Ritratto di Dante - Studentville

Ritratto di Dante

Tema svolto sulla figura di Dante.

Dante nasce nel 1265 a Firenze, da una famiglia di media nobiltà. Alla morte del padre tocca a lui amministrare i beni della famiglia, pertanto non avendo bisogno di  lavorare per vivere si avvicina ai letterati e ai preti del tempo. I punti di riferimento per Dante sono i poeti come Brunetto Latini e i poeti che lui stesso chiamerà il “Dolce stil novo” in particolare il suo amico fraterno Guido Cavalcanti. I due episodi più significativi della vita di Dante sono: l’incontro con Beatrice e l’esilio.
Dante vede Beatrice come un angelo che con la sua bellezza anticipa la beatitudine del paradiso, riprendendo così il tema del Dolce stil novo.
Del suo tormentato rapporto d’amore con Beatrice parlerà nella “Vita nuova” nella quale racconterà di averla vista per la prima volta all’età di nove anni e di averla incontrata nuovamente nove anni dopo.
Per nascondere il suo amore agli occhi indiscreti della gente, finge di corteggiare altre donne. Beatrice offesa da quell’atteggiamento nega il saluto a Dante ma questi decide di dedicarsi completamente alla lode di lei.
Alla morte di Beatrice per uscire dallo sconforto si dedica completamente alla politica e alla filosofia.
Altra esperienza fondamentale è l’esilio; in una Firenze lacerata dagli scontri tra le varie fazioni, Dante crede di poter riportare la pace tra Guelfi Neri e i Guelfi Bianchi, alleandosi con i Banchi.
Nel 1301 è costretto a mandare in esilio Guido Cavalcanti considerato uno dei capi più violenti delle fazioni.
Grazie ad un colpo di stato propiziato dal Papa, i Guelfi Neri salgono al potere; Dante viene accusato di opposizione al Papa e di essersi impossessato del denaro pubblico e viene condannato a sua volta al pagamento di una multa e a due anni di confino.
Dante si rifiuta di presentarsi a Firenze e viene condannato in contumacia al rogo. Da questo momento Dante viene tagliato fuori dalla vita sociale e politica della città.
Convinto di aver subito un’ingiustizia, iniziò a guardare con occhi diversi alla politica fiorentina altamente corrotta.
Successivamente grazie ad un’amnistia ebbe il permesso di ritornare in patria, con la condizione di ammettere le proprie colpe, ma ritenendosi innocente preferì non accettare questa possibilità, restando fuori dalla città che prima lo aveva lodato e poi lo aveva cacciato ingiustamente.
Nonostante tutto la voglia di ritornare nella sua Firenze restò forte, ma per fare questo e per riportare la stabilità nella città credeva che i due poteri fondamentali dovevano essere ben distinti: un imperatore con il compito di amministrare la giustizia e un Papa con il compito di curare la vita spirituale dei cittadini.
Dante inoltre pensava che tutto ciò potesse avverarsi grazie all’ascesa di un nobile, Arrigo VII, al quale dedica il “De Monarchia”.
Durante l’esilio si dedicò completamente alla letteratura filosofica e scientifica, lasciandosi alle spalle l’esperienza stilnovistica.
Nel “De voulgari eloquentia” fa un confronto tra il volgare e il latino, esprimendo la sua preferenza per la lingua volgare.
Infine si dedicò alla stesura della “Divina Commedia” divisa in cantiche, ciascuna composta da 33 canti. Nella “Commedia” Dante parla di un viaggio immaginario di sette giorni attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso, in ognuno di questi luoghi Dante incontrò una guida, nei primi due viene accompagnato da Virgilio, mentre nel Paradiso dalla figura angelica di Beatrice.
Dante muore a Ravenna, considerato da tutti il padre della lingua italiana.

  • Temi e Saggi

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti