Gli assistenti rappresentano figure cruciali per l’inclusione scolastica di studenti con disabilità. Questi professionisti, oltre 40.000 in tutta Italia, si trovano intrappolati in un sistema di precariato cronico, con contratti da collaboratori coordinati continuativi che li retribuiscono appena 7 euro l’ora.
La situazione si aggrava durante i mesi estivi quando i lavoratori restano completamente senza stipendio a causa della sospensione salariale dei contratti ciclici verticali.
La mobilitazione nazionale: educatori in piazza contro il precariato
Gli assistenti all’autonomia hanno aderito in massa allo sciopero proclamato dall’Unione Sindacale di Base. Una significativa delegazione è stata ricevuta dall’Ufficio di Gabinetto del ministero del Lavoro, che si è impegnato a riportare le istanze direttamente alla Ministra Calderone.
Al centro della protesta, la richiesta di internalizzazione del servizio presso il ministero dell’Istruzione, liberandolo dalla logica del massimo ribasso delle cooperative.
Le rivendicazioni dei lavoratori: salari bassi e contratti fragili
I manifestanti hanno portato all’attenzione pubblica diverse problematiche strutturali che affliggono la categoria. Al centro della protesta si trova il part time involontario che costringe molti assistenti a vivere con poche ore settimanali retribuite.
Il presidente dell’Anief Marcello Pacifico ha evidenziato l’esistenza di una proposta della senatrice Carmela Bucalo che prevede l’inquadramento di questo personale come Ata, garantendo così l’assunzione diretta da parte dello Stato.
I lavoratori denunciano come “a fronte di alti livelli di professionalità richiesti non c’è un adeguato riconoscimento retributivo e nemmeno stabilità occupazionale”. Il segretario della Uil Scuola Giuseppe D’Aprile ha sottolineato la gravità delle condizioni contrattuali, rilevando l’esistenza di accordi che “non raggiungono le 10-12 ore” settimanali, con periodi estivi completamente privi di retribuzione.
Le esternalizzazioni dei servizi a cooperative sociali stanno frammentando una professione fondamentale per l’inclusione scolastica, creando disparità di trattamento economico e precarietà diffusa.
La risposta delle istituzioni alla protesta
Il dialogo con le autorità ha segnato un primo passo importante per gli assistenti all’autonomia. Una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dall’Ufficio di Gabinetto del ministero del Lavoro, ottenendo l’impegno di portare le istanze direttamente all’attenzione della Ministra Marina Elvira Calderone.
Durante l’incontro sono state evidenziate le problematiche più urgenti che affliggono la categoria, dal part time involontario ai livelli salariali inadeguati.
Sul tavolo delle trattative emerge la proposta della senatrice Carmela Bucalo, che prevede un cambiamento strutturale significativo: l’inquadramento di questi professionisti come personale ATA, permettendo loro di entrare formalmente nell’organico statale. Questa soluzione potrebbe rappresentare la svolta definitiva per garantire continuità contrattuale e adeguata retribuzione.
Anche il segretario nazionale della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile, ha sottolineato come sia necessario “istituire l’organico necessario” che sia “aggiuntivo rispetto all’attuale” per completare effettivamente il processo di inclusione scolastica. Le istituzioni sembrano ora chiamate a tradurre questi primi segnali di apertura in misure concrete per porre fine al precariato cronico di questi lavoratori essenziali.