Tesina - Morire per delle idee va bene. Ma di mort - Studentville

Tesina - Morire per delle idee va bene. Ma di mort

lavoro dedicato all'intramontabile de andrè.

Tesina: Umanistica[br] Di: Valentina L. [br] Tipo Scuola: Liceo Scientifico [br][br] [b]Abstract:[/b] [br]Ciò che vorrei esprimere con tale tesina non è unicamente l’amore che provo per il cantautore Fabrizio De Andrè, fattore estremamente personale ed ovvio. Vorrei esprimere, invece, l’estrema attuabilità (ed attualità), ai giorni d’oggi ed in ogni campo esistenziale, della voce di tale verseggiatore in musica. La sua canzone, pura poesia, seppur spesso declassata in tal senso dai critici letterari, ha costantemente un occhio di riguardo per gli umili. Egli dipinge nelle proprie opere un quadro sociale, quasi una “commedia umana”, dei suoi tempi, dedicando un particolare riguardo ai vinti di ogni classe sociale. Ed in questo il pensiero di De Andrè parrebbe assimilabile a quello di Verga, se i due non differissero così tanto nell’ideologia. Verga vuole sondare la società, indagarla affondo secondo il criterio della “lotta per la vita”, escludendo la mediazione della compassione per i “suoi” vinti. A parlare, in De Andrè, è invece la sua profonda umanità (molto più simile alla poetica di Zola, dunque, che con uno spirito spiccatamente socialista non esita a dipingere anche gli aspetti più degradati delle umili realtà che descrive): egli vuole dar voce a chi non l’ha, o non può averla, schiacciato suo malgrado dalle dinamiche sociali (ed in questo potrebbe causare la rimembranza dei lacci e degli impedimenti che imbrigliano l’uomo nella trappola della vita, concetto tipicamente Pirandelliano). Anche le prostitute, spesso protagoniste delle sue opere, seppur nascoste dietro abili figurazioni (La canzone di Marinella ne è un illustre esempio), trovano dignità nelle sue canzoni, come molti altri emarginati e ribelli, miseri unicamente nella condizione, rigidamente assegnata loro dalla società informe. Estremamente significativo è il fatto che De Andrè muova i suoi primi passi nella ormai celebre Via del Campo, strada proibita poiché luogo di contrabbando e meretricio, ma proprio in nome di tali attività illecite, profondamente affascinante ed inspiratoria. Ma è in quel ghetto, e nell’eco che di esso si ode in molteplici suoi componimenti, che prende forma la solidarietà di De Andrè nei confronti dell’umanità respinta di prostitute, diseredati, minoranze etniche che quivi risiedono. Tornando a trattare della dimensione letteraria della canzone deandreiana, numerosi critici hanno espresso il proprio parere riguardo la questione dell’annoverare o meno Fabrizio De Andrè, definibile propriamente un cantautore, nel numero dell’eletta schiera dei poeti. C’è sullo sfondo della questione un pregiudizio secondo cui il poeta possiede un quid qualitativo che lo pone su un gradino superiore rispetto allo scrittore di testi destinati al mondo della canzone.

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