Tesina - La crisi della verità  tra scienza e filo - Studentville

Tesina - La crisi della verità  tra scienza e filo

il percorso tratta della crisi dell'idea di verità in ambito filosofico e scientifico nel passaggio tra '800 e '900. sono analizzate anche le ripercussioni in ambito artistico e letterario

Tesina: Umanistica[br] Di: Francesco S. [br] Tipo Scuola: Liceo Scientifico [br][br] [b]Abstract:[/b] [br]Nella storia della filosofia occidentale delle origini, vale a dire in quella antica e quella medioevale, il concetto di verità era riassumibile nella seguente definizione: la Verità coincide con l’Essere ("vero est ens" scriveva Tommaso d’Aquino). L’Essere è ciò che permane ("è un tutto immobile e imperituro" scriveva Parmenide) nel divenire del mondo ed è questa condizione quella che permette all’uomo di indagare su di esso, poichè se non sfuggisse al fluire delle cose sarebbe impossibile fissarlo in una teoria. Inoltre grazie a Platone abbiamo una prima teorizzazione della coincidenza tra Vero, Buono e Bello, tutti attributi dell’Essere. Nell’antichità e nel medioevo quindi è la metafisica che, secondo la definizione di Aristotele, come "scienza delle cause prime" conduce alla conoscenza della Verità. Questa concezione è andata modificandosi nel corso della storia moderna arrivando a sentenziare, in modo definitivo con il pensiero kantiano, l’inconoscibilità dell’identità, dell’essenza delle cose e limitando la conoscenza "certa" al solo fenomeno, a ciò che appare e che si può afferrare. La metafisica non è fonte di conoscenza, la verità perde la "v" maiuscola e ,venendo sempre più a coincidere con i risultati che la scienza può ottenere, il metodo con cui questa a noi si svela è quello sperimentale che fu per primo applicato da Galileo Galilei. Infine le tre grandi filosofia dell’800, idealismo, marxismo e positivismo, hanno modificato ulteriormente l’idea di verità ponendola, attraverso diversi sistemi, in identità con i fatti storici. Ma è con Schopenhauer e successivamente con Nietzsche che questo caposaldo della filosofia occidentale subirà il colpo mortale lasciando spazio al nichilismo. Nella sua opera principale, "Il mondo come volontà e rappresentazione" Arthur Schopenhauer (1788-1860) mostra di accettare la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno ma dimostra come il primo non possa essere conosciuto con certezza dal soggetto. Scrive infatti: "il mondo è una mia rappresentazione: ecco una verità valida per ogni essere vivente", il fenomeno è una rappresentazione che avviene nella coscienza del conoscente e ,stando così le cose, l’oggetto di conoscenza viene negato nella sua fattualità poichè è dato solamente nella coscienza del singolo

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