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Amor fati

L'eterno ritorno.

La volontà  di potenza, che sembra avere un potere illimitato, non può però infrangere il tempo, che non può andare a ritroso: anche la volontà  non ha possibilità  di andare indietro. Ma se fosse impacciata dal passato e avvertisse il passato come vincolo, la volontà  non sarebbe più libera e, quindi, non sarebbe per davvero volontà  di potenza. Per essere tale e, perciò, libera essa deve dire: "Così volli che fosse". E' questo l'altro insegnamento fondamentale impartito da Zarathustra: "Tutte le cose eternamente ritornano e noi con esse". L'eterno ritorno dell'uguale, dice Nietzsche in "Ecce homo", è la suprema formula di origine stoica dell'affermazione, del sì alla vita, a tutto il piacere e a tutta la sofferenza che essa contiene. Solo se si è pienamente felici si può volere questa ripetizione eterna, e pertanto, soltanto con l'eterno ritorno si supera del tutto il nichilismo passivo, il no alla vita. Ciò presuppone che alla concezione lineare e progressiva del tempo, propria del cristianesimo e della mentalità  moderna (tipicamente illuminista), si sostituisca un'altra concezione del tempo, in cui ogni istante non sia valutato in funzione degli altri momenti o della totalità  del tempo, ma sia riconosciuto e accolto come avente in se stesso la pienezza del suo significato e, quindi, voluto come eternamente ritornante. Si può allora parlare (in concordanza con gli stoici) di amor fati, una nozione che aveva nell'Antichità  e che conserva, per certi versi, pure in Nietzsche, una base cosmologica. Essa significa, infatti, non solo sopportare, ma amare tutto ciò che accade necessariamente nel mondo e, quindi, "non voler nulla di diverso da quello che è". Ciò è indispensabile, a parere di Nietzsche, per procedere con un balzo alla costruzione del superuomo. Infatti, l'amor fati consente di sostituire alla morale della rinuncia una vita che si vuole eternamente ritornante nel suo libero gioco di distruzione e creazione di nuove forme di vita. Solo la volontà  che si potenzia attraverso le sue creazioni può allora dire a se stessa: così volli che fosse e diventa ciò che sei. In "Ecce homo", Nietzsche scrive: "La mia formula per la grandezza dell'uomo è amor fati: che cioò non si vuole nulla diverso da quello che è, non nel futuro, non nel passato, non per tutta l'eternità . Non solo sopportare ciò che è necessario, e tanto meno nasconderlo- tutto l'idealismo è una menzogna di fronte alla necessità – ma amarlo… " E il tema dell'eterno ritorno e dell'amore per esso (amor fati) affiora anche nella "Gaia scienza", dove Nietzsche dice: "Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: "Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà  in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà  fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!". Non ti rovesceresti a terra digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: "Tu sei un Dio e mai intesi cosa più divina"? Se quel pensiero ti prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per qualsiasi cosa: "Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte? " graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la vita, per non desiderare più alcun’altra cosa che questa ultima eterna sanzione, questo suggello? ". Zarathustra può dibattere poi sull'eterno ritorno con il Nano: "Guarda questa porta carraia! Nano! continuai: essa ha due volti. Due sentieri convengono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine. Questa lunga via fino alla porta e all' indietro: dura un' eternità . E quella lunga via fuori dalla porta e in avanti è un' altra eternità . Si contraddicono a vicenda, questi due sentieri; sbattono la testa l' uno contro l' altro: e qui, a questa porta carraia, convengono. In alto sta scritto il nome della porta: attimo. Ma, chi ne percorresse uno dei due sempre più avanti e sempre più lontano: credi tu, nano, che questi sentieri si contraddicano in eterno? >>. "Tutte le cose diritte mentono", borbottò sprezzante il nano. Ogni verità  è ricurva, il tempo stesso è un circolo!" L'eterno ritorno compare, sempre in "Così parlò Zarathustra", quando gli animali di Zarathustra (il serpente e l'aquila) gli parlano: "Le cose stesse tutte danzano per coloro che pensano come noi: esse vengono e si porgono la mano e ridono e fuggono- e tornano indietro. Tutto va, tutto torna indietro; eternamente ruota la ruota dell'essere. [… ] In ogni attimo comincia l'essere: attorno a ogni 'qui' ruota la sfera 'là . Il centro è dappertutto. Ricurvo è il sentiero dell'eternità ". E con il concetto dell'eterno ritorno Nietzsche conclude la sua opera postuma, "La volontà  di potenza": "Questo mondo è un mostro di forza, senza principio, senza fine, una quantità  di energia fissa e bronzea, che non diventa nò più piccola nò più grande, che non si consuma, ma solo si trasforma, che nella sua totalità  è una grandezza invariabile [… ] Questo mio mondo dionisiaco che si crea eternamente, che distrugge eternamente se stesso, questo mondo misterioso di voluttà  ancipiti, questo mio al di là  del bene e del male, senza scopo, a meno che non ci sia uno scopo nella felicità  del ciclo senza volontà , a meno che un anello non dimostri buona volontà  verso di sò, per questo mondo volete un nome? Una soluzione per tutti i suoi enigmi? E una luce anche per voi, i più nascosti, i più forti, i più impavidi, o uomini della mezzanotte? Questo mondo è la volontà  di potenza e nient'altro! E anche voi siete questa volontà  di potenza e nient'altro!".

  • Filosofia del 1800

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