I dati UNESCO rivelano una crescita straordinaria dell’istruzione terziaria mondiale: nel 2025 gli iscritti hanno raggiunto quota 264 milioni, registrando un incremento di 25 milioni di studenti rispetto al 2020. Questa espansione rappresenta un’accelerazione senza precedenti nel panorama educativo globale, con numeri più che raddoppiati dall’inizio del millennio quando gli iscritti erano circa 100 milioni.
Le iscrizioni universitarie e la supremazia femminile
Il trend che vede le studentesse superare numericamente gli studenti maschi si consolida ormai da oltre quindici anni, raggiungendo un rapporto medio globale di 113 donne ogni 100 uomini iscritti all’istruzione terziaria. Questa tendenza non è però uniforme geograficamente: l’Africa sub-sahariana registra ancora significative disparità con sole 78 studentesse ogni 100 studenti, mentre l’Asia meridionale e centrale ha recentemente raggiunto la parità con 103 studentesse ogni 100 studenti, un progresso notevole considerando che nel 2010 erano appena 77.
Le disparità nei corsi scientifici
Nonostante la supremazia numerica femminile complessiva, i corsi STEM mantengono forti squilibri di genere. In paesi come Cile, Ghana e Svizzera meno del 25% dei laureati in discipline scientifiche sono donne, evidenziando persistenti barriere culturali e strutturali. Al contrario, Albania, Algeria e Tunisia rappresentano eccezioni significative dove le studentesse superano anche negli ambiti tecnico-scientifici.
La mobilità accademica internazionale
Il fenomeno della mobilità studentesca internazionale registra una crescita straordinaria. Nel 2025, circa 6,9 milioni di studenti hanno scelto di completare i propri studi oltre i confini nazionali, un numero triplicato rispetto a vent’anni fa.
Le motivazioni alla base di questa tendenza sono molteplici e riflettono le dinamiche della globalizzazione educativa. Gli studenti si orientano verso destinazioni che offrono un’ampia gamma di corsi specialistici, procedure di accesso semplificate e, in molti casi, programmi erogati in lingua inglese che garantiscono maggiori opportunità professionali future.
Il completamento degli studi e il gap dei titoli
Il numero di giovani che completano gli studi universitari mostra una crescita costante a livello globale. Nel 2025, circa il 27% dei giovani riesce a ottenere un titolo di studio terziario, rispetto al 20% registrato nel 2000. Tuttavia, le dinamiche regionali presentano forti disparità che evidenziano l’esistenza di sistemi educativi a velocità diverse.
L’Asia meridionale e orientale rappresenta il caso più eclatante di questa trasformazione: in vent’anni la percentuale di laureati è passata dal 12% al 39%, superando la media mondiale e avvicinandosi ai livelli di Europa, Nord America e Oceania, dove le percentuali oscillano tra il 44% e il 45%. Questo balzo straordinario riflette gli investimenti massicci in educazione superiore e le politiche di sviluppo economico adottate da paesi come Cina e India.
La privatizzazione del settore terziario
L’espansione dell’istruzione terziaria privata rappresenta uno dei fenomeni più significativi degli ultimi decenni, particolarmente evidente nei paesi a medio e basso reddito. In alcuni contesti africani e asiatici, le università private costituiscono ormai due terzi degli iscritti totali, modificando radicalmente il panorama educativo tradizionale.
Questo modello privato risponde spesso alle carenze dei sistemi pubblici, offrendo maggiore flessibilità e specializzazione, ma solleva interrogativi sulla qualità e sull’accessibilità dell’istruzione superiore per le fasce economicamente svantaggiate della popolazione.
L’Italia nel contesto europeo
L’Italia presenta un quadro contraddittorio nel panorama dell’istruzione terziaria europea. Mentre il tasso di iscrizione universitaria si allinea con la media continentale, posizionando il paese tra le nazioni più avanzate, la percentuale di laureati risulta preoccupantemente bassa. Solo il 28% dei giovani tra i 25 e 34 anni possiede un titolo di studio terziario, un risultato che colloca l’Italia tra i fanalini di coda europei. Il confronto con la media OCSE evidenzia il divario: nella stessa fascia d’età, la percentuale raggiunge il 47%. La situazione peggiora ulteriormente considerando la fascia 55-64 anni, dove appena il 12,7% degli italiani ha completato studi terziari.