I Romani incontrarono per la prima volta i Germani quando i Teutoni e i Cimbri avanzarono nella Gallia e nella pianura del Po e furono disfatti da Mario (102 e 101 a. C.). Cesare, nella guerra gallica, ricacciò i Suebi oltre il Reno; Augusto tentò la conquista del territorio fra il Reno e l’Elba, ma le legioni di Varo furono disfatte da Arminio (9 d. C.); la sconfitta fu vendicata da Druso e Germanico, ma si desistette dall’idea della sottomissione della Germania, con gravissime conseguenze. Prevalse dal tempo di Tiberio una politica di amichevoli rapporti, ma nuovi turbamenti confinari cominciarono quando Quadi e Marcomanni entrarono nella Dacia e nelle province danubiane e solo dopo lunga guerra furono costretti a ritirarsi da Marco Aurelio (167-175). Le lotte, sempre più gravi ripresero nel III secolo, con l’attacco degli Alemanni e di altre tribù nel 213, e da questo momento Roma fu vincolata in una lotta pressoché ininterrotta alla frontiera del Reno e lungo il Danubio, mentre a Oriente era costante la minaccia persiana. Gruppi di barbari ottenevano di stanziarsi entro le frontiere dell’Impero in qualità di agricoltori, con l’onere del servizio militare; ma falli il tentativo romano di spezzare così la pressione barbarica al confine settentrionale.
A metà del secolo IV si apri il periodo delle cosiddette invasioni barbariche o meglio delle trasmigrazioni di popoli. Non si tratta di eserciti, ma di popolazioni intere che si spostano, perchè sospinte a loro volta dall’invasione degli uomini muoventi dalle steppe dell’Asia centrale, e la terra cercata ricca e soleggiata è al Sud. La barriera romana sarà fatalmente spezzata e travolta: è il gran momento dei Goti, che da Aureliano ottennero la Dacia, dove si divisero in Ostrogoti o Goti dell’Est e Visigoti o Goti dell’Ovest, e donde, sotto la spinta degli Unni, irruppero al di qua del Danubio. Le invasioni barbariche si svolsero tangenziali rispetto all’Oriente, che mantenne i suoi territori; il fascino di Roma e dell’Italia e l’abilità diplomatica di Costantinopoli riuscirono a incanalare il movimento gotico verso Occidente. Dopo il sacco di Roma i Goti (410) ottennero da Onorio di stanziarsi nella Gallia meridionale; ma essi non sì arrestarono ai Pirenei, e dilagarono nella Penisola Iberica, cacciandone i Vandali.
Intanto, approfittando della debolezza dell’Impero, altre tribù germaniche, Svevi, Vandali e Alani dilagarono nella Gallia e nella Penisola Iberica (408), mentre Franchi, Alemanni, Burgundi si stanziavano nelle Gallie (406-413), i Bavari occupavano la Vindelicia; luti, Angli e Sassoni attaccavano la Britannia.
L’Italia, passata l’onda visigota, non ebbe pace, sia per il succedersi degli imperatori Unni condotti da Attila, che si spinse verso Roma; l’autorità del pontefice Leone I e altre ragioni lo indussero a tornare indietro; ma con la morte degli ultimi generali romani, Stilicone ed Ezio, era finita ogni speranza di difesa dell’Italia. Nel frattempo i Vandali, occupate le province dell’Africa, avevano costruito una flotta: così avevano potuto occupare le Baleari, la Sicilia, la Sardegna e la Corsica e saccheggiarono Roma.
L’Impero, colpito così duramente, non potè più riaversi; ma la romanità aveva già da tempo stretto alleanza col Cristianesimo, ed ebbe legate le sue sorti alle vicende della Chiesa.
Mancando l’imperatore d’Occidente, l’Impero restava nelle mani dell’Augusto d’Oriente, anche se gli imperatori di Costantinopoli non avevano i mezzi per rendere effettiva la loro autorità, riconosciuta peraltro anche da Odoacre e poi da Teodorico. Tuttavia l’Impero disgregato non era morto; se era spezzata la compagine territoriale in Occidente, non era possibile dimenticare la gigantesca opera da Roma svolta nel corso di dodici secoli, attuatasi nell’unificazione del territorio immenso compreso fra l’Atlantico e l’Eufrate, fra il Danubio e il deserto africano. Roma, con la capacità associativa che agli altri popoli mediterranei mancò, seppe soddisfare l’esigenza di sicurezza e di pace, di sistemazione civile e politica unitaria di carattere universale, che dominò tutto lo svolgimento storico dell’antico mondo mediterraneo.
L’unità romana, costituita con le vittorie, l’amministrazione, la lingua, la sapienza legislativa, non distrusse la naturale varietà delle regioni e alle genti diede ordine e cittadinanza, regolando la vita con le savie norme di quel diritto che neppure la Grecia pensò e che solo Roma seppe creare. Quando Carlo Magno creò il suo regno in Europa, volle chiamarlo ” Impero Romano ” e si fece incoronare in Roma; così più tardi Ottone I e tanti dei suoi successori: l’eredità del ” Sacro Romano Impero ” sopravvisse fino a Napoleone Bonaparte.
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