Umberto Eco frasi: le citazioni più belle - Studentville

Umberto Eco frasi: le citazioni più belle

Citazioni Umberto Eco famose: le frasi celebri sulla letteratura, sui social, sul mondo che ci circonda, da Mike Bongiorno a internet

UMBERTO ECO FRASI: LE CITAZIONI PIU’ BELLE. Moltissime sono le frasi famose di Umberto Eco condivise in occasione della sua morte, scritte dai suoi fan e dai suoi lettori per ricordarlo sui social. Eco, che è stato un autore poliedrico e prolifico, ci ha lasciato in eredità un patrimonio culturale, non solo letterario o filosofico, che vogliamo, in questa occasione, mettere in risalto attraverso le sue parole e i suoi pensieri, tramite gli aforismi e le citazioni più famosi e popolari. Un modo semplice e diretto per ricordarlo e per contribuire, nel nostro piccolo, a fare sì che la visione personale, ironica e mai banel del mondo non scompaia con lui, ma contiui ad ispirare le generazioni future.

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UMBERTO ECO FRASI CELEBRI: Umberto Eco è morto il 19 Febbraio 2016 all’età di 84 anni e noi della redazione di Studentville abbiamo raccolto alcune delle frasi famose scelte tra le più belle tratte dai suoi libri, ma anche aforismi e poesie del celebre scrittore. Eco ha scritto molti romanzi di successo, come Il nome della rosa, che ha appassionato tantissimi lettori, ma ha espresso la sua opinione in moltissimi campi del sapere: grazie alle frasi, ai suoi pensieri, è facile ripercorrere la storia italiana, comprendere i meccanismi della comunicazione di massa, entrare in contatto con le epoche e le culture che lui ha tanto studiato e amato e quelli attuali, di cui è stato attento osservatore e critico. Ecco le frasi più belle e famose di Umberto Eco:

  • "Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito.. perché la lettura è un’immortalità all’indietro". Dall’articolo “Perché i libri allungano la vita” pubblicato sulla rubrica La bustina di Minerva, L’Espresso, 2 giugno 1991. Ogni commento è superfluo: amabile lettore quasi onnisciente, Eco rimarca con forza l’idea che la lettura è salvifica per l’uomo: leggere significa vivere più di una vita, immedesimandosi con i personaggi, arrivando in luoghi mai visti, conoscere mondi che non abbiamo vissuto. Ecco perché è fondamentale leggere: arricchirsi e migliorare, conoscere e innamorarsi di altre vite, appassionarsi.
  • "Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti". Dalla prefazione a Claudio Pozzoli “Come scrivere una tesi di laurea di laurea con il personal computer”. Questa frase racchiude un pessimismo antropologico di un filosofo attento ai tempi in cui vive: amico della tecnologia, Eco è capace di segnalare i pericoli del progresso, e di sottolineare come siano un strumento che deve essere utilizzato scientemente.
  • “Per me l’uomo colto non è colui che sa quando è nato Napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti”. Da “Se tutta la conoscenza è un viaggio giocoso”, Stefano Bartezzaghi a colloquio con Umberto Eco, pubblicato su Repubblica il 1 settembre 2003
  • "Non tutte le verità sono per tutte le orecchie": Eco sottolinea come la verità, quella assoluta, non è possibile che venga accettata e capita dalla massa.
  • "Capire i linguaggi umani, imperfetti e capaci nello stesso tempo di realizzare quella suprema imperfezione che chiamiamo poesia, rappresenta l’unica conclusione di ogni ricerca della perfezione". Questa frase racchiude un concetto antropologico fondamentale per Eco.
  • "Wikipedia ha anche un'altra proprietà: chiunque può correggere una voce che ritiene sbagliata. Ho fatto la prova per la voce che mi riguarda: conteneva un dato biografico impreciso, l'ho corretto e da allora la voce non contiene più quell'errore. […] La cosa non mi tranquillizza per nulla. Chiunque potrebbe domani intervenire ancora su questa voce e attribuirmi (per gusto della beffa, per cattiveria, per stupidità) il contrario di quello che ho detto o fatto". L’importanza che le fonti documentarie che servono ad uno studioso è necessaria per reperire informazioni esatte. La divulgazione è importante, purchè sia costruita attraverso materiale documentario esatto. Il problema di internet è visto da Eco con critica.
  • Ancora su Wikipedia e internet: "Quanto ci si deve fidare di Wikipedia? Dico subito che io mi fido perché la uso con la tecnica dello studioso di professione [… ] Ma io ho fatto l’esempio di uno studioso che ha imparato un poco come si lavora confrontando le fonti tra loro. E gli altri? Quelli che si fidano? I ragazzini che ricorrono a Wikipedia per i compiti scolastici? [… ] da gran tempo io avevo consigliato, anche a gruppi di giovani, di costituire un centro di monitoraggio di Internet, con un comitato formato da esperti sicuri, materia per materia, in modo che i vari siti fossero recensiti e giudicati quanto ad attendibilità e completezza". Dall’articolo “Ho sposato Wikipedia?”, pubblicato su L’Espresso il 4 settembre 2009.
  • Internet: "Il grande problema della scuola oggi è insegnare ai giovani a filtrare le informazioni di Internet, cosa di cui non sono però capaci neppure i professori, perché sono neofiti in questo campo".
  • I social media e la visione di Eco: "I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
  • "Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto [… ] pone grande cura nel non impressionare lo spettatore, non solo mostrandosi all’oscuro dei fatti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla". Dalla raccolta di scritti “Diario minimo” del 1963. Questa è una vera e propria apologia della comunicazione di massa, uno strumento, non un fine attraverso il quale immagazzinare informazioni e contenuti. Solo uno strumento di intrattenimento.
  • E ancora: "Mike Bongiorno convince dunque il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità". Bongiorno, per Eco, è l’esaltazione della mediocrità.
  • "È bello qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro". Da Storia della Bellezza, Bompiani, 2004: Eco e l’arte. Ricordiamo anche storia della bruttezza edito sempre da Bompiani.
  • Il calcio, il tifo estremo senza limiti, ecco la visione dello scrittore: "Il calcio è un rituale in cui i diseredati bruciano l'energia combattiva e la voglia di rivolta"
  • L’ironia di Eco nella rubrica La bustina di Minerva: "Perché Dio è l'essere perfettissimo? Perché se fosse imperfettissimo sarebbe mio cugino Gustavo".
     

CITAZIONI UMBERTO ECO:  IL NOME DELLA ROSA: Le rasi più celebri del suo romanzo più famoso e letto.

  • "Anche una guerra santa è una guerra. Per questo forse non dovrebbero esserci guerre sante". (Guglielmo: Secondo giorno, Nona)
  • "Avevo sempre creduto che la logica fosse un'arma universale e mi accorgevo ora di come la sua validità dipendesse dal modo in cui la si usava. D'altra parte, frequentando il mio maestro mi ero reso conto, e sempre più me ne resi conto nei giorni che seguirono, che la logica poteva servire a molto a condizione di entrarci dentro e poi di uscirne". (Adso Quarto giorno, Laudi)
  • "Per non apparire sciocco dopo, rinuncio ad apparire astuto ora. Lasciami pensare sino a domani, almeno". (Guglielmo: Quarto giorno, Vespri)
  • "I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire". (Guglielmo: Quarto giorno, Dopo compieta)
  • "Il bene di un libro sta nell'essere letto. Un libro è fatto di segni che parlano di altri segni, i quali a loro volta parlano delle cose. Senza un occhio che lo legga, un libro reca segni che non producono concetti, e quindi è muto. Questa biblioteca è nata forse per salvare i libri che contiene, ma ora vive per seppellirli. Per questo è diventata fomite di empietà". (Guglielmo: Quinto giorno, Vespri)
  • «Aveva un altro senso, come tutti i sogni, e le visioni. Va letto allegoricamente o anagogicamente…» «Come le scritture!?» «Un sogno è una scrittura, e molte scritture non sono altro che sogni.» (Guglielmo a Adso: Sesto giorno, Dopo terza)

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