Il contrasto politico: Landini critica il modesto aumento per docenti e ATA

Landini attacca Meloni: modesto l'aumento per docenti e ATA

Il personale scolastico italiano vive una situazione di crescente difficoltà economica. Insegnanti e personale ATA attendono il rinnovo contrattuale da ormai tre anni.
Landini attacca Meloni: modesto l'aumento per docenti e ATA

Il personale scolastico italiano vive una situazione di crescente difficoltà economica. Insegnanti e personale ATA attendono il rinnovo contrattuale da ormai tre anni, con il periodo 2022/2024 ancora privo di sottoscrizione. Il dato più allarmante emerge dal confronto tra l’inflazione, che ha raggiunto quota 18%, e la proposta di aumento presentata dal governo, ferma a un modesto 6%.

Questa sproporzione si traduce in cifre concrete: dei circa 140 euro lordi di aumento medio promessi, oltre la metà risultano già presenti nelle buste paga come indennità di vacanza contrattuale. Il risultato concreto? Un incremento effettivo di appena 30-35 euro netti mensili, mentre il potere d’acquisto continua inesorabilmente a diminuire, minando ulteriormente la dignità economica dei lavoratori della scuola.

La denuncia del sindacato: Landini contro le politiche salariali del governo

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha lanciato un attacco diretto al governo Meloni sulla questione dei contratti pubblici. “Il governo, come datore di lavoro, non ha rinnovato i contratti dei lavoratori del pubblico impiego, dalla sanità alla scuola”, ha dichiarato con fermezza il sindacalista.

La critica si concentra sulla sproporzione tra l’inflazione reale e gli aumenti proposti: a fronte di un carovita che ha toccato il 18%, l’esecutivo offre un incremento di appena il 6% per docenti e personale ATA. Secondo Landini, questa disparità rappresenta “una programmazione della riduzione del potere d’acquisto dei salari”, una strategia deliberata che penalizza ulteriormente categorie già in difficoltà economiche.

Il dibattito sui numeri del lavoro: realtà o propaganda?

Al centro dello scontro politico si trovano i dati sull’occupazione presentati dalla premier Meloni, che il 1° maggio ha celebrato “oltre un milione di posti di lavoro creati” e un “tasso di occupazione record al 63 per cento”. Landini ha contestato duramente questa narrazione, evidenziando come la precarietà stia erodendo la qualità del lavoro: “Siamo passati da un milione a 4 milioni e 200 mila persone che lavorano part-time, con meno di 20 ore mensili”.

Particolarmente colpite le donne, che rappresentano il 70% di questa forza lavoro sottoccupata, con retribuzioni che spesso non raggiungono gli 11.000 euro lordi annui. Il segretario della Cgil ha puntato il dito anche sulla distribuzione delle risorse: “L’unica cosa cresciuta in questi anni sono i profitti delle imprese e i dividendi degli azionisti”, sottolineando come il governo non abbia investito nei rinnovi contrattuali, lasciando ai sindacati l’onere delle trattative.

 

Foto copertina via Facebook

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