Libro 1, vv. 579 -611 - Studentville

Libro 1, vv. 579 -611

His animum arrecti dictis et fortis Achates
et pater

Aeneas iamdudum erumpere nubem
ardebant. prior Aenean compellat Achates:
‘nate dea, quae nunc animo sententia

surgit?
omnia tuta vides, classem sociosque receptos.
unus abest, medio in fluctu quem vidimus ipsi
submersum;

dictis respondent cetera matris.’
vix ea fatus erat cum circumfusa repente
scindit se nubes et in aethera purgat

apertum.
restitit Aeneas claraque in luce refulsit
os umerosque deo similis; namque ipsa decoram

caesariem nato genetrix lumenque iuventae
purpureum et laetos oculis adflarat honores:
quale manus addunt ebori

decus, aut ubi flavo
argentum Pariusve lapis circumdatur auro.
tum sic reginam adloquitur cunctisque repente

improvisus ait: ‘coram, quem quaeritis, adsum,
Troius Aeneas, Libycis ereptus ab undis.
o sola infandos Troiae

miserata labores,
quae nos, reliquias Danaum, terraeque marisque
omnibus exhaustos iam casibus, omnium egenos,
urbe,

domo socias, grates persolvere dignas
non opis est nostrae, Dido, nec quidquid ubique est
gentis

Dardaniae, magnum quae sparsa per orbem.
di tibi, si qua pios respectant numina, si quid
usquam iustitiae est et mens

sibi conscia recti,
praemia digna ferant. quae te tam laeta tulerunt
saecula? qui tanti talem genuere parentes?
in

freta dum fluvii current, dum montibus umbrae
lustrabunt convexa, polus dum sidera pascet,
semper honos nomenque tuum

laudesque manebunt
quae me cumque vocant terrae.’sic fatus amicum
Ilionea petit dextra laevaque

Serestum,
post alios, fortemque Gyan fortemque Cloanthum.

Versione tradotta

Animati in cuore da queste parole sia il forte Acate
sia il padre Enea ormai ardevano di romper la nube.
Acate

per primo richiama Enea:
“Figlio di dea, quale pensiero sorge in cuore?
Vedi tutto sicuro, la flotta e i compagni

accolti.
Manca uno, che noi stessi vedemmo in mezzo all’onda
sommerso; il resto corrisponde alle parole della (tua)

madre”.
Aveva appena detto ciò che subito la nube stretta attorno
si rompe e si libera nell’etere aperto.
Enea s’

arrestò rifulse in luce splendente
volto e spalle simili ad un dio; in fatti la stessa madre
aveva infuso sul figlio

bella capigliatura e la luce
purpurea di giovinezza e dolce bellezza negli occhi:
quale grazia le mani aggiungono all’

avorio, o come
l’argento ed il marmo Pario è incastonato col biondo oro.
Allora così subito si rivolge alla regina ed a

tutti
improvviso dice: “Sono qui, colui che cercate,
il troiano Enea, strappato dalle onde libiche.
Oh tu sola che hai

avuto pietà degli indicibili affanni di Troia, che associ
noi, resti dei Danai, esausti ormai
per tutti i rischi di terra

e di mare, bisognosi di tutto,
con città, case, non è di nostra forza rendere grazie
adeguate, Didone, né della stirpe

dardania, quel che c 'è ovunque, che (è)
dispersa per il vasto mondo.
Gli dei ti offrano adeguate ricompense, se

qualche divinità guarda i pii,
se mai c’è un che di giustizia ed una volontà
cosciente del bene. Quali tempi così

fortunati ti hanno
prodotto? Quali sì grandi genitori ti hanno generata?
Fin che i torrenti correranno nei flutti, fin

che le ombre
rischiareranno le cavità per i monti, fin che il cielo nutra le stelle, sempre
resteranno l’onore e il tuo

nome e le lodi, qualunque terra mi chiami”.
Detto così, cerca l’amico
Ilioneo con la destra e con la sinistra

Seresto,
poi gli altri, il forte Gia ed il forte Cloanto.

  • Letteratura Latina
  • Eneide
  • Virgilio

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti