La crisi della politica - Studentville

La crisi della politica

Saggio breve sulla crisi della politica.

Già dai tempi lontani della Grecia classica l’uomo era chiamato ad operare delle scelte per gestione della casa pubblica, scelte che avrebbero inevitabilmente influenzato il vivere quotidiano di ogni individuo. Il filosofo Aristotele, infatti, distanziandosi da quelle vaghe definizioni della natura dell’essere umano dal punto di vista metafisico, lo aveva definito come un animale o un essere politico. L’unica e sostanziale differenza tra uomo e animale riguarda dunque la capacità di organizzare e di decisione.
Ma perché oggi una buona percentuale di cittadini non si reca alle urne? Credo che il motivo principale sia uno: un atteggiamento di sostanziale sfiducia verso il potere politico e verso i rappresentanti del popolo. Certamente, coloro che ritengono ciò, non sono né da criticare, né da condannare; infatti, questa sfiducia è del tutto fondante.
Ma, anche se ormai non vi sono più quelle forti personalità di un tempo, che erano realmente interessate  a governare un paese per il bene della comunità e non per il soddisfacimento dei bisogni personali, ritengo che una scelta debba essere fatta ugualmente, dato che non è certo positivo lasciare che gli altri scelgano per noi. Bisogna essere parte attiva all’interno del governo di uno stato per dar voce alle proprie opinioni.
L’astensione è quindi sinonimo di completo disinteresse per ciò che accade attorno al cittadino. Dato che ogni individuo è parte di una vasta società ed è calato in un particolare contesto, i problemi che riguardano la collettività devono essere affrontati da tutti, perché è inevitabile che ognuno di noi subisca le conseguenze di una scelta in campo politico che, se fatta con attenzione potrà soddisfare la maggioranza dei cittadini.
L’uomo è per natura portato a confrontarsi e a relazionarsi con gli altri ed è proprio a causa di questo contatto con idee diverse che gli viene necessario interessarsi dei problemi sociali che riguardano la comunità. Astenersi è anche indice di non tutela dei propri diritti. In passato l’uomo ha combattuto aspramente per cercare di avere la possibilità di partecipare  alla gestione della cosa pubblica e di giungere a governi di tipo democratico che avrebbero garantito un miglioramento delle condizioni di vita.
Ognuno deve ricordare che chi governa è il popolo attraverso i propri rappresentanti, non eleggendoli lo stato andrebbe in pasto a quei pochi che vedono l’istituzione governativa come un motivo di arricchimento e di prestigio.
Ogni cittadino deve essere dunque cosciente del ruolo che svolge a livello politico e quindi assume non solo consapevolezza di sé, ma anche del mondo esterno.
Molti però, potrebbero affermare che la non partecipazione alla vita politica, potrebbe anche essere espressione di disappunto. Il non interessarsi attivamente, alla gestione delle scelte governative diviene, in questo modo, non un mezzo per esprimere ciò che viene considerato negativo per la società ma solo un tramite attraverso cui i cittadini mettono in risalto il proprio isolamento dato che non si rendono conto di determinate questioni.
Essendo dunque la società l’insieme di tutti gli esseri umani uniti da interessi generali comuni, risulta evidente come la non partecipazione alla cosa pubblica diviene completa estromissione da un sistema che è sicuramente la struttura portante di ogni istituzione governativa.

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