Scuola, sciopero indetto per venerdì 6 Ottobre 2023: le motivazioni - Studentville

Scuola, sciopero indetto per venerdì 6 Ottobre 2023: le motivazioni

Studenti, insegnanti e attivisti scenderanno uniti in tutte le principali piazze italiane per rivendicare miglioramenti nel sistema educativo e nell'ambiente.
Scuola, sciopero indetto per venerdì 6 Ottobre 2023: le motivazioni

Si prevede un ottobre movimentato sul versante scolastico. Il SISA, Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente, ha proclamato uno sciopero generale in data venerdì 6 ottobre 2023 per denunciare le condizioni della scuola pubblica.

Il sindacato ha rilasciato un comunicato ufficiale per annunciare uno sciopero generale che chiama a raccolta docenti, dirigenti e personale ATA, sia di ruolo che precari, in Italia e all’estero, e che andrà avanti per tutta la giornata nelle principali città italiane.

Lo sciopero si unirà alle proteste di Fridays for Future, iniziate il 15 settembre con un giorno di azione globale per il clima, volte a contrastare le politiche ambientali del governo, e darà vita a un fronte comune di studenti, attivisti e insegnanti. Anche FLC e CGIL aderiranno all’iniziativa, unendosi a insegnanti, personale scolastico e studenti per manifestare contro la crisi climatica e il declino del sistema educativo.

Le rivendicazioni del SISA

Numerose sono le iniziative che SISA porterà in piazza venerdì 6 ottobre. Tra queste, la richiesta di abolizione del concorso per Dirigente Scolastico, che vorrebbe vedere sostituito da un metodo di selezione elettivo, analogo a quello in uso nel contesto universitario, al fine di garantire un processo di selezione più democratico, equo e inclusivo.
SISA chiede anche l’assunzione immediata su tutti i posti vacanti e l’istituzione di un ruolo unico per i docenti, con condizioni e salari uniformi, dalla scuola primaria alla secondaria superiore. Richiede inoltre un incremento salariale per insegnanti e personale ATA del 20%, per recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione.
Il sindacato vuole l’introduzione del pensionamento volontario dal 2024/25 a chi ha maturato almeno trent’anni di contributi, e si fa portavoce della necessità di una revisione del sistema di reclutamento dei docenti e dell’abolizione dei 60 CFU, per garantire equità e accessibilità.
In ultimo, nel comunicato ufficiale, SISA ribadisce la sua avversione all’alternanza scuola-lavoro – resa obbligatoria nel 2015 dalla legge nota come “Buona Scuola” – di cui chiede l’abolizione, rea di incentivare subordinazione e sfruttamento.

La situazione degli insegnanti in Italia

Gli insegnanti in Italia, come evidenziato dai dati pubblicati nel rapporto ‘Education at a Glance 2022′ dell’OCSE e dal rapporto semestrale Aran, percepiscono stipendi inferiori sia rispetto ai loro colleghi nell’Unione Europea sia rispetto ad altri lavoratori della pubblica amministrazione italiana.

Un docente di scuola superiore in Italia ha uno stipendio che è il 22% inferiore rispetto a un lavoratore di un altro settore con lo stesso titolo universitario, equivalente a circa 350 euro in meno al mese. Inoltre, un insegnante italiano guadagna meno della metà del salario di un suo collega tedesco. La spesa pubblica italiana per l’istruzione è del 5,8%, al di sotto della media europea del 7,0%.

In un contesto, come quello italiano, dove la valorizzazione del settore scolastico appare lacunosa, le proteste e le richieste di SISA, congiuntamente alle iniziative di Fridays for Future, rappresentano un segnale d’allarme che non può essere trascurato.

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