La domenica è il giorno del riposo per antonomasia, riposo che ognuno interpreta a proprio modo. Per alcuni riposare è starsene in panciolle, per altri è fare qualcosa di diverso dal solito, per altri ancora è un riempire ogni secondo di qualcosa in modo che si possa dire di aver vissuto “intensamente”. Punti di vista. Stili di vita. Il bello è che quello che a me sembra riposo per un altro potrebbe essere noia o, addirittura, frenesia. Come a voler sottolineare il fatto che il mondo è bello proprio perché è vario.
Giuseppe Ungaretti (1888-1970) nel suo corpus poetico ha un testo che reca titolo A riposo. C’è ben poco da aggiungere a questa poesia (tratta da L’Allegria, che vide la luce a Milano nel 1931), in cui Giuseppe Ungaretti declina il tema del riposo del corpo, della mente e del cuore alla luce del sole che si perde nelle gocce d’acqua. Un riposo che segue l’inclinazione dell’universo sereno, per usare le parole del poeta.
A riposo
Chi mi accompagnerà pei campi
Il sole si semina in diamanti
di gocciole d’acqua
sull’erba flessuosaResto docile
all’inclinazione
dell’universo serenoSi dilatano le montagne
in sorsi d’ombra lilla
e vogano col cieloSu alla volta lieve
l’incanto si è troncatoE piombo in me
E m’oscuro in un mio nido
Versa, il 27 aprile 1916
Una poesia pienamente estiva visto che l’estate è sinonimo di riposo e di dolce far niente.
Foto | Francesco
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- Giuseppe Ungaretti
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