L’insegnamento dell’inglese nelle scuole italiane è al centro di un acceso dibattito che coinvolge docenti, genitori e studenti. Sui social network, in particolare su Threads, emergono numerose critiche verso un approccio didattico ancora troppo ancorato alla grammatica. “L’insegnamento della lingua inglese in Italia si basa su un metodo grammaticale. Speaking e listening si fanno pochissimo”, lamenta un docente di lettere e inglese che insegna nel Regno Unito.
Questa metodologia, secondo molti, non prepara adeguatamente gli studenti italiani all’uso pratico dell’inglese nel mondo reale.
Il metodo didattico italiano
Il sistema educativo italiano viene spesso criticato per un approccio all’insegnamento dell’inglese eccessivamente incentrato sulla grammatica. “L’insegnamento della lingua inglese in Italia si basa su un metodo grammaticale. Speaking e listening si fanno pochissimo“, evidenzia un docente di lettere e inglese che lavora nel Regno Unito. Questa metodologia, pur fornendo solide basi teoriche, limita considerevolmente lo sviluppo delle competenze comunicative essenziali.
Nonostante l’inglese sia una materia obbligatoria fin dalla scuola primaria, le ore dedicate alla conversazione e all’ascolto risultano insufficienti. Gli studenti italiani, dopo anni di studio, mostrano spesso una significativa disparità tra conoscenze grammaticali e capacità di espressione orale.
La mancanza di esercitazioni pratiche e di esposizione a contesti comunicativi reali rende difficile acquisire quella padronanza linguistica necessaria per utilizzare l’inglese come strumento di comunicazione efficace nel mondo globalizzato.
Le proposte di innovazione: cominciare prima, giocando
Un aspetto critico del problema riguarda la preparazione degli insegnanti, specialmente nella scuola primaria. Molti docenti non possiedono una formazione specialistica in lingua inglese e devono gestire moduli orari limitati. “Il problema è partire dalla primaria, con giochi, canzoncine, parlandolo”, suggerisce un genitore nel dibattito.
Tra le soluzioni proposte emergono l’aumento delle ore dedicate all’inglese e l’introduzione del CLIL (Content and Language Integrated Learning), per creare contesti di apprendimento più naturali. Risulta essenziale anche implementare corsi di aggiornamento mirati a potenziare le competenze linguistiche dei docenti, con particolare attenzione alle abilità conversazionali spesso trascurate.
La motivazione degli studenti
Nonostante le criticità del sistema scolastico italiano nell’insegnamento dell’inglese, diversi partecipanti al dibattito sottolineano come la motivazione personale rimanga un fattore determinante. “La scuola italiana è perfettamente in grado di insegnare a chi ha voglia di studiare”, afferma un utente, evidenziando la necessità di impegno individuale.
Alcuni interventi enfatizzano anche la relativa semplicità della grammatica inglese rispetto ad altre lingue, sostenendo che “l’inglese è una lingua di una semplicità disarmante, per parlarlo bastano veramente 15 giorni” con la giusta pratica. L’apprendimento efficace sembra quindi dipendere anche dalla determinazione dello studente di esercitarsi costantemente, sia dentro che fuori dall’aula.