Commenta la storia di Gertrude dei Promessi Sposi - Studentville

Commenta la storia di Gertrude dei Promessi Sposi

Tema svolto su Gertrude, la monaca di Monza: commento alla vicenda della donna e riflessione sul ruolo ricoperto nei Promessi Sposi.

TEMA SVOLTO SUI PROMESSI SPOSI DI MANZONI: COMMENTA LA STORIA DI GERTRUDE, LA MONACA DI MONZA. Devi svolgere un tema su Gertrude, la monaca di Monza dei Promessi Sposi di Manzoni? Ecco qui di seguito un esempio svolto. 

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TEMA SVOLTO SU GERTRUDE, LA MONACA DI MONZA. Ci sono momenti in cui l’animo umano, soprattutto quando si è giovani,  è indebolito da alcune vicende o dalla paura di qualcosa che possa accadere nel momento in cui si segue il consiglio o l’imposizione di qualcuno. È proprio in questi momenti di debolezza che qualcuno, toccato dalla nostra decisione, cerca di piegare il nostro animo alla sua volontà inculcando in noi l’idea di non essere adatti alla strada che avevamo scelto perché quest’ultima sarebbe troppo pericolosa per noi. Il caso di una giovane in questi momenti di debolezza ce lo descrive Alessandro Manzoni, nel suo romanzo “I promessi sposi”, con la figura della Monaca di Monza. Gertrude era figlia di un ricco principe che, per mantenere intatto il prestigio della famiglia, aveva destinato l’intero patrimonio al primogenito maschio (legge del maggiorascato) e Gertrude, come tutti gli altri figli, alla vita monacale. Quando venne messa nel monastero di Monza, affinché le suore curassero la sua educazione ma soprattutto perché si abituasse a quell’ambiente, Gertrude venne a contatto con altre ragazze che, al contrario di lei, una volta uscite di lì, erano destinate al matrimonio. Così Gertrude, sentendo parlare di banchetti, feste e matrimoni, pensò che anche lei voleva vivere quella vita e non stare chiusa per sempre in un monastero; scrisse allora una lettera al padre in cui lo informava della sua decisione di non indossare più il velo. Prima di prendere i voti, ogni conversa doveva passare un mese fuori dal monastero, ma quando Gertrude tornò a casa si trovò in un ambiente di totale indifferenza, non solo dalla parte dei parenti, ma anche da parte dei servi; la situazione peggiorò quando la governante intercettò una lettera, scritta da Gertrude a un paggio, che venne consegnata al padre. Per punirla il padre rinchiuse Gertrude insieme alla governante in una stanza dicendole che presto le avrebbe dato una punizione peggiore. Per uscire da quella segregazione, ella si dichiarò disposta a scegliere la vita consacrata e, colta in un momento di debolezza, durante il quale il padre le disse che l’errore compiuto segnalava una non idoneità alla vita matrimoniale, accettò di entrare nel monastero. Il giorno dopo, dandole le ultime raccomandazioni sul contegno da  tenere e sulle risposte da dare alla badessa, Gertrude fu condotta al monastero per fare domanda di ammissione. Dopo il colloquio con il vicario, incaricato di verificare la spontaneità della vocazione (al quale mentì per paura della reazione del padre) e dopo la votazione delle suore del monastero, Gertrude fu monaca per sempre. A causa di questa decisione impostale dal padre, suor Gertrude passò gli anni nell’odio verso le converse, perché avrebbero vissuto la vita che a lei era stata negata e verso le suore, perché avevano assecondato di buon grado il suo ingresso nel monastero per ottenere la protezione di un uomo molto importante.

 

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