Durante il secondo appello del nuovo sistema di selezione “Semestre Aperto” per Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, un candidato è stato sorpreso e escluso presso l’università di Tor Vergata a Roma mentre indossava occhiali “intelligenti” dotati di telecamera e microfono integrati. Il dispositivo hi-tech era stato progettato per trasmettere in tempo reale le immagini dei quesiti di chimica, fisica e biologia a un complice esterno, che avrebbe fornito le risposte corrette a distanza.
I docenti incaricati della vigilanza hanno individuato l’inganno osservando i dettagli sospetti della montatura e il comportamento anomalo dello studente durante la prova. Dopo un controllo accurato, gli occhiali smart sono stati sequestrati e il compito è stato immediatamente annullato, con conseguente esclusione dalla selezione.
L’episodio evidenzia come, nonostante il nuovo modello di accesso sostituisca i tradizionali quiz con esami selettivi distribuiti su più mesi, i tentativi di frode si evolvano ricorrendo a strumenti tecnologici sofisticati, mettendo a nudo le vulnerabilità del sistema di controllo.
Le segnalazioni di irregolarità e le domande errate
La giornata del secondo appello è stata segnata da un numero impressionante di denunce. Il Comitato “medicina senza filtri”, promosso da Radicali Italiani, studio legale Leone-Fell & C., Dispenso Academy e Acquirenti Aps, ha raccolto oltre 430 segnalazioni di irregolarità provenienti dalla sola Roma, che si sommano alle circa 400 del primo test.
Le denunce riguardano messaggi e foto dei quesiti circolati online durante la prova, ma anche testimonianze di vigilanza insufficiente e controlli fortemente disomogenei tra le diverse sedi d’esame.
Una studentessa della Sapienza che ha sostenuto il test presso la sede dell’Ergife ha descritto situazioni contrastanti: “Così differenti che in una sala alcuni sono riusciti a copiare senza essere visti, in un’altra sono stati trattenuti i compiti di chi è stato trovato a parlare o con un secondo telefono nascosto”.
Oltre ai tentativi di frode, il quadro si complica per la presenza di alcune domande errate nei test, elemento che alimenta ulteriormente il malcontento e la percezione di un sistema inadeguato a garantire equità nella selezione.
La tenuta del ‘Semestre Aperto’ tra vigilanza e controlli
Il nuovo modello del “Semestre Aperto”, introdotto dal Governo per sostituire i tradizionali quiz a risposta multipla con un periodo di esami selettivi, si trova sotto esame dopo le irregolarità emerse nei primi due appelli. L’obiettivo dichiarato era quello di garantire una selezione più equa e distribuita nel tempo, ma l’implementazione ha rivelato criticità significative.
La disomogeneità dei controlli rappresenta il nodo più evidente: le testimonianze raccolte mostrano che in alcune aule la vigilanza è stata rigorosa, mentre in altre i candidati hanno potuto copiare senza essere individuati. Questa disparità di trattamento mina alla base il principio di parità di condizioni tra i partecipanti, alimentando il senso di ingiustizia.
La presenza di domande errate nei test aggrava ulteriormente la percezione di un sistema che non tutela adeguatamente i candidati. Il malcontento si concentra sul fatto che le falle organizzative e la mancata standardizzazione dei protocolli di vigilanza compromettano l’affidabilità della selezione, rendendo la competizione per l’accesso alle facoltà mediche non più un confronto sul merito.
Le proteste e le azioni legali annunciate
L’11 dicembre i candidati si sono riuniti in piazza Vidoni, vicino al Senato, per denunciare il fallimento del semestre filtro. L’obiettivo dichiarato è impedire che migliaia di aspiranti medici restino esclusi dal sistema universitario per un anno intero a causa di prove percepite come inique e mal gestite.
Leonardo Dimola, portavoce degli studenti, ha spiegato: “Dopo queste prove difficili e incomprensibili, il rischio è di non raggiungere un punteggio che assicuri l’ingresso a Medicina, Odontoiatria o Veterinaria, ma anche quello di non riuscire a entrare in un’altra facoltà simile”.
In parallelo, Dimola e altri compagni hanno presentato un appello al Comitato europeo dei diritti sociali, chiedendo che il semestre filtro venga riconosciuto come violazione dei diritti fondamentali. Insieme all’Unione degli Universitari (UdU), i candidati stanno preparando un ricorso collettivo al TAR per contestare formalmente un sistema di selezione definito spietato e discriminatorio.