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Gli ideali nei Promessi Sposi

Gli ideali nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: scopri in che modo etica, potere e giustizia vengono affrontati e si intrecciano all'interno dell'opera.

GLI IDEALI NEI PROMESSI SPOSI DI ALESSANDRO MANZONI: SAGGIO BREVE SVOLTO. Attaccando duramente le istituzioni e il potere corrotto della società seicentesca, nei Promessi Sposi Alessandro Manzoni vuole criticare un modello sociale ingiusto che ancora non è sconfitto nel presente in cui vive. L’etica della violenza e della vendetta personale (Don Rodrigo, il rapimento di Lucia), l’assenza delle leggi e della giustizia (i bravi, i signorotti, le gride) ti fanno pensare a istituzioni oggi non ancora risolte? Quali sono gli ideali politici, filosofici e religiosi che sostengono tutta l’opera di Manzoni? Che spazio hanno all’interno del romanzo? Vediamolo insieme.

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SAGGIO BREVE SUGLI IDEALI NEI PROMESSI SPOSI. Manzoni nel romanzo I Promessi Sposi delinea un quadro della società lombarda del Seicento, durante la dominazione spagnola. Ne deriva una descrizione fortemente polemica: il governo risulta arbitrario, nato dalla combinazione tra anarchia feudale e anarchia popolare, le leggi sono assurde, prevale l’ignoranza profonda. L’autore si pone, nei confronti di questo passato, da intellettuale illuminista, e mette in evidenza azioni irragionevoli, errori e pregiudizi. Nel Seicento lombardo descritto nel romanzo prevale l’ingiustizia, l’arbitrio e la prepotenza, sia del governo, sia dell’aristocrazia, sia delle masse popolari. L’irrazionalità trova ampio spazio nella cultura, nell’opinione comune e nelle usanze. La critica di questo passato negativo non è altro che lo specchio della realtà contemporanea al Manzoni. Infatti, la dominazione spagnola a Milano è affine ad ogni altra dominazione straniera, e in questo caso allude a quella austriaca in Italia ai tempi di Manzoni. Indicazioni a riguardo le possiamo ricavare riflettendo sulla data d’inizio della composizione dell’opera. Nel marzo 1821 si erano verificati i moti liberali, esaltati con grande speranza nell’ode Marzo 1821. Dopo il fallimento dei moti, nel mese di aprile l’autore comincia la stesura del romanzo storico. Proprio nel momento in cui avviene questa sconfitta, Manzoni cerca di tornare indietro nel tempo per capire e trovare le radici, i motivi della situazione arretrata dell’Italia presente. Dunque, con la critica della società seicentesca, egli intende dare un modello di società futura da costruire alla nascente borghesia progressista. L’immagine di questa società modello è il negativo di quella della Lombardia spagnola delineata nel romanzo. Secondo l’autore è necessario ottenere l’indipendenza nazionale, istituire un potere statale saldo che sappia tenere a freno le spinte degli interessi privati e le prevaricazioni, serve una legislazione equa con funzionari che sappiano far osservare le leggi. Inoltre sono necessarie una politica economica vincente che sappia anche stimolare l’iniziativa dei privati, e una giusta organizzazione sociale, in modo da evitare le lotte fra classi, e in cui gli aristocratici donino ciò che hanno in più a chi ne ha bisogno, e le classi più povere si rassegnino invece di lottare per rivendicare i diritti e aspettino la misericordia di chi è più fortunato.

Tra i personaggi del romanzo, don Rodrigo e Gertrude rappresentano l’opposto di quello che dovrebbe essere l’aristocrazia, perché non adempiono ai loro doveri e usano i loro privilegi in modo spropositato. Don Rodrigo è il motore del romanzo, perché l’intreccio si complica col suo divieto di celebrare le nozze tra Renzo e Lucia e il suo proposito di rapire la ragazza. Le sue azioni non sono dovute alla sua natura malvagia, ma alla sua educazione sbagliata e alle sue cattive abitudini, a causa della sua posizione sociale. Egli raffigura il vecchio feudatario che pensa di possedere tutto e di poter comandare su tutti. Tuttavia, nonostante queste giustificazioni storiche, il personaggio non merita alcuna scusa sul piano morale. Invece il cardinal Federigo è il modello da seguire, con le sue azioni benefiche, mentre l’Innominato costituisce il passaggio da modello negativo a positivo, poiché alla fine si converte. Per quanto riguarda il ceto popolare, l’esempio negativo è dato dalla folla rivoltosa a Milano, quello positivo da Lucia e dalla sua sopportazione cristiana. Renzo invece è il passaggio dal modello negativo a quello positivo, perché prima è ribelle, ma poi si adegua alla volontà di Dio. Per quanto riguarda il ceto medio, personaggi negativi sono il dottor Azzecca-garbugli e don Abbondio, che stanno al servizio dei potenti il primo perché è corrotto il secondo perché è debole e pavido. Il comportamento del dottore ci offre un quadro della giustizia del Seicento, in pieno regime feudale.
Le “gride” erano troppe e proponevano pene severissime, riguardo qualsiasi infrazione nei vari aspetti della vita, ma esse valevano solo per la gente comune e umile, che non aveva un protettore. I signorotti e coloro che erano sotto la loro protezione non osservavano queste leggi, perché riuscivano sempre a raggirarle ricorrendo al terrore, alla corruzione e all’aiuto di avvocati senza scrupoli come Azzecca-garbugli. I signorotti come don Rodrigo, e il servilismo impersonato dal dottore e dai bravi, sono figure che ritornano spesso nella storia, anche nella società moderna, sia nel piccolo, sia in un contesto più ampio. Azzecca-garbugli è simile all’intellettuale moderno che, corrotto, si vende al potente di turno,un moderno don Rodrigo, che con i suoi mezzi più o meno violenti riesce ad ottenere e a controllare ciò che vuole. Possiamo intravedere in questa etica di violenza prìncipi tirannici, partiti totalitari e illiberali, ma anche, portando esempi più vicini a noi, organizzazioni criminali e mafiose.
Il modello di società vagheggiato nei Promessi Sposi trova la sua ispirazione nel Vangelo, e Manzoni crede che solo la Chiesa può avere la forza di riformare tutto, perché la religione cattolica agisce alla base dei tarli della società, nell’animo umano, quindi può avere successo dove la politica ha fallito. La visione religiosa dell’autore ha conseguenze pessimistiche e tragiche riguardo il pensiero storico, a causa del peccato originale. Il male non può essere eliminato, ma può essere attenuato, e nel romanzo lo dimostrano figure eroiche come fra Cristoforo e Federigo. Per realizzare la società sognata dal Manzoni bisogna infine fondere i principi religiosi del cattolicesimo a un progressismo liberale moderato, in modo da evitare tutti i disastri accaduti conseguentemente alla Rivoluzione Francese.
Il romanzo è permeato da una visione pessimistica della storia, ma essa non è disperata, è anzi confortata dalla fede in Dio, percepito come Provvidenza e Giustizia, che aiuta i buoni e punisce i malvagi, sconvolgendo i loro piani.

 

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