La Germania del dopoguerra e il nazismo - Studentville

La Germania del dopoguerra e il nazismo

La situazione in Germania nel primo dopoguerra e la nascita del nazismo.

QUADRO GENERALE

Dopo gli esiti disastrosi della prima Guerra mondiale, in Germania era stata proclamata la repubblica (cosiddetta repubblica di Weimar, dal nome della piccola città in cui venne trasferita la capitale).
Il nuovo Stato si dette una costituzione democratica, parlamentare e federale. La situazione politicosociale era difficilissima: il paese appariva drammaticamente diviso da conflitti e disordini. In
particolare:

  • nazionalisti e militari si opponevano alle durissime condizioni imposte dai trattati di pace successivi alla fine del conflitto mondiale
  • il tasso di disoccupazione toccò livelli altissimi
  • i socialisti rivoluzionari e molti esponenti comunisti tentarono più volte la ribellione sociale

Le rivolte furono tuttavia sempre represse dall’esercito e i loro capi, Rosa Luxemburg e Karl
Liebknecht, furono uccisi (1919).
In ragione delle spese di guerra, della drammatica crisi economica, delle ingenti somme (cosiddette
«riparazioni») che la Germania era stata condannata a pagare ai paesi vincitori, crollò il valore della
moneta tedesca (il marco). L’inflazione fece salire in maniera esponenziale il costo dei beni di prima necessità. Il ceto medio, in rovina a casua dell’inflazione e impaurito dai tentativi rivoluzionari, si orientò verso posizioni nazionalistiche e simpatizzò apertamente per neoformazioni di destra, proprio mentre i governi socialdemocratici riuscivano lentamente a riprendere in mano l’economia e ad arrestare l’inflazione.

In questo clima di acute incertezze e di fortissime tensioni sociali, nel 1925 venne eletto presidente
della repubblica (1925-34) il maresciallo Hindenburg, uno dei comandanti dell’esercito tedesco
nella prima Guerra mondiale, sostenuto dagli ambienti militaristi e nazionalisti, fautori di un
governo autoritario.

2. IL PARTITO NAZISTA

Allo stesso periodo risale la nascita del Nazionalsocialismo (meglio noto come nazismo) che si diffuse proprio a seguito dell’amarezza per la sconfitta subita, delle insostenibili condizioni imposte dall’Intesa e del profondo rancore nutrito per i partiti socialisti. Nel 1929 la crisi spinse verso il nazismo diversi strati sociali:

  • moltissimi lavoratori delusi dal socialismo e dalla democrazia
  • migliaia di disoccupati in cerca di lavoro
  • capitani d’industria, esponenti di spicco dell’esercito e della burocrazia, che videro nel nazismo la possibile riconquista del perduto prestigio e potere.

In questo ambito l’ideologia nazista trovò terreno fertile per sviluppare un pensiero fortemente
illiberale e antisocialista, centrato su una estremizzazione talora delirante delle ideologie razziste
risalenti a Gobineau, Chamberlain, Sprengler oltre che su una profonda deformazione del pensiero
di Hegel e Nietzsche.

Vero padre dell’ideologia nazista fu tuttavia G. Feder, autore de Lo Stato tedesco e i suoi fondamenti nazionali e sociali (1923), in cui viene teorizzata apertamente la necessità dell’eliminazione fisica del popolo ebreo e degli elementi antinazionali (marxisti). Adolf Hitler, nel suo libro Mein Kampf, sostenne analogamente che soltanto un’organizzazione militare, fondata sulla fede e sull’obbedienza al capo supremo era in grado di realizzare la rinascita nazionale.

Il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (NSDAP) nacque nel 1920. Hitler ne assunse la
presidenza nel luglio del 1921. Nell’agosto si costituirono le Sturm Abteilungen (SA: “reparti
d’assalto”) e nel dicembre dello stesso anno fu fondato il Volkischer Beobachter, il quotidiano del
partito. L’ascesa al potere fu progressiva ed enormemente agevolata dall’estrema debolezza dell’opposizione democratica (nonostante un primo colpo di stato tentato da Hitler, nel 1932, fosse stato sventato, costando ad Hitler l’arresto e la reclusione).

In un quadro di estrema fragilità e instabilità politica, il 30 gennaio 1933 Hitler fu nominato
Cancelliere. Le elezioni furono stabilite il 5 marzo 1933. Poco prima, il 27 febbraio, fu data alle
fiamme la sede del Reichstag. Di tale gesto (probabilmente organizzato dai nazisti stessi) una
accesa propaganda accusò gli esponenti comunisti. Il Parlamento fu dunque eletto in un clima di
terrore e intimidazione. Hitler riuscì a far firmare al Presidente Hinderburg un decreto liberticida:

  • soppressione delle libertà costituzionali
  • eliminazione dei partiti e dei sindacati

Poco dopo venne costituita la Gestapo, la Polizia di Stato e instaurati tribunali speciali contro gli
oppositori. In breve tempo Hitler raggiunse il potere assoluto. Raggiunto lo scopo, nella notte del 30
giugno 1934 (cosiddetta «notte dei lunghi coltelli») procedette all’uccisione di numerosi suoi
stretti collaboratori.
Nel breve volgere di pochi mesi, Hitler organizzò l’apparato istituzionale del «nuovo ordine»
nazista. Tale assetto implicò essenzialmente:

  • la subordinazione della vita pubblica al controllo del partito
  • lo smantellamento dell’ordinamento democratico-parlamentare
  • la soppressione violenta di ogni forma di opposizione politica e culturale

Il regime nazista inoltre:

  • eliminò gli istituti di autonomia locale
  • estromise dall’amministrazione pubblica i funzionari non conformi ai dettami del Partito
  • depotenziò la Magistratura, riducendola a strumento esecutivo della volontà del Führer (appellativo, che significa «capo», con cui veniva chiamato Hitler, in analogia all’utilizzo del termine «Duce» in uso in Italia per indicare Mussolini)
  • dichiarò fuori legge le organizzazioni politico-sindacali non naziste, attaccando senza scrupolo in particolare esponenti comunisti ed ebrei.

Ulteriori elementi della repressione nazista furono:

  • la Gestapo organizzata da Hermman Göring
  • le SS, squadre di difesa, comandate dal sadico e violento Himmler

In questo clima di totale controllo sullo stato Hitler riuscì a migliorare in misura notevole la
situazione economica: grazie a notevoli incentivi all’industria bellica fu raggiunto quasi un livello
di piena occupazione.

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