Libro 5, vv. 721-745 - Studentville

Libro 5, vv. 721-745

Et Nox atra polum bigis subvecta tenebat.
visa dehinc caelo facies delapsa parentis
Anchisae subito

talis effundere voces:
‘nate, mihi vita quondam, dum vita manebat,
care magis, nate Iliacis exercite fatis,

imperio Iovis huc venio, qui classibus ignem
depulit, et caelo tandem miseratus ab alto est.
consiliis pare quae

nunc pulcherrima Nautes
dat senior; lectos iuvenes, fortissima corda,
defer in Italiam. gens dura atque aspera cultu

debellanda tibi Latio est. Ditis tamen ante
infernas accede domos et Averna per alta
congressus pete, nate, meos.

non me impia namque
Tartara habent, tristes umbrae, sed amoena piorum
concilia Elysiumque colo. huc casta Sibylla

nigrarum multo pecudum te sanguine ducet.
tum genus omne tuum et quae dentur moenia disces.
iamque vale; torquet

medios Nox umida cursus
et me saevus equis Oriens adflavit anhelis.’
dixerat et tenuis fugit ceu fumus in auras.

Aeneas ‘quo deinde ruis? quo proripis?’ inquit,
‘quem fugis? aut quis te nostris complexibus arcet?’

haec memorans cinerem et sopitos suscitat ignis,
Pergameumque Larem et canae penetralia Vestae
farre pio et plena

supplex veneratur acerra.

Versione tradotta

E la nera

Notte, portata su bighe, occupava il polo.
Poi sembrò che l'immagine del padre Anchise
scesa dal cielo

improvvisamente dicesse tali frasi:
"Figlio, per me più caro della vita un tempo, quando
la vita durava, figlio

addolorato dai fati iliaci,
vengo qui per ordine di Giove, che scosse il fuoco
dalle navi, e finalmente si è impietosito

dall'alto cielo.
Obbedisci ai consigli che l'anziano Naute dà,
bellissimi; porta in Italia giovani scelti,

cuori
fortissimi. Nel Lazio tu devi vincere un popolo duro
per tradizione ed aspro. Prima però vai
alle dimore

infernali e cerca nei profondi Averni
i miei incontri. Non mi tengono infatti gli empi
Tartari, le ombre tristi, ma abito

le belle
assemblee dei pii, l'Elisio. Qui la casta Sibilla
ti condurrà, grazie al gran sangue di animali.
Allora

imparerai tutta la tua stirpe e quali mura siano date.
Ormai ti saluto; l'umida Notte volge i corsi
ed il crudele

Oriente mi ha spinto con i cavalli ansanti."
Aveva detto e fugge leggero come fumo nell'aria.
Enea "Dove corri

dunque? Dove precipiti? disse,
"chi fuggi? O chi ti caccia dai nostri abbracci?"
Ricordando questo scuote la cenere ed i

fuochi assopiti,
supplice venera il Lare di Pergamo ed i penetrali della bianca
Vesta con pio farro e con incensiere

pieno.

  • Letteratura Latina
  • Eneide di Publio Virgilio Marone
  • Virgilio

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti