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Esponi le tue opinioni sulla violenza

Tema svolto sulla violenza.

La violenza è la forma più diretta forma di violazione dei diritti umani. I minori e i gruppi giovanili che vengono a confrontarsi con situazioni di violenza diretta hanno spesso trovato nei progetti sui diritti dell’uomo una risposta positiva a detta violenza. Questo è il caso di molti progetti sviluppati in regioni affetti da guerre o da conflitti etnici, ma anche in aree urbane di molte città europee. La violenza di strada, negli stadi, nelle scuole, il bullismo e il razzismo violento appartengono all’esperienza quotidiana di giovani. Molti di essi respingono la violenza e reagiscono direttamente verso di essa, con iniziative mirate verso i propri coetanei e verso il proprio ambiente in generale.
Una delle zone in cui si effettua molta violenza è costituita dagli stadi. Non sempre il tifo viene preso per divertimento, passione o entusiasmo. A volte si viene presi dalla troppa euforia e si finisce, nel migliore dei casi, col picchiarsi. Purtroppo la violenza negli stadi è un tema d’attualità, diffuso in tutt’Italia, praticato soprattutto dai giovani. Spesso la causa è il comportamento dell’arbitro che assegna un rigore inesistente per la squadra avversaria, creando la reazione negativa dei tifosi; oppure la simulazione di un fallo da parte di un giocatore che può dar vita a una serie di parole offensive nei riguardi dell’avversario. Un altro motivo di violenza negli stadi è costituito dall’atteggiamento degli stessi tifosi che, o con cori razzisti o con cartelloni offensivi, ma anche con il lancio di oggetti (come il motorino lanciato dagli spalti dei tifosi interisti qualche anno fa a San Siro durante una partita), riesce ad attaccare zizzania ai tifosi avversari. Quando le due tifoserie entrano in collisione, una semplice partita di calcio può trasformarsi in una tragedia che può provocare decine di feriti e, in casi estremi, addirittura il morto (come nel caso del poliziotto Filippo Raciti morto nel derby siciliano Catania-Palermo).

Un altro fenomeno violento è il bullismo. Episodi di questo genere avvenivano anche nei secoli precedenti, come testimoniano i romanzi Cuore di Edmondo De Amicis o David Copperfield di Charles Dickens. La cosa più sconvolgente è che oggi episodi di questo genere avvengono anche tra le mura scolastiche fra coetanei, mentre una volta atti di bullismo avvenivano al di fuori della scuola. Oggi la scuola, che dovrebbe essere l’ambiente educativo per eccellenza, nasconde una cultura di violenza poco presa in considerazione dagli adulti. Infatti, all’interno della scuola, nel momento in cui gli episodi di prepotenza sono denunciati, viene segnalata un’inspiegabile indifferenza o trascuratezza. Anche chi subisce la maggior parte delle volte non denuncia e sopporta in silenzio. Infatti moltissime vittime non possono o non vogliono far conoscere le violenze subite, forse perché si vergognano, ed elaborano da sé strategie per sottrarsi al ripetersi di tali esperienze. La maggior parte delle volte, anche quando gli episodi sono denunciati, non sempre si verifica la fine delle prepotenze; per trascuratezza non vengono adeguatamente puniti e, quindi, i colpevoli si sentono legittimati ad operare come avevano già fatto. Gli insegnanti tendono a non dar peso alla faccenda, diventando così complici. Occorre, quindi, che per primi gli adulti si rendano conto di questa amara realtà.  Le prepotenze di tipo verbale sono più numerose di quelle di tipo fisico, ma non per questo sono da sottovalutare, poiché spesso causano traumi psicologici gravissimi. Le violenze psicologiche, però, sono più difficili da denunciare rispetto a quelle fisiche. Anche all’interno della famiglia si preferisce non dare peso a quanto accade e questo è deleterio. Infatti il primo modo per combattere il bullismo è quello di riconoscerne subito la gravità, prima che un problema facilmente risolvibile diventi traumatico. Certe volte, infatti, per i ragazzi le sfide più grandi da affrontare giornalmente non sono i compiti in classe o le interrogazioni, ma l’inserimento o meno nel gruppo dei coetanei.

La violenza oggi prospera su un terreno di eccessiva tolleranza, per cui il criminale gode di esagerate giustificazioni, si cerca sempre un alibi alle azioni più riprovevoli. Ciascuno di noi, quindi, dovrebbe sentirsi più responsabile delle proprie azioni. La società non può tollerare i comportamenti violenti, nemmeno quelli di minore entità. Occorre, di conseguenza, una buona educazione da parte della famiglia e della scuola affinché i comportamenti violenti vengano scoraggiati e puniti. Bisogna avere anche il coraggio di trasmettere valori etici diversi dall’assoggettamento dell’altro; bisogna inoltre che la società smetta di punire i comportamenti violenti ed è anche necessario arginare e ridurre le ingiustizie e le ineguaglianze sociali.
Come si può spiegare la violenza che domina e avvelena la società, la famiglia e i singoli? La spiegazione è una: lo scarso valore dato alla vita e all’esistenza dell’uomo. Il bisogno di uscire dai parametri sociali, di evadere a qualunque costo ha portato all’uso della droga e della violenza come mezzo di ribellione. Purtroppo la violenza è insita anche nelle famiglie. Ci sono dei mostri come Annamaria Franzoni che uccise a pugnalate suo figlio Samuele di due anni; Erika e Omar, i due fidanzatini di Novi Ligure che uccisero il fratello minore e la mamma di lei; Michele Misseri e la sua famiglia che uccisero la nipote quindicenne.
La violenza, col passare del tempo, va aumentando sempre più; ormai gesti un tempo impensabili oggi sono all’ordine del giorno e vengono quasi considerati “normali”. Questo è un cattivo esempio per il prossimo.

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