La questione del velo integrale in aula accende il dibattito: a Monfalcone le ragazze vengono identificate ogni mattina prima delle lezioni. Il ministro Valditara: “Serve una legge”.
L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Marina Terragni, ha espresso perplessità riguardo all’uso del niqab nelle scuole italiane, sollevando interrogativi sul possibile impatto che questa pratica potrebbe avere sulle studentesse. La questione si è accesa in seguito alla situazione dell’istituto professionale di Monfalcone, in provincia di Gorizia, dove alcune ragazze, provenienti da famiglie di origine bangladese, frequentano le lezioni con il volto coperto dal velo integrale.
Nel plesso scolastico è stata introdotta una procedura di identificazione quotidiana: ogni mattina, prima dell’inizio delle lezioni, le studentesse si recano in un’aula dedicata per essere riconosciute da un’insegnante, sollevando temporaneamente il velo. Questa prassi, ormai consolidata, non ha suscitato particolare dibattito tra i compagni di classe, che sembrano averla accettata come una routine. Il fenomeno, però, ha sollevato questioni più ampie legate all’integrazione e alla libertà personale.
La Garante sottolinea che pratiche come questa potrebbero costituire un ostacolo per lo sviluppo della personalità delle giovani studentesse. “Bambine e ragazze devono essere libere di crescere, consapevoli che il proprio corpo non può essere umiliato”, ha dichiarato Terragni, auspicando un intervento del Ministero dell’Istruzione e del Merito per affrontare situazioni analoghe in modo strutturato.
La posizione della scuola di Monfalcone
La dirigente scolastica dell’istituto, Carmela Piraino, ha spiegato le ragioni dietro la decisione di accogliere le ragazze con il niqab, sottolineando che un eventuale divieto avrebbe potuto spingerle all’abbandono scolastico. “L’obiettivo della scuola è garantire a tutti il diritto all’istruzione”, ha affermato la preside, evidenziando che, oltre all’identificazione, l’istituto ha dovuto adattare alcune attività scolastiche, come quelle motorie, per rispettare le esigenze delle studentesse. Più complessa resta la questione dei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto), che includono esperienze formative all’esterno della scuola.
La risposta dal mondo politico: Valditara e la Lega
Sul tema si è espresso anche il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che ha dichiarato di condividere la posizione del Garante: “La scuola deve essere un luogo di vera integrazione, di relazioni umane solide e trasparenti, di valorizzazione della dignità della persona, un luogo in cui ragazze e ragazzi siano liberi di crescere armoniosamente”. Il ministro ha evidenziato come, senza una normativa chiara, non si possano addossare ulteriori responsabilità a docenti e dirigenti scolastici, difendendo quindi l’operato della preside di Monfalcone.
Il dibattito si è presto spostato anche in ambito politico. La Lega ha ribadito la propria posizione contraria all’uso del niqab nei luoghi pubblici, definendolo “uno strumento di sottomissione, non di integrazione”. Il partito ha già presentato una proposta di legge, a prima firma Lezzi, per vietarne l’utilizzo in ambienti pubblici e ha chiesto una calendarizzazione urgente della discussione in Parlamento.
Il tema resta quindi aperto e destinato a suscitare ulteriori dibattiti, con la necessità di un intervento normativo che chiarisca definitivamente la questione dell’uso del velo integrale nelle scuole italiane.