Josò Ortega y Gasset nasce a Madrid il 9 maggio 1883. Il padre era direttore de “El Imparcial”, giornale di orientamento liberale. Studia dai gesuiti e in seguito all’Istituto di Studi Superiori di Deusto (Bilbao). A Madrid torna per proseguire gli studi universitari e si laurea in filosofia nel 1904, con una tesi su “Los terrores del an-o mil” (“I terrori dell’anno mille”). L’anno precedente, intanto, aveva conosciuto il filosofo spagnolo Unamuno. L’anno successivo alla laurea, si trasferisce in Germania: si iscrive all’Università di Lipsia, poi di Berlino e, successivamente, a Marburgo, fu discepolo dei neokantiani Hermann Cohen e Paul Natorp. Nel 1907 torna nella sua città natale per insegnare presso la Scuola Superiore del Magistero e si sposa con Rosa Spottorno. Il 1910 ò l’anno della sua nomina di professore di metafisica all’Università Complutense di Madrid e tra gli studenti ascoltava le sue lezioni Maria Zambrano, che comparirà ben presto nel panorama filosofico ed intellettuale. Da questi anni inizia la sua intensa attività intellettuale divisa tra le sue aule e il periodico del padre, fino a quando, nel 1923, lo stesso anno del colpo di stato con cui prese il potere il dittatore Primo de Rivera, fonda la “Revista de Occidente”. Fu proprio a causa della sua avversione ai tentativi di politicizzazione della vita universitaria, che Ortega rinunciò alla cattedra per protesta: era il 1929. Allo scoppio della guerra civile del 1936, Ortega va, come molti altri, in esilio: dapprima a Parigi e nei Paesi Bassi e in seguito, constatando che la guerra civile non si avviava ad una rapida soluzione, in Argentina e quindi in Portogallo. Ma nel 1945, dopo varie negoziazioni e con la costernazione di amici e discepoli, fa ritorno a Madrid, grazie al permesso del governo franchista e riottiene la cattedra. Nel 1948, fonda con il suo allievo Julian Marias, l’Istituto de Humanidades in cui esercita la docenza. Muore a Madrid il 17 ottobre 1955. Autore prolifico, a cavallo tra il pragmatismo e l’esistenzialismo, la maggior parte della sua opera consiste in saggi e articoli sui periodici, che Ortega considerava come mezzi adeguati per la creazione di un clima intellettuale collettivo e per introdurre il pensiero europeo in Spagna. Tra le sue opere: “Meditazioni sul Chisciotte” (1914), “Spagna invertebrata” (1921), “Il tema del nostro tempo” (1923), “La disumanizzazione dell’arte” (1925), “Cos’ò la filosofia? ” (1929). Di risonanza internazionale “La ribellione delle masse”, del 1930 e i saggi: “Intorno a Galileo” (1933), “Storia come sistema” (1936) e “Idee e credenze” (1940). Del 1940 ò anche “Sulla ragione storica” e del 1949 “Meditazioni d’Europa” e “L’uomo e la gente”.
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