I dati OCSE 2023 fotografano una situazione preoccupante per l’Italia: appena il 32% dei giovani tra i 25 e i 34 anni possiede una laurea, una percentuale drammaticamente inferiore alla media OCSE che si attesta vicino al 50%.
Il confronto internazionale evidenzia ulteriormente questo divario: Francia e Spagna registrano percentuali superiori al 50%, mentre la Germania si avvicina al 40%. L’Italia si colloca stabilmente nelle ultime posizioni della classifica, insieme all’Ungheria e precedendo solamente il Messico, configurando un quadro di marginalità nel panorama dell’istruzione superiore europea.
L’impatto economico della laurea
Il percorso universitario italiano presenta un rapporto costo-benefici problematico che scoraggia molti giovani dall’intraprendere gli studi superiori. L’investimento richiesto, sia in termini di tempo che di risorse economiche, spesso non trova un adeguato riconoscimento nel mercato del lavoro.
I dati evidenziano come il differenziale salariale tra laureati e diplomati si attesti tra il 26% e il 33%, una percentuale significativamente inferiore rispetto alla media dei paesi OCSE dove supera abbondantemente il 50%. Questo divario rende l’università un investimento meno attrattivo, trasformando quella che dovrebbe essere un’opportunità di crescita in una scelta percepita come rischiosa dai giovani italiani.
Le disparità di genere nel percorso universitario
Le donne rappresentano la maggioranza degli iscritti e laureati nelle università italiane, dimostrando un’evidente propensione verso l’istruzione superiore. Tuttavia, questa prevalenza numerica non si traduce in vantaggi occupazionali nel mercato del lavoro.
Il tasso di occupazione femminile post-laurea risulta sistematicamente inferiore rispetto a quello maschile, evidenziando criticità strutturali nel sistema.
Il dato più preoccupante riguarda il differenziale salariale: le laureate italiane percepiscono mediamente il 58% in meno rispetto ai colleghi maschi con identica qualificazione. Questa disparità rappresenta una delle più ampie nell’area OCSE e contribuisce significativamente a scoraggiare l’investimento universitario.
La combinazione tra scarsa valorizzazione del titolo di studio e persistenti disuguaglianze di genere genera un circolo vizioso che mina la fiducia nell’istruzione superiore.
I modelli internazionali e le strategie di valorizzazione del titolo universitario
L’esperienza di altri paesi OCSE dimostra come politiche mirate possano trasformare la percezione dell’istruzione universitaria. In Francia e Spagna, dove oltre il 50% dei giovani consegue una laurea, il “premio salariale” del titolo universitario risulta significativamente più elevato rispetto all’Italia.
Questi paesi hanno sviluppato sistemi di supporto economico agli studenti più robusti, riducendo l’onere finanziario delle famiglie e rendendo l’università accessibile a fasce sociali più ampie. La transizione scuola-lavoro viene gestita attraverso programmi strutturati che collegano direttamente il mondo accademico con quello professionale.
Il mercato del lavoro in queste realtà riconosce e premia maggiormente le competenze acquisite durante il percorso formativo, creando un circolo virtuoso che incentiva l’iscrizione universitaria.