La maturità contestata: ritiro dell'ordinanza sul voto in condotta

Maturità contestata: studenti contro Valditara sul voto in condotta

Giugno rappresenta un momento cruciale per migliaia di studenti italiani: l'esame di maturità, quest'anno carico di tensioni a causa delle modifiche introdotte.
Maturità contestata: studenti contro Valditara sul voto in condotta
Giugno rappresenta un momento cruciale per migliaia di studenti italiani: l'esame di maturità, quest'anno carico di tensioni a causa delle modifiche introdotte.

Per migliaia di studenti italiani, giugno rappresenta un momento cruciale: l’esame di maturità, rito di passaggio che quest’anno si carica di ulteriori tensioni. Le recenti modifiche introdotte dal Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara hanno acceso il dibattito nel mondo scolastico, creando preoccupazione tra i maturandi.

In particolare, l’ordinanza sul voto in condotta, che prevede la non ammissione all’esame con un voto inferiore a sei e l’obbligo di ottenere almeno nove per accedere al punteggio massimo, sta generando forte apprensione. Questo provvedimento si inserisce in un contesto educativo già complesso, dove le forme di espressione e partecipazione studentesca sembrano subire crescenti limitazioni.

La sfida degli studenti contro il ministero dell’istruzione

Un giovane della Rete degli Studenti Medi del Lazio ha deciso di alzare la voce contro il ministro Valditara, inviando una diffida formale al ministero dell’Istruzione. Nel documento si chiede l’immediato ritiro dell’ordinanza che prevede la non ammissione all’esame di Stato per gli studenti con voto in condotta inferiore a sei.

Vogliamo portare Giuseppe Valditara in tribunale“, dichiarano senza mezzi termini i rappresentanti dell’organizzazione studentesca, pronti a battersi nelle aule di giustizia qualora il provvedimento dovesse penalizzare concretamente i maturandi. La diffida rappresenta quindi solo un primo avvertimento in questa crescente contrapposizione tra studenti e istituzioni scolastiche.

Le regole dell’ordinanza: cosa rischiano gli studenti che protestano

L’ordinanza ministeriale oggetto della diffida stabilisce criteri rigidi che potrebbero penalizzare significativamente gli studenti più attivi. Il provvedimento prevede la non ammissione all’esame di Stato per chiunque abbia un voto in condotta inferiore al sei, creando un ostacolo insormontabile per i maturandi.

Non solo: l’ordinanza impone anche la necessità di avere almeno nove in comportamento per poter aspirare al punteggio massimo, limitando le possibilità di eccellenza per chi ha partecipato a forme di protesta.

Queste misure colpiscono principalmente giovani coinvolti in autogestioni, occupazioni e manifestazioni, attività che tradizionalmente comportano provvedimenti disciplinari con conseguente abbassamento del voto in condotta. Secondo la Rete degli Studenti Medi, il provvedimento rappresenta uno strumento di repressione del dissenso giovanile, trasformando il voto in condotta da parametro educativo a strumento punitivo per chi esercita il proprio diritto di espressione all’interno degli istituti scolastici.

Il clima di tensione: quando le aule diventano terreno di scontro

Gli studenti denunciano senza mezzi termini l’instaurazione di un ambiente scolastico sempre più repressivo. “Sin da quando il governo Meloni si è insediato assistiamo a una svolta autoritaria“, afferma Bianca Piergentili, coordinatrice regionale della Rete degli Studenti Medi, evidenziando come tale orientamento si manifesti concretamente attraverso l’ordinanza ministeriale.

La situazione appare particolarmente critica nel Lazio, dove si registra un preoccupante aumento delle sanzioni disciplinari e delle denunce legate a manifestazioni e occupazioni scolastiche, con conseguenze “sicuramente più dure” rispetto al passato. Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale dell’organizzazione studentesca, definisce l’approccio del ministro una “linea repressiva infinita” che volta deliberatamente le spalle alle esigenze della comunità studentesca. L’aspetto più controverso riguarda la presunta incompatibilità dell’ordinanza con lo Statuto delle studentesse e degli studenti, che stabilisce chiaramente come il voto in condotta non possa interferire con il rendimento scolastico.

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