Harout Marderossian, il primo rifugiato siriano iscritto alla facoltà di ingegneria dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno, ha appena raggiunto un grandissimo traguardo: il 30 novembre, dopo anni di studio e grande impegno, si è laureato in Ingegneria Informatica grazie alle borse di studio stanziate dall’ateneo per i rifugiati. La sua storia non racconta solo un successo accademico, ma anche iniziativa e cambiamento sociale.
La storia di Harout
Originario di Aleppo, Harout ha iniziato i suoi studi in Siria, dove ha conseguito la laurea triennale in Chimica, prima di essere costretto a lasciare il Paese a causa della situazione politica e dell’inasprimento dei conflitti. La sua ricerca di nuove opportunità educative lo porta a scoprire il portale di Uninettuno “Studiavo ad Aleppo e sul portale di Uninettuno ho trovato le videolezioni di alcuni miei professori in Siria che oggi non so più in quale parte del mondo si trovano”. Questo è stato l’inizio di una storia che ha finito per influenzare la sua vita e quella di molti altri studenti.
Con il desiderio di continuare la sua formazione e aiutare altri rifugiati a farlo, infatti, Harout Marderossian ha fatto richiesta per istituire l’Università per Rifugiati presso Uninettuno, unico ateneo al mondo in cui si insegna e si apprende in sei lingue (italiano, francese, inglese, arabo, greco e polacco). Questa iniziativa ha aperto le porte dell’istruzione superiore a centinaia di rifugiati provenienti da 28 Paesi diversi.
L’Università per Rifugiati Uninettuno
L’Università per Rifugiati offre l’accesso gratuito al portale di Uninettuno, permettendo ai rifugiati di iscriversi a corsi di laurea, master e programmi di qualificazione e riqualificazione professionale. Attualmente, conta 783 iscritti, il 93% dei quali sono uomini provenienti da diverse parti del mondo.
Harout Marderossian è uno dei 50 beneficiari delle borse di studio messe a disposizione da Uninettuno per studenti rifugiati con titolo di protezione internazionale. Questo programma ha l’obiettivo di sostenere il percorso accademico degli immigrati con status di rifugiato, offrendo loro l’opportunità di iscriversi gratuitamente a uno dei corsi di laurea dell’università telematica.
La rettrice dell’ateneo, Maria Amata Garito, ha spiegato che il progetto è stato reso possibile “grazie ai corsi a distanza che hanno visto il coinvolgimento dei docenti proveniente dalle Università di diversi Paesi. Ognuno di loro ha realizzato le videolezioni nella propria lingua”, concludendo affermando che “dell’inclusione non bisogna soltanto parlare, è necessario cominciare ad agire”.
L’impegno di Uninettuno
La storia di Harout illustra anche il ruolo cruciale che può svolgere l’istruzione nel cambiare le vite dei rifugiati. L’impegno di Uninettuno nel fornire opportunità educative a chiunque, indipendentemente dalla loro provenienza, è un passo significativo verso la costruzione di un futuro di pace e integrazione. Grazie alla sua visione inclusiva, l’ateneo ha ricevuto numerosi riconoscimenti da organizzazioni internazionali, tra cui l’inclusione tra le università attive per il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 dell’UNESCO. Nel 2019, Uninettuno è stata anche invitata nella sede delle Nazioni Unite a New York per far parte di una rete di atenei provenienti da tutto il mondo al fine di condividere idee e best practice per realizzare i Sustainable Development Goals.