Molestie: 6 universitari su 10 non saprebbero a chi rivolgersi

Molestie: 6 universitari su 10 non saprebbero a chi rivolgersi

L'indagine "La tua voce conta" rivela un quadro allarmante: il 34,9% degli studenti percepisce un clima ostile alla denuncia di violenza di genere.
Molestie: 6 universitari su 10 non saprebbero a chi rivolgersi

L’indagine “La tua voce conta” condotta dall’Unione degli Universitari su oltre 1.500 studenti rivela un quadro allarmante: il 34,9% degli intervistati percepisce un clima ostile alla denuncia dei casi di violenza di genere nel proprio ateneo. Le vittime si trovano quotidianamente a fronteggiare apprezzamenti non richiesti e comportamenti inappropriati, dovendo navigare in un sistema istituzionale spesso inadeguato.

I servizi di supporto: quando la prevenzione resta invisibile

L’indagine rivela una drammatica lacuna informativa: solo il 27% degli studenti è correttamente informato sull’esistenza di sportelli antiviolenza nei propri atenei. Un preoccupante 61,2% dichiara di non aver mai sentito parlare di queste strutture, mentre il 10% è certo che non esistano affatto nel proprio contesto universitario.

Un paradosso significativo emerge dai dati: la percezione di un ambiente ben attrezzato risulta direttamente proporzionale al senso di sicurezza percepito. La presenza di servizi adeguati potrebbe quindi incoraggiare le denunce da parte di chi, oggi, sceglie il silenzio per mancanza di un supporto concreto e visibile.

I luoghi del pericolo: quando l’università diventa uno spazio intimidatorio

L’indagine rivela una geografia del rischio ben definita all’interno degli spazi accademici. Gli uffici dei docenti emergono come le zone che generano maggiore timore, segnalati dal 37,3% degli studenti intervistati. Questo dato non sorprende considerando i rapporti di potere asimmetrici che vi si manifestano.

Seguono le strutture dedicate a stage e tirocini, percepite come rischiose dal 31,3% del campione, e gli studentati, indicati dal 30,2% degli universitari. Di contro, aule e biblioteche rappresentano isole relativamente più sicure nell’arcipelago accademico, sebbene vengano comunque segnalate rispettivamente dal 16,1% e dal 13,2% degli studenti.

I profili dei potenziali molestatori: la fiducia spezzata nelle relazioni accademiche

L’indagine rivela una preoccupante realtà sulle figure percepite come minacciose all’interno dell’ambiente universitario. Sono proprio i docenti e i colleghi di corso a destare maggiori timori, indicati come potenziali molestatori da oltre il 48% degli studenti intervistati. Una percentuale che evidenzia quanto le relazioni di potere possano facilmente degenerare.

Non meno allarmante è il dato sui compagni di studio, considerati fonte di possibile pericolo dal 30,9% del campione, rivelando come anche tra pari esistano dinamiche tossiche. Il personale universitario completa questo inquietante quadro, percepito come potenzialmente pericoloso dal 21,4% degli studenti, minando ulteriormente quel senso di protezione che dovrebbe caratterizzare i luoghi del sapere.

La disparità geografica: il divario nord-sud nella tutela degli studenti

L’indagine rivela un preoccupante divario territoriale nelle percezioni di sicurezza. Gli atenei settentrionali e del Centro Italia risultano avvertiti come ambienti più protetti, grazie probabilmente a sistemi di prevenzione più capillari e a una cultura della denuncia maggiormente radicata.

Al contrario, le università meridionali e insulari evidenziano una percezione di tutela significativamente inferiore. Questa differenza rispecchia problematiche più ampie legate alla minor fiducia nelle istituzioni e alla limitata disponibilità di servizi antiviolenza nelle regioni del Sud, creando un’evidente disuguaglianza nella protezione degli studenti universitari a seconda della loro collocazione geografica.

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