Interea Rutuli portis circum omnibus instant
sternere caede
viros et moenia cingere flammis.
at legio Aeneadum vallis obsessa tenetur 120
nec spes ulla fugae. miseri stant turribus
altis
nequiquam et rara muros cinxere corona:
Asius Imbrasides Hicetaoniusque Thymoetes
Assaracique duo et senior
cum Castore Thymbris,
prima acies; hos germani Sarpedonis ambo 125
et Clarus et Thaemon Lycia comitantur ab alta.
fert ingens toto conixus corpore saxum,
haud partem exiguam montis, Lyrnesius Acmon,
nec Clytio genitore minor nec
fratre Menestheo.
hi iaculis, illi certant defendere saxis 130
molirique ignem nervoque aptare sagittas.
ipse inter
medios, Veneris iustissima cura,
Dardanius caput, ecce, puer detectus honestum,
qualis gemma micat fulvum quae dividit
aurum,
aut collo decus aut capiti, vel quale per artem 135
inclusum buxo aut Oricia terebintho
lucet ebur; fusos
cervix cui lactea crinis
accipit et molli subnectens circulus auro.
te quoque magnanimae viderunt, Ismare, gentes
vulnera derigere et calamos armare veneno, 10.140
Maeonia generose domo, ubi pinguia culta
exercentque viri
Pactolusque inrigat auro.
adfuit et Mnestheus, quem pulsi pristina Turni
aggere murorum sublimem gloria tollit,
et
Capys: hinc nomen Campanae ducitur urbi. 145
Versione tradotta
Intanto i Rutuli incalzano su tutte le porte
a stendere uomini e cingere le
mura di fiamme.
Ma la legine degli Eneadi assediata è protetta dai valli 120
e nessuna speranza di fuga. Miseri stanno
sulle alte torri
invano e cinsero le mura di rada cerchia:
Asio, Imbraside, Timete l'icetaonio,
i due Assarici e
l'anziano Timbri con Castore
(son) prima schiera; li accompagnano entrambi i fratelli 125
di Sarpedone, e Claro e
Temone dall'alta Licia.
Limesio Acmone sforzandosi con tutto il corpo
porta un masso gigantesco, non piccola parte di
monte,
né inferiore al padre Clizio né al fratello Menesteo.
Questi con lanci, quelli con pietr tentatno di difendere
130
e maneggiare il fuoco ed adattare frecce sul nervo.
Lo stesso ragazzo dardanio, giustissima cura di Venere,
ecco,
in mezzo, scoperto la bella testa,
quale gemma che divide un rosso oro,
gioiello o per il collo o per il capo, o quale
avorio 135
incastonato nel bosso o nel terebinto di Orico
risplende; e il letteo collo raccoglie i capelli sciolti
ed
un cerchio d'oro flessibile che li trattiene.
Te pure, Ismaro, le magnanime genti videro
dirigere colpi ed armare le
frecce di veleno, 140
nobile dalla casata meonia, dove gli uomini lavorano
ricche coltivazioni ed il Pattolo li irriga
d'oro.
Ci fu anche Mnesteo, che l'antica gloria di Turno
scacciato dal bastione delle mura rende famoso,
e Capi:
di qui vien tratto il nome alla città campana. 145
- Letteratura Latina
- Eneide di Publio Virgilio Marone
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