Ab urbe condita, Libro XLII, par. 34 - Studentville

Ab urbe condita, Libro XLII, par. 34

Spurius Ligustinus a consule et a tribunis petiit, ut sibi paucis ad populum agere

liceret. Permissu omnium ita locutus (esse) fertur: “Sp. Ligustinus Crustumina ex Sabinis sum oriundus, Quirites. Pater mihi

iugerum agri reliquit et parvum tugurium, in quo natus educatusque sum, hodieque ibi habito. Cum primum in aetatem veni, pater

mihi uxorem fratris sui filiam dedit, quae secum nihil adtulit praeter libertatem pudicitiamque, et cum his fecunditatem,

quanta vel in diti domo satis esset. Sex filii nobis, duae filiae sunt, utraeque iam nuptae. Filii quattuor togas viriles

habent, duo praetextati sunt. Miles sum factus P. Sulpicio C. Aurelio cunsulibus.
In eo exercitu, qui in Macedoniam est

transportatus, biennium miles gregarius fui adversus Philippum regem; tertio anno virtutis causa mihi T. Quinctius Flamininus

decumum ordinem hastatum adsignavit. Devicto Philippo Macedonibusque cum in Italiam reportati ac dimissi essemus, continuo

miles voluntarius cum M. Porcio consule in hispaniam sum profectus. […] Hic me imperator dignum iudicavit, cui primum

hastatum prioris centuriae adsignaret.

Versione tradotta

34. Quando il console ebbe detto quanto voleva, Spurio Ligustino, che faceva parte di coloro che si erano appellati ai tribuni

della plebe, rivolse ai tribuni e al console la richiesta di poter dire poche parole al popolo. A quanto si dice, ottenuto il

consenso di tutti, pronunciò questo discorso: «Quiriti, io sono Spurio Ligustino, appartenente alla tribù Crustumina e oriundo

dalla Sabina. Mio padre mi ha lasciato un iugero di terreno e una casupola in cui sono nato e cresciuto e in cui abito ancora

oggi. Appena ne ebbi l'età, mio padre mi fece sposare la figlia di suo fratello che niente altro portò in dote se non la sua

condizione di donna libera e il suo onore; oltre a questo, era prolifica quanto sarebbe bastato anche in una casa ricca. Noi

abbiamo sei figli maschi e due figlie, entrambe sposate; dei figli, quattro rivestono la toga virile, due la pretesta. Ho

prestato il mio primo servizio militare sotto il consolato di Publio Sulpicio e Gaio Aurelio. In quell'esercito, che fu

trasferito in Macedonia, militai contro il re Filippo in qualità di soldato semplice. Il terzo anno, in riconoscimento del mio

valore, Tito Quinzio Flaminino mi fece centurione della decima centuria degli astati. Dopo la sconfitta di Filippo e dei

Macedoni, fummo riportati in Italia e congedati, ma io, senza interrompere il servizio, partii come volontario per la Spagna

agli ordini del console Marco Porcio. Ebbene, questo comandante mi ha giudicato degno di essere assegnato come primo centurione

al primo manipolo degli astati.

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