Sed (saepe enim redeo ad Scipionem, cuius omnis
sermo erat de amicitia) querebatur, quod omnibus in rebus homines diligentiores essent; capras et oves quot quisque haberet,
dicere posse, amicos quot haberet, non posse dicere et in illis quidem parandis adhibere curam, in amicis eligendis neglegentis
esse nec habere quasi signa quaedam et notas, quibus eos qui ad amicitias essent idonei, iudicarent. Sunt igitur firmi et
stabiles et constantes eligendi; cuius generis est magna penuria. Et iudicare difficile est sane nisi expertum; experiendum
autem est in ipsa amicitia. Ita praecurrit amicitia iudicium tollitque experiendi potestatem.
Versione tradotta
Ma (ed ecco io torno spesso a Scipione, i cui discorsi erano
sempre sull'amicizia) si lagnava che in tutte le cose gli uomini fossero più diligenti; che capre e pecore, quante uno ne
avesse lo poteva dire; quanti amici avesse, no; e che nel procurarsi quelle, sì che uno metteva impegno; nello scegliere gli
amici, invece, sera negligenti e non si badava a segni e indizi, da cui si discernessero quelli che fossero degni di amicizia.
Si devono perciò scegliere uomini di carattere, non volubili, costanti; della qual specie d'uomini v'è gran penuria.
Certo è difficile giudicare senza aver fatto la prova; ma la prova si deve farla quando già si è amici. Così l'amicizia
precorre il giudizio e toglie la possibilità di far prima la prova.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Marco Tullio Cicerone
- Cicerone