La mossa dell’amministrazione Trump contro Harvard segna un’escalation senza precedenti nelle relazioni tra potere politico e istituzioni accademiche americane. Il prestigioso ateneo, simbolo dell’eccellenza educativa statunitense, si è fermamente opposto alle richieste della Casa Bianca riguardanti tre ambiti fondamentali: la gestione del curriculum accademico, le politiche di ammissione e i criteri di assunzione del corpo docente.
Il rifiuto di Harvard di piegarsi alle pressioni governative ha scatenato la rappresaglia dell’amministrazione, che ha individuato negli studenti internazionali il punto debole su cui fare leva. Questa contrapposizione riflette una più ampia battaglia ideologica sul ruolo dell’università nella società americana e sull’autonomia degli atenei rispetto all’influenza politica.
La lettera di revoca che cambia tutto
La revoca del Programma Studenti e Visitatori di Scambio rappresenta un colpo durissimo per Harvard. “Vi scrivo per informarvi che, con effetto immediato, la certificazione del Programma è revocata”, recita la lettera firmata dalla segretaria per la sicurezza interna Kristi Noem e ottenuta dal New York Times.
Una mossa che colpisce circa 6.800 studenti internazionali attualmente iscritti all’università, pari al 27% dell’intero corpo studentesco – una percentuale in crescita rispetto al 19,7% del 2010. L’impatto economico appare considerevole, considerando che la retta annuale di base è di 59.320 dollari, ma può raggiungere gli 87.000 dollari includendo vitto e alloggio, rappresentando così una fonte di finanziamento cruciale per il prestigioso ateneo.
I timori di un effetto domino sugli atenei americani
L’ombra del provvedimento si allunga potenzialmente su tutti gli atenei statunitensi. In un’intervista rilasciata a Fox News, la segretaria per la Sicurezza interna Kristi Noem ha lanciato un esplicito avvertimento: “È un monito a tutte le università”.
Le parole di Noem rivelano la possibilità concreta che il blocco delle iscrizioni internazionali possa estendersi oltre Harvard, creando un precedente pericoloso. Il dipartimento guidato dalla segretaria ha giustificato la decisione accusando la leadership dell’ateneo di aver “creato un ambiente universitario non sicuro consentendo ad agitatori antiamericani e filo-terroristi di molestare e aggredire fisicamente individui, tra cui molti studenti ebrei”, evidenziando la componente ideologica dietro il provvedimento.