La poesia L'infinito fu scritta a Recanati nel 1819 e pubblicata per la prima volta nel 1825, insieme ad altri cinque componimenti che insieme formano il gruppo dei Piccoli Idilli.
L'infinito: commento
Il poeta siede sul colle dietro una siepe che limita la vista dell’orizzonte. Proprio perché gli occhi non possono vedere, l’immaginazione prende il sopravvento e il poeta immagina uno spazio sconfinato, infinito, pervaso da un silenzio e da una quiete sovraumani.
Ma il suono del vento fra gli alberi muta il suo pensiero: all’idea dello spazio infinito si affianca quella del tempo, passato, presente e dell’eternità. Infinito spaziale e temporale quindi. Il perdersi in entrambi provoca nel poeta un senso di dolcezza e di piacere.
Alla base dell’idillio c’è la convinzione leopardiana propria di quegli anni della sua vita, che il desiderio di infinito sia istintivo nell’uomo e quindi tutto ciò che è indefinito provochi piacere al solo pensiero. La stessa poesia, secondo quello che il poeta stesso scrive nello Zibaldone, nasce soprattutto dall’evocazione di oggetti o sentimenti indefiniti.
Schema metrico della poesia
Scema metrico della poesia: endecasillabi sciolti.
- Letteratura Italiana
- Giacomo Leopardi
- Letteratura Italiana - 800