Le parole dell'italiano desuete che dovremmo utilizzare più spesso - Studentville

Le parole dell'italiano desuete che dovremmo utilizzare più spesso

Esistono tante parole dell'italiano desuete, cioè che non usiamo più: ecco quali sono e perché dovremmo usarle più spesso!

PAROLE DESUETE DELL'ITALIANO. La lingua italiana è una lingua in continua evoluzione, in cui ci sono parole desuete che cadono completamente in disuso lasciando il posto a parole nuove (neologismi) magari prese da altre lingue. Ricordiamo che la lingua italiana è una lingua romanza, nata dal latino, in particolare quello parlato. Possiamo affermare che uno dei primi testi letterari del volgare italiano sia Il cantico di Frate Sole di San Francesco D'Assisi, seguito poi dalle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio che dettarono alcune regole ben precise. Le discussioni sulla lingua italiana si protrassero per diversi secoli, fino ad arrivare a Manzoni che diede il via all'unificazione della lingua, per poi arrivare infine agli anni Cinquanta/ Sessanta, quando con la televisione l'italiano divenne unica lingua per tutto il territorio nazionale. Tuttavia, come abbiamo già detto, alcune parole si sono perse per strada, sono cioè diventate desuete: scopriamo allora quali sono quelle che faremmo bene ad utilizzare ancora!


 

PAROLE DESUETE ELENCO. Elenchiamo alcune parole desuete della lingua italiana insieme al loro significato e alla loro origine. 

Abbacinare. Un verbo non utilizzato più, che letteralmente significa "accecare", ma in senso figurato può significare anche "ingrannare".

Alea. Termine che deriva dal latino "alea" il cui significato è "dado". In italiano l'accezione originaria si è trasformata e il termine prende un significato correlato a "dado": rischio, sorte, caso.

Disamina. Significa esame attento e preciso: potrebbe essere riutilizzato per semplificare le frasi!

Eristico. Significa polemico, ingannevole. Deriva dall'eristica della filosofia sofista, che indicava l'uso della parola come puro strumento di confutazione indipendentemente dagli argomenti e dalla verità. 

Facondia. Significa facilità nella parola, ma anche scioltezza ed eleganza nel parlare. 

Inanità. Deriva dal latino "Inane" che significa "vuoto". Da qui il significato di inutilità, vacuità.

Invacchire. Letteralmente significa "andare in vacca" cioè andare a male. 

Luculliano. L'aggettivo deriva da Lucullo, nome di un antico politico romano, noto per il suo fasto. Indica dunque qualcosa di magnifico, fastoso. 

Misoneista. Aggettivo davvero interessante; indica una persona che è assolutamente contraria a qualsiasi novità o cambiamento.

Opimo. Aggettivo che significa grasso, ma anche abbondante. Sarebbe senz'altro più elegante da utilizzare!

Pleonastico. Aggettivo che significa superfluo, ridondante.

Preconizzare. Un verbo dal significato importante e dal suono imponente: significa annunciare solennemente, ma anche predire e preannunciare.

Probo. Chi conosce la canzone di De André "La ballata dell'amore cieco" avrà già sentito questo aggettivo: "Un uomo onesto, un uomo probo…". Il significato è "onesto", con accenti di serietà e dignità.

Prodromo. Significa segno, indizio, ma ha un'accezione negativa, perché si riferisce ad un segnale che preannuncia qualcosa di sfavorevole, come una malattia.

Sacripante. Significa uomo valoroso, fiero, forte. deriva dal nome di un personaggio dell'Orlando Innamorato di Boiardo e dell'Orlando Furioso di Ariosto, Sacripante, re della Circassia.

Sciamannato. Vuol dire sciatto, disordinato. Deriva da un termine di origine ebraica che significa "dono".

Stolido. Aggettivo che indica una persona poco intelligente e pronta, un qualcosa in più dunque rispetto al comune "stolto".

Veruno. Qui siamo di fronte ad un pronome/aggettivo indefinito non utilizzato più da un bel po' di tempo. Significa alcuno, qualcuno. 

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