Migliaia di insegnanti precari iscritti ai percorsi abilitanti presso l’Università “Carlo Bo” di Urbino rischiano di non poter lavorare il prossimo anno scolastico a causa di un disallineamento temporale critico. Mentre la scadenza per l’inserimento nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) di prima fascia è fissata al 30 giugno, l’ateneo marchigiano ha programmato gli esami finali del corso abilitante solo a partire da metà luglio.
Questa discrepanza temporale mette i precari in una posizione impossibile: completare la formazione richiesta dal Ministero ma perdere l’opportunità di inserimento nelle graduatorie che garantirebbero loro un incarico per il prossimo anno. Un cortocircuito burocratico che colpisce proprio chi sta investendo tempo e risorse per stabilizzare la propria posizione professionale nel mondo della scuola.
Il percorso formativo per l’abilitazione all’insegnamento rappresenta un passaggio obbligatorio per migliaia di docenti precari. All’Università “Carlo Bo” di Urbino, il calendario prevede esami finali solo a partire da metà luglio, ben oltre la scadenza del 30 giugno fissata per l’inserimento nelle graduatorie provinciali.
Nonostante gli sforzi dell’ateneo, che ha compresso l’intero iter in appena tre mesi per venire incontro alle esigenze dei candidati, il disallineamento temporale risulta insormontabile. La compressione del percorso, pur garantendo la qualità formativa secondo quanto dichiarato dall’università, non è sufficiente a risolvere il paradosso: i docenti che stanno completando il percorso abilitante rischiano di restare esclusi proprio dalle graduatorie alle quali tale percorso dovrebbe garantire l’accesso.
I sacrifici quotidiani dei docenti precari: la storia di Sofia
La voce di chi vive sulla propria pelle questa situazione paradossale emerge con forza dalla testimonianza di Sofia, 48enne con alle spalle cinque anni di precariato scolastico. Dopo aver partecipato al concorso Pnrr1 nel 2023 e in attesa degli esiti dell’orale, si è trovata costretta a iscriversi al corso abilitante per ottenere i crediti formativi necessari.
“Ci stanno chiedendo un sacrificio enorme e rischiamo, alla nostra età, di perdere il posto di lavoro“, racconta con amarezza. Il suo tirocinio prevede ben 84 ore, costringendola a un doppio ruolo quotidiano: “Faccio la docente al mattino e la tirocinante al pomeriggio. Non le pare assurdo? Dalle 8 alle 12 lo Stato mi fa lavorare come professoressa e più tardi mi dice che devo formarmi per salire in cattedra”.
Questa contraddizione sistematica rappresenta perfettamente il cortocircuito in cui si trovano migliaia di insegnanti: professionisti a cui viene chiesto di dimostrare competenze che già esercitano quotidianamente, sottoposti a un carico di lavoro estenuante tra lezioni da tenere e percorsi formativi da completare, con l’angoscia di vedere vanificati tutti gli sforzi per una questione di tempistiche mal coordinate.
La posizione dell’ateneo e l’appello urgente al ministro Valditara
L’università di Urbino ha risposto alle preoccupazioni dei docenti con una nota ufficiale del rettore Giorgio Calcagnini pubblicata sul “Corriere Adriatico”. L’ateneo chiarisce che “il disallineamento tra i tempi previsti dal ministero dell’Università e del Merito per l’inserimento nelle graduatorie provinciali di supplenza non dipende certamente dalle singole università”.
Nonostante gli sforzi di comprimere l’intero percorso in soli tre mesi, l’università si trova impossibilitata a rispettare le scadenze ministeriali. Il problema è stato già segnalato a viale Trastevere, ma senza ottenere alcun riscontro. I precari, come conferma Sofia, sono pronti a scrivere direttamente al ministro Valditara, chiedendo esplicitamente una proroga dei termini per l’inserimento nelle GPS. L’alternativa per molti insegnanti è stata quella di rivolgersi a università telematiche che offrono corsi più rapidi ma a costi superiori, spesso senza adeguati controlli sulla qualità formativa.