Nikolaj Berdjaev - Studentville

Nikolaj Berdjaev

Pensiero e vita.

Introduzione Confrontati con quelli di molti altri filosofi, i pensieri e gli scritti di Berdjaev sono vibranti, freschi, vivi. Dal modo in cui scrive si ha la sensazione che egli stesse combattendo con le proprie idee, quasi come Giacobbe con l’angelo. Sebbene la sua patria fosse piuttosto il mondo dello Spirito che quello delle Idee, egli conosceva bene anche quest’ultimo territorio ed entrò in esso con passione. Vedeva il mondo delle Idee come un’arena dove si stava disputando una vera e propria lotta tra libertà  e determinismo, creatività  e passività , noumeni e fenomeni, e così via. La filosofia era per lui una materia di vitale importanza. Come vivere la propria vita, su quali basi fondarla, in che modo conciliare Dio col mondo o l’individuo con la società , cosa significasse essere un uomo, scendere a patti con l’angoscia e l’alienazione che accompagna la libertà  nel mondo moderno, il senso della Storia e il destino dell’umanità , l’importanza della creatività  nelle nostre vite: Berdjaev ha riflettuto e scritto su tutti questi argomenti ed ha dato un contributo significativo alla loro delucidazione. Per tutte queste ragioni egli può aiutarci anche a far luce sulla situazione contemporanea, non soltanto illuminandone gli errori e i mali, offrendoci così un punto d’appoggio più saldo, ma anche insegnandoci ad uscire da essi e ad imboccare la difficile strada della libertà  e della creatività . Nikolaj Berdjaev (1874-1948) era un giovane marxista proveniente da una famiglia dell’alta borghesia. Nel 1900 inviò il suo scritto “Soggettivismo e Individualismo nei filosofi della società â€ a Struve, per ricevere commenti e consigli. Nella scia del revisionismo, il lavoro fu inizialmente concepito come un attacco retorico al populista N. Mihailovskij, ma introdusse fattori fino ad allora inediti nel dibattito sul marxismo. Riferendosi al positivismo come ad un “suicidio intellettuale”, Berdjaev sosteneva che il devastante dominio del pensiero materialista in filosofia avesse mostrato la “necessità  di un pensiero metafisico ed etico”. Derivò le sue principali idee da Solov’ev, ma le completò poi con elementi di teorie socialiste e psicologiche. Secondo Berdjaev la Storia progrediva su due livelli: per mezzo del capitalismo la Storia si sviluppava verso la Giustizia Assoluta (spravedlivost’), mentre attraverso la ricerca di mondi diversi e di valori eterni, l’umanità  si stava avvicinando alla Verità  Assoluta (istina). Egli suggeriva perciò che le leggi che avrebbero dovuto accompagnare l’avvento del capitalismo non dovessero essere soltanto leggi materialistiche e scientifiche, ma in primo luogo etiche e religiose. L’avvento di una nuova società  di giustizia e verità  non sarebbe stato il risultato di cambiamenti da portare al rapporto distributivo dei mezzi di produzione, ma alla mente e alla comprensione dell’uomo, nello sforzo umano di perfezionarsi e di avvicinarsi ad un modello ideale di verità  e moralità  assoluta. L’atmosfera religiosa del libro di Berdjaev colpì profondamente Struve, il quale, nonostante qualche osservazione critica ai salti filosofici di Berdjaev tra libertà  e necessità , considerò il lavoro come il primo segno di uno sguardo completamente nuovo sull’uomo e sul suo mondo. Nella sua lunga prefazione a “Soggettivismo e Individualismo”, Struve si unisce a Berdjaev nella lotta contro il positivismo: “Il materialismo storico ò soltanto una scadente sovrastruttura metafisica della struttura positivistico-scientifica del nostro tempo, una sovrastruttura completamente priva di elementi idealistici”, egli scrisse. Sosteneva inoltre che, se esisteva una componente idealistica negli ambienti marxisti, essa era costituita proprio dall’idealizzazione del concetto di “classe”: gli intellettuali rivoluzionari marxisti proiettavano perciò fatti ed eventi sociali su un terreno etico-morale, mostrando così come l’uomo non potesse evitare pensieri metafisici. “La teoria positivista della conoscenza rivela tutti i limiti del pensiero di cui fa parte e al tempo stesso la necessità  della metafisica. ” “Necessità  della metafisica” era l’esatta espressione usata anche da Solov’ev nel suo libro “Una giustificazione del Bene” (1897), un lavoro che, tempo addietro, fu oggetto di critica da parte dello stesso Struve. Nella raccolta di scritti intitolata “Vari temi” (1901), Struve confessò la sua evoluzione da un pensiero positivista e marxista ad una visione filosofica del mondo che era “considerevolmente più vicina a Solov’ev” e ammise che molte delle sue precedenti accuse polemiche contro Solov’ev avevano ormai perso validità . Nell’articolo “Cos’ò il vero nazionalismo? ” (1901), questa svolta fu confermata dalla ferma adesione di Struve all’idea cristiana della personalità  come valore eterno e come prerequisito necessario per ogni attività  politica e sociale. La libertà  La filosofia di Berdjaev ha inizio con la libertà , che egli considera essere la base di tutto le altre cose: libertà  ò quell’ambito della nostra esistenza che non può essere influenzato nè determinato da altro. La libertà  ò la cosa ultima: non si può derivare da nulla nè può essere equiparata ad altro. La libertà  ò il fondamento incausato dell’essere: ò più profonda dell’essere stesso. Ciononostante la libertà  deve comunque essere conquistata. Sarebbe un errore pensare che l’uomo comune ami la libertà . Sarebbe un errore ancora più grande supporre che la libertà  sia una facile conquista. La libertà  ò difficile da ottenere, ò più facile rimanere schiavi. L’ “oggettivazione” La libertà  non può essere compresa nè tollerata dalla mente oggettiva, ossia da quella parte di noi che cerca di controllare la realtà  e che ci fornisce certezze riguardo al mondo. La mente oggettiva scinde infatti il mondo in Soggetto e Oggetto, Io e Altri, Spirito e Natura, e così via. Questa attività , che Berdjaev chiama “oggettivazione”, comporta sia vantaggi che inconvenienti. La libertà  ò prima rispetto all’essere: non può essere determinata dal nostro essere. àˆ senza fondamento, senza causa. Quando cerchiamo di determinarla, di razionalizzarla, di oggettivarla, la libertà  scompare. La verità  La nostra nozione di verità  subisce l’influenza dell’ oggettivazione: solo ciò che può essere oggettivamente verificato viene considerato vero, genuino, degno della nostra fiducia. Il dominio del pensiero oggettivo, che si manifesta materialmente nella scienza e nella tecnologia, soffoca, alienandola, la vita dello spirito e quella dell’individuo. Verità  ha due significati: verità  come conoscenza della realtà , e verità  come realtà  stessa. Dove dobbiamo cercare i criteri di verità ? Troppo spesso gli uomini cercano questi criteri in ciò che sta più in basso della verità  stessa, nel mondo oggettivo che porta con sè le sue costrizioni: si cercano criteri per il mondo dello spirito in un mondo che ò materiale, cadendo perciò in un circolo vizioso. La verità  contingente e provvisoria non può fornire nessun criterio per la verità  ultima: essa sta infatti a metà  strada e non conosce nè l’inizio nè la fine. Ogni dimostrazione poggia sopra un che di indimostrato, di postulato, di assunto a priori. C’ò un’alta dose di rischio, e nessuna garanzia: la libertà  dello spirito non conosce garanzie. L’unico criterio della verità  ò la verità  stessa e la luce che da essa si espande. La verità  non ha niente a che vedere con il mondo oggettivo, ò piuttosto in relazione con quello spirituale. La verità  ò qualcosa di presente ed immediato. La verità  ò il ridestarsi dello spirito nell’uomo, la sua comunione con lo spirito. La verità  non ò del mondo, ma dello spirito: essa si conosce soltanto trascendendo il mondo oggettivo. La verità  ò la terminazione del mondo oggettivo. Lo spirito Come accadeva per la verità , nemmeno alla dimensione spirituale si arriva partendo dal mondo naturale. Questa dimensione, infatti, esiste per un suo proprio diritto, senza necessità  di essere dimostrata e provata. Cercare di farlo ò come mettere il carro davanti ai buoi. L’esperienza spirituale ò la realtà  più alta nella vita dell’uomo: in essa il divino non ò dimostrato, ma si mostra di per sè. La realtà  dello spirito ò testimoniata dall’intera esperienza dell’umanità : rifiutarla significa essere ciechi e sordi di fronte alla realtà , significa essere incapaci di distinguere le qualità  dell’essere o di descrivere ciò che si distingue. Il mondo spirituale ò tanto reale quanto quello delle cose naturali. Questa realtà  non si può dimostrare, ma ò percepita da coloro che riescono a distinguerne le qualità . Lo spirito, perciò, mira quasi a sopraffare il mondo oggettivo: la sua battaglia contro il potere dell’oggettivazione ò una sorta di “rivoluzione spirituale”. La personalità  umana Mentre l’oggettivazione annulla il singolo in favore dell’universale e del generale, lo spirito ristabilisce ed afferma il valore dell’individuo nei confronti di ciò che ò immobile, inerte, materiale, determinato, oggettivo. L’anima dell’uomo ha più valore di tutti i regni del mondo: il destino dell’individuo viene prima di qualunque altra cosa. Secondo Berdjaev la personalità  umana rappresenta qualcosa di più che il nostro modo di essere nel mondo: essa ò l’inestimabile ed irripetibile valore dell’individuo. Il segreto dell’esistenza della personalità  sta nella sua assoluta non-rimpiazzabilità , nella sua unicità , nella sua incomparabilità . La personalità  ò qualcosa di unico al mondo, non c’ò niente cui si possa paragonare, niente che possa essere messo al suo stesso livello. Sebbene la personalità  individuale sembri essere inferiore alla società , al mondo e all’universo, essa in realtà  li contiene, li ha al suo interno, ed ò un valore molto più grande. La personalità  non ò parte dell’universo, ma ò l’universo che ò una parte della personalità : esso ò una sua qualità . Tale ò il paradosso del personalismo. La personalità  contiene in sè l’universo, ma questa inclusione ha luogo non nella sfera del mondo oggettivo, bensì in quella del mondo soggettivo, cioò nella dimensione esistenziale. La personalità  ò il centro dell’esistenza, ò capacità  di soffrire e gioire. Nient’altro al mondo – nazione, Stato, società , istituzione sociale, Chiesa – ha questa capacità . L’esaltazione del valore dell’individuo nei confronti della collettività  non implica però l’ affermazione di un individualismo radicale nè la necessità  di un’opposizione alla comunità . L’affermazione del supremo valore della personalità  non ha solamente a che fare con la salvezza personale, ma piuttosto con l’espressione della suprema vocazione creativa della persona nel mondo in cui vive. La personalità  ò di per se stessa relazionale: essa presuppone una comunità  e una comunione con gli altri uomini. La profonda contraddizione e la difficoltà  della vita umana ò dovuta proprio a questa dimensione relazionale della personalità . La creatività  L’abbandono dell’oggettivazione porta al riconoscimento della creatività  come la più alta dimensione realizzativa dell’individuo, poichè “solo colui che ò libero, crea”. La creatività  ò qualcosa che proviene dall’interno, da incommensurabili ed inesplicabili profondità , non dal di fuori, non dalla necessità  del mondo. Il tentativo di rendere comprensibile e di porre un fondamento all’atto creativo ò destinato a fallire. Comprendere l’atto creativo significa ammettere la sua inesplicabilità  e la sua non-fondazione. La creatività  comporta una partecipazione al mistero dell’esistenza, essa vive infatti nelle profondità  della libertà . La creatività  ò il più alto mistero della vita, il mistero dell’apparizione di qualcosa di nuovo, finora sconosciuto, non nato o derivato da qualcos’altro. La vera vita consiste nella creatività , non nello sviluppo: nella libertà  dell’azione creativa e del fuoco creativo, piuttosto che nella necessità  e nella pesantezza del cristallizzarsi in un autoperfezionamento. Con “creatività â€ Berdjaev non intende soltanto la produzione di opere d’arte, ma ogni processo di trasformazione dell’Io e del mondo. In ogni attività  artistica viene creato un nuovo mondo: un mondo libero ed illuminato. L’essenza della creatività  artistica ò costituita dalla liberazione dal fardello della necessità . Nell’arte l’uomo vive fuori da se stesso, libero dai pesi della vita: ogni atto artistico-creativo ò una sorta di trasfigurazione dell’esistenza. Nel pensiero artistico l’uomo si libera dalle costrizioni del mondo. Nell’atteggiamento artistico-creativo verso questo mondo troviamo un aggancio per un mondo diverso. La Terza Epoca o “l’ottavo giorno della Creazione” Berdjaev vede l’avvento di un tempo in cui il nostro potenziale creativo sarà  molto più sviluppato rispetto ad ora. Noi saremo allora in grado di collaborare con Dio per ri-creare il mondo. Nella religione dello spirito, la religione della libertà , tutto sarà  fondato, non sul giudizio o sulla ricompensa, ma sullo sviluppo creativo e sulla trasfigurazione, a immagine di Dio. Ci troviamo sulla soglia di un’era di creatività  religiosa, su uno spartiacque cosmico. Questo rovescerà  gli effetti della “caduta”, del “peccato originale”, ci porterà  verso una nuova era (la Terza Epoca) e verso la religione dello spirito. Il mondo non ha ancora visto un’epoca religiosa della creatività . Il mondo conosce soltanto un’epoca della Legge dell’Antico Testamento e un’epoca della Redenzione del Nuovo Testamento. Le tre epoche della rivelazione divina nel mondo non sono altro che le tre epoche della rivelazione dell’uomo. Nella prima epoca ò portato alla luce il peccato e viene rivelata una naturale forza divina; nella seconda l’uomo si fa figlio di Dio ed appare così la redenzione; nella terza, infine, si rivela la divinità  della natura creativa dell’uomo ed il potere divino diventa potere umano. La visione berdjaeviana dell’umanità  supera la distanza tra uomo e Dio attraverso l’atto creativo, visto come un processo di divinizzazione. La terza rivelazione dello spirito non avrà  nessun testo sacro, non ci sarà  nessuna voce dall’alto; sarà  compiuta nell’uomo e nell’umanità  â€“ sarà  una rivelazione antropologica, uno svelamento della “Cristità â€ dell’uomo. L’alba dell’epoca religiosa della creatività  sarà  anticipata da una profonda crisi della creatività  stessa. L’atto creativo produrrà  nuovo essere e nuove realtà  piuttosto che valori o culture differenti; nella creazione la vita non verrà  soffocata. La creatività  umana continuerà  la Creazione, rivelerà  l’unione della natura umana col Creatore. Si arriverà  così al passaggio del Soggetto nell’Oggetto e sarà  ristabilita la loro identità . Tutti i grandi artisti possono presentire questa svolta. Proprio oggi, all’interno della cultura e dei suoi diversi ambiti, si può notare come stia maturando una crisi della creatività .

  • Filosofia del 1900

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