Gottfried Wilhelm Leibniz nacque a Lipsia il primo luglio del 1646. Figlio di un professore universitario, trovò nella biblioteca del padre la prima occasione per accostarsi alla cultura: questa esperienza sviluppò in lui una particolare predilezione per la formazione autodidattica. Dopo aver studiato filosofia, diritto e matematica a Lipsia e a Jena, nel 1666 ottenne il diritto di tenere lezioni nell’ università di Lipsia, sostenendo una dissertazione a carattere logico-matematico. Ma non era la cattedra universitaria il pulpito dal quale egli intendeva far sentire la sua voce. La sua attività culturale si realizzerà invece seguendo altre due strade: la vita di corte e l’ organizzazione strutturale del sapere nelle Accademie. Leibniz passa la maggior parte della vita prestando servizio presso i potenti, per i quali svolge la molteplice attività di diplomatico, di bibliotecario, di storico, di consigliere. Nel 1668 diventa consigliere dell’ elettore di Magonza, Giovanni Filippo di Shà¶nborn. Dal 176 dipende invece stabilmente dal ducato di Hannover, servendo prima Giovanni Federico, poi Ernesto Augusto e infine Giorgio Ludovico, che diventerà re d’ Inghilterra col nome di Giorgio I. Approfittando dei legami parentali che intercorrono tra Hannover e Berlino (Sofia Carlotta di Hannover sposa Federico di Brandeburgo, futuro Federico I di Prussia), Leibniz intreccia rapporti anche con quella corte. Nò perderà occasione di entrare in contatto con Pietro il Grande e con il principe Eugenio di Savoia, riuscendo a diventare consigliere segreto al servizio della Russia e dell’ Austria. Un tentativo di contattare Carlo XII di Svezia non gli riesce per un soffio. A tutti i suoi protettori egli indirizza progetti di organizzazione politica, religiosa, culturale. Proprio per questo il rapporto di Liebniz con i potenti oscilla ormai tra il vecchio modello del dotto in cerca di stipendi e perbende la propria la sopravvivenza e la figura, di schietto sapore preilluministico, dell’ intellettuale che spera nella possibilità di trasformare la realtà attraverso il matrimonio della cultura con il potere. L’ altra attività – del resto strettamente connessa con la prima – alla quale Liebniz affida la realizzazione dei propri ideali culturali ò la oromozione delle Accademie. Egli contribuisce in maniera determinante alla fondazione dell’ Accademia delle scienze di Berlino (1700), di cui diviene preside, e si adopera per la costituzione di analoghe strutture a Dresda e a Pietroburgo. Naturalmente non manca di guadagnarsi l’ affiliazione delle Accademie già esistenti, diventando membro della Royal Society di Londra e dell’ Accademia delle scienze di Parigi. Anche in questo Leibniz guarda al futuro, poichò la prevalente importanza della ricerca condotta nelle Accademie rispetto alla tradizionale attività didattico scientifica svolta nelle Università ò un tratto caratteristico dell’ organizzazione culturale europea nella seconda metà del Seicento e soprattutto, nel Settecento illuministico. Nel caso di Liebniz, inoltre, l’ amore per le Accademie risponde anche al programma di una universalizzazione della ricerca scientifica che prende corpo nell’ ideale della “repubblica delle lettere” a cui partecipano e in cui collaborano spesso per il tramite delle singole Accademie nazionali, gli studiosi di tutti i paesi. Molto importanti sia per la biografia esteriore sia per l’ itinerario intellettuale di Liebniz sono anche i viaggi in Europa. Dal 1672 al 1676 egli ò a Parigi (con due brevi soggiorni intermedi a Londra) con mandato diplomatico dell’ elettore di Magonza. La missione – distogliere Luigi XIV dalle sue mire espansionistiche nel Nord Europa, suggerendo una crociata per la conquista dell’ Egitto – fallisce. Ma la permanenza a Parigi serve a Libniz per completare i suoi studi, soprattutto in matematica, e per conoscere personaggi come Arnauld, Malebranche o lo scienziato olandese Christian Huygens. Un secondo viaggio, compiuto per raccogliere materiale storico – diplomatico per il duca di Hannover, gli permettew di visitare la Germania meridionale, l’ Austria e l’ Italia (Roma, Napoli, Firenze, Modena, Venezia). Nel 1705 la morte di Sofia Carlotta di Hannover, grande protettrice di Leibniz, segna l’ inizio del suo declino. Le cose andranno ancor peggio quando Giorgio Ludovico, già sospettoso nei suoi confronti per la lentezza con cui egli procede nella sua attività ufficiale di storiografo di corte, diventerà re d’ Inghilterra. Pur avendone la possibilità , Giorgio I non chiamerà Leibniz a Londra, nò lo difenderà nell’ acrimosa disputa ingaggiata con Newton a proposito della paternità della scoperta del calcolo infinitesimale, cui entrambi giungono – prima Newton, poi Leibniz – per strade diverse e autonome. Ormai quasi dimenticato, e senza concludere il compito storiografico che gli era stato affidato, Leibniz muore ad Hannover nel 1716.
- Filosofia
- Filosofia - 1600