Università italiane in fermento: cresce la mobilitazione accademica a sostegno della Palestina

Università italiane in fermento: cresce la mobilitazione accademica a sostegno della Palestina

Il mondo accademico italiano è in mobilitazione a favore della causa palestinese, con atenei coinvolti in dibattiti e posizioni contro Israele.
Università italiane in fermento: cresce la mobilitazione accademica a sostegno della Palestina

Il mondo accademico italiano si trova al centro di una crescente mobilitazione a sostegno della causa palestinese, con atenei da Nord a Sud coinvolti in dibattiti sempre più accesi. La spinta proviene principalmente da collettivi studenteschi come Cambiare Rotta, che sollecitano amministrazioni universitarie e docenti a prendere posizioni nette sul conflitto in corso a Gaza.

Le tensioni attraversano l’intero panorama universitario nazionale, coinvolgendo tanto le grandi università quanto quelle di provincia.

Le mozioni e interruzioni dei rapporti

L’Università di Bologna ha aperto la strada approvando una mozione per l’interruzione di “ogni formale relazione e collaborazione con Università, istituzioni e aziende israeliane”, eccetto i progetti di ricerca “non ascrivibili al dual use”. Il collettivo Cambiare Rotta ha criticato il provvedimento come non vincolante, annunciando nuove mobilitazioni.

Roma Tre ha seguito con una mozione simile, chiedendo l’interruzione degli accordi con istituzioni che sostengono “il genocidio portato avanti da Israele”. L’Università di Macerata ha approvato all’unanimità una mozione sui conflitti, attivando cinque borse di studio per studenti di Gaza tramite la rete IUPALS.

Le proteste studentesche e occupazioni

A Torino, dopo il corteo del 22 settembre che ha mobilitato circa 30mila persone, il collettivo Cambiare Rotta ha presentato una mozione al Senato accademico richiedendo l’interruzione dei rapporti con Israele e le aziende del comparto bellico. Nel documento si denuncia “l’uso della fame nell’ambito di quella che si configura come una guerra di sterminio”.

A Genova, gli studenti hanno occupato il rettorato di via Balbi 5, criticando la decisione dell’ateneo di spostare online la seduta del Senato accademico. “Finché UniGe non condannerà Israele e il genocidio in Palestina, blocchiamo tutto”, hanno dichiarato i manifestanti.

Le mobilitazioni si estendono anche a Catania, dove un appello promosso da docenti ha raccolto 500 firme, mentre oltre 2.000 studenti hanno sottoscritto una lettera pubblica per una presa di posizione dell’ateneo.

Il commento della ministra Bernini

La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, è intervenuta con fermezza sui disordini avvenuti in alcuni atenei italiani durante le proteste a sostegno della causa palestinese. “Non è costringendo le Università italiane a chiudere i cancelli che si esprime vicinanza al popolo palestinese”, ha dichiarato la ministra, condannando le occupazioni e i blocchi come forme “inaccettabili” di protesta.

Bernini ha sottolineato che non è “impedendo l’ingresso in aula a studenti e studentesse” o “aggredendo le forze dell’ordine” che si contribuisce alla costruzione di un percorso di pace in Medio Oriente. La ministra ha ribadito l’impegno del Governo, al fianco dei rettori, per garantire che le università rimangano “spazi aperti” dove si realizzi il diritto allo studio e il confronto sia garantito “nella sicurezza e nel rispetto reciproco”.

Il ruolo delle borse di studio

L’Università di Macerata ha attivato cinque borse di studio per studenti di Gaza attraverso la rete IUPALS, segnando un impegno concreto oltre le dichiarazioni. Secondo il coordinamento studentesco Link, sono 186 le borse attualmente disponibili negli atenei italiani, di cui 97 tramite il network IUPALS.

Tuttavia, molti beneficiari non possono ancora lasciare Gaza per le restrizioni sui visti e l’assenza di corridoi umanitari. Queste iniziative assumono un significato politico profondo per quello che Link definisce “scolasticidio”: la distruzione sistematica di scuole e università nei territori palestinesi occupati rappresenterebbe un attacco deliberato al diritto all’istruzione.

Il dibattito accademico in evoluzione

Il confronto tra studenti, atenei e istituzioni rappresenta solo l’inizio di un percorso complesso che vede le università italiane navigare tra esigenze contrastanti. I rettori si trovano a dover bilanciare la tradizionale neutralità accademica con le crescenti pressioni interne ed esterne, mentre il Collegio dei Direttori è stato incaricato di mantenere vivo il dibattito nei dipartimenti.

L’obiettivo dichiarato è trovare una sintesi tra libertà di ricerca e responsabilità politica, un equilibrio delicato che coinvolge l’intera comunità universitaria in una riflessione sui limiti e sulle potenzialità del proprio ruolo sociale.

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