezione del mondo, ma determina la portata e gli obiettivi della flessibilità, della virtualità e della razionalizzazione del lavoro. Sorge un nuovo tipo di lavoratori: il nomade della tecnologia.

Se tutti gli “over-sessantacinque” viventi conoscessero il latino, a quest’ora, indubbiamente, urlerebbero al mondo la celebre esclamazione ciceroniana: “O tempora, o mores!”, condannando così la vorace decadenza che sta logorando il XXI secolo.                                                                       L’uomo, assetato dalla volontà di affermarsi nell’attuale società, sfida l’infinito, nonostante sia già consapevole dell’esito di tale battaglia. La tecnologia è il risultato e l’esempio pratico della lotta lanciata dalla ragione umana alle leggi inesorabili della natura. 

Si ha quasi la convinzione che dei circuiti elettrici, dei monitor, dei cellulari abbiano contribuito a migliorare il tenore di vita dei cittadini moderni e, affascinati da schermi sensibili al tocco e visioni tridimensionali, gli abitanti del pianeta Terra, quotidianamente, s’isolano in un proprio mondo, differente dal globo terrestre. Nasce l’era della virtualità e di conseguenza muore il tempo delle relazioni umane. Social Network e chat permettono a noi tutti non solo di scambiare opinioni digitando delle lettere da una tastiera e cliccando il pulsante “Invia” ma anche di conoscere nuova gente e, senza alcuna esagerazione, d’incontrare la persona che, i nostri nonni, forse, avrebbero definito “l’amore di una vita”. La genuinità dei sentimenti, l’innocenza di uno sguardo tra due giovani ragazzi, gli incontri di lavoro sono, ormai, solo dei ricordi remoti.

Assieme ad essi, sono lontani, e passati soprattutto, i tempi in cui si scrivevano delle lettere che giungevano al destinatario dopo un certo numero di giorni, superati gli anni in cui esisteva un solo telefono fisso nelle famiglie più benestanti. Nel 2011 chi non possiede almeno un cellulare o un computer è “degno di condanna”, allo stesso modo di chi commette un reato. 

Nel momento in cui ci si accinge a scrivere il proprio curriculum vitae non deve assolutamente mancare, tra le altre varie certificazioni, il conseguimento dell’ECDL (European Computer Driving Licence) o, più semplicemente, “patente informatica europea.” Coloro che non hanno ancora ottenuto tale attestato, sono invitati a frequentare un uggiosissimo corso durante il quale si apprendono le nozioni che oggi si ritengono di primaria importanza. Un qualsiasi lavoratore, ora, dal libero professionista all’impiegato, ha l’obbligo di saper utilizzare il computer: chi non conosce la grammatica della tecnologia digitale è escluso dalla società contemporanea. Analizzando i diversi settori, possiamo notare come, recandoci da un medico, questo prescriva dei medicinali mediante dei clic e mandando “in stampa” la ricetta compilata; in farmacia la stessa richiesta viene letta da un puntatore laser che invia dei comandi di ricerca ad un computer; in un’agenzia viaggi gli itinerari vengono progettati attraverso dati digitali; ogni scuola ha il suo sito Internet dal quale gli studenti e i genitori possono accedere a notizie riguardanti i libri di testo utilizzati, l’orario di ricevimento dei docenti, le attività formative in corso. Il mondo del lavoro è dipendente dalla tecnologia dell’informazione: l’informatica ha sicuramente portato dei notevoli cambiamenti nella sfera lavorativa: grazie ad Internet, la rete delle reti e, grazie alle reti informatiche in grado di mettere in comunicazione delle persone situate in due aree geografiche distanti, un uomo ha acquistato la capacità di essere simultaneamente in luoghi diversi, trovandosi, in realtà, in un unico posto. 

Il computer ha giovato nel mondo del lavoro in quanto ha acconsentito a ridurre il numero dei pendolari, permettendo a molti impiegati e soprattutto a molti appartenenti al settore dirigenziale di trascorrere dei giorni più tranquilli, senza lo stress delle frenesia quotidiana. Allo stesso tempo la tecnologia digitale ha comportato una riduzione dei rapporti lavorativi: non possono più esserci delle strette di mano tra colleghi, dei confronti di giudizi differenti in merito a documenti cartacei. La perdita derivata dall’avvento tecnologico non si tiene in considerazione, in particolare quando ci si accorge di quanto, sfruttando il calcolatore, il lavoro sia stato velocizzato e razionalizzato. Inoltrare delle lettere a più persone per convocare loro a dei colloqui o per informare loro su delle novità lavorative, è un’operazione che richiede pochi istanti e qualche clic; ricercare dati personali, quali il Codice Fiscale, è un’attività che può essere portata a termine da chiunque abbia installato sul proprio computer il giusto programma per farlo. Hotel e aziende possono essere pubblicizzati anche attraverso Internet, librerie e biblioteche si servono del computer per stilare e memorizzare gli elenchi dei libri a disposizione di coloro che hanno il desiderio di acquistarli o di prenderli in prestito. Volendo ricorrere al linguaggio proprio di Facebook, il Social Network colpevole di aver ammaliato adulti e ragazzi, potremmo affermare che “la tecnologia informatica è ufficialmente fidanzata con l’ambito occupazionale” e a tanti “quest’elemento piacerebbe”. “Est modus in rebus, sunt certi denique fines/ quos ultra citaque equità consistere rectum”, ricorda il buon Orazio nelle “Satire” e sarebbe opportuno che tutti interiorizzassero questi versi, per far tornare alla memoria che bisogna sempre seguire un principio di moderazione e di equilibrio nelle situazioni. E' giusto riconoscere che la tecnologia digitale abbia permesso di “avere il mondo a portata di clic” ma, nel frattempo, è doveroso ammettere che l’informatica abbia partecipato alla crisi di valori nella quale navighiamo da decenni.

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