Quest’anno ricorre il venticinquennale dell’approvazione della legge 62/2000, un provvedimento storico che ha sancito la parità scolastica in Italia. Questa normativa ha finalmente riconosciuto la piena dignità agli istituti di ispirazione cristiana, che da oltre un secolo rappresentano presidi fondamentali per l’istruzione e la formazione di generazioni di studenti italiani.
La legge ha permesso l’integrazione formale di queste scuole nel sistema pubblico d’istruzione, conferendo loro un ruolo ufficiale nel panorama educativo nazionale. Tuttavia, come denunciato dalla Fidae (Federazione Istituti di Attività Educative), questo riconoscimento rimane ancora incompleto nella sua applicazione pratica, soprattutto per quanto riguarda l’adeguato sostegno economico necessario all’effettiva attuazione delle misure previste.
La situazione attuale
Negli ultimi anni, il panorama delle scuole paritarie ha subito un preoccupante ridimensionamento con la chiusura di circa 200 istituti. Questa contrazione è principalmente attribuibile a due fattori: il progressivo calo demografico e la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane, che ha reso più difficile sostenere i costi dell’istruzione privata.
Nonostante queste difficoltà, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha recentemente incrementato i finanziamenti pubblici. Il ministro Giuseppe Valditara ha firmato decreti che stanziano oltre 750 milioni di euro a favore delle scuole paritarie per l’anno scolastico 2024/2025, includendo 400mila euro destinati specificamente al sostegno degli studenti con disabilità, con un aumento di 50 milioni rispetto all’anno precedente.
Le richieste della Fidae
Nonostante gli stanziamenti, alla Fidae tali somme risultano insufficienti. L’associazione punta al “buono scuola”, un contributo standard da assegnare alle famiglie per iscrivere i propri figli all’istituto che ritengono più adatto.
La presidente Virginia Kaladich ha rinnovato l’appello al Governo affinché completi l’intuizione avuta venticinque anni fa, riconoscendo concretamente le scuole paritarie come “parte integrante del sistema pubblico integrato”, permettendo così di proseguire efficacemente nella formazione dei futuri cittadini senza alcuna distinzione tra genitori, dirigenti, docenti e alunni.
Le prospettive future
La questione del riconoscimento del servizio per i docenti che lavorano nelle scuole paritarie rappresenta un altro punto critico nel dibattito. L’Anief sta portando avanti una battaglia significativa presso la Corte di Giustizia europea per ottenere che il servizio prestato nelle scuole paritarie venga pienamente riconosciuto anche nelle istituzioni statali, in particolare per quanto riguarda le ricostruzioni di carriera.
Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, ha sottolineato che il sindacato discuterà la questione in Corte di Giustizia europea il 12 marzo, mettendo a disposizione un modello di diffida per interrompere i termini di prescrizione. “Non basta solo stanziare le risorse”, ha affermato Pacifico, evidenziando la necessità che il servizio svolto nelle scuole paritarie venga riconosciuto secondo i criteri stabiliti dallo Stato, completando così la piena attuazione della parità scolastica anche sul piano professionale.