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Antonio de Curtis: biografia di Totò

La biografia di Antonio de Curtis, in arte Totò, artista tragicomico straordinario. Scopriamo insieme la vita di una delle eccellenze artistiche italiane.

ANTONIO DE CURTIS: BIOGRAFIA DI TOTÒ. Uno fra i maggiori attori italiani del '900 è stato indubbiamente Antonio de Curtis, in arte Totò, una delle eccellenze artistiche del nostro panorama cinematografico e artistico, così bravo da essere accostato a mostri sacri mondiali tra cui Charlie Chaplin e i fratelli Marx. È ritenuto il più grande e popolare comico italiano di sempre. Conoscete la sua vita e le sue opere? Oggi approfondiremo la biografia di Totò, nell’anno in cui cade l’anniversario della sua morte, avvenuta nel 1967: la vita di un genio che ha dedicato la sua vita ad uno dei suoi più grandi amori, il cinema e il teatro, consegnandoci un patrimonio culturale immenso ed eterno.

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BIOGRAFIA DI TOTÒ: IL GENIO DI NAPOLI. Antonio de Curtis, in arte Totò, nasce a Napoli, nel rione della Sanità, il 15 febbraio 1898, da una relazione clandestina tra il marchese De Curtis e la signora Anna Clemente. Precoce fin da piccolo e stravagante, già all’età di 8 anni mostrò i primi segnali del suo immenso talento: per  strada il piccolo Totò spiava persone eccentriche e cercava di imitarle a scuola, intrattenendo i compagni di classe con piccole recite. Queste sue spiccate doti preoccuparono sin da subito la mamma, che riteneva disdicevole avere un figlio artista. Cercò di convincerlo a diventare prete, facendogli fare il chierichetto, ma i suoi propositi furono vanificati dal fuoco artistico innato di Antonio. L'amore per il teatro è causa del suo abbandono scolastico. Fra l'altro, nel collegio dove studiava venne colpito con un ceffone da un precettore, che gli deviò il setto nasale. In seguito questo difetto determinerà l'atrofizzazione della parte sinistra del naso e quindi quella particolare asimmetria che caratterizza il volto del comico in maniera così inconfondibile. Più tardi, con il consenso dei parenti, iniziò a esibirsi in teatrini napoletani, in cui incontrò Eduardo e Peppino De Filippo. A soli sedici anni si arruolò come volontario nell'esercito, in cui ben presto si trovò però a soffrire per le differenze gerarchiche che quella carriera comporta. Da quanto racconta la leggenda sembra che sia stata proprio l'esperienza nell'esercito a ispirargli il motto "Siamo uomini o caporali?".
 

VITA DI ANTONIO DE CURTIS: LA CARRIERA, IL GRANDE AMORE PER LILIANA E LE ALTRE DONNE DELLA SUA VITA. La carriera di Antonio De Curtis prese il volo dopo il trasferimento a Roma con tutta la famiglia: il marchese Giuseppe De Curtis lo aveva riconosciuto come figlio e aveva sposato intanto sua madre. Il primo a credere nel suo talento fu l’impresario Jovinelli, proprietario dell’omonimo teatro romano. Totò ricevette un discreto consenso di pubblico, mentre quello definitivo avvenne quando si esibì al Teatro Sala Umberto I. Da quel momento in poi il passo fu breve e si fece conoscere anche a livello nazionale. La vera consacrazione avviene a Napoli, in particolare grazie agli spettacoli della rivista "Messalina" (accanto a Titina de Filippo). La sua fama di artista cresceva parallelamente a quella di sciupa femmine: Totò ebbe numerosissime avventure sino a quando non vide una foto di Liliana Castagnola, e si invaghì della donna: approfittando della sua presenza a un spettacolo teatrale, conquistò la ragazza. Tra i due nacque una vera e grande storia d’amore. Purtroppo, però, ben presto scoppiò una grandissima gelosia nella coppia, alimentata dalle cronache mondane che insinuavano tradimenti da parte di entrambi quando erano distanti per lavoro. Questa situazione portò al logorio della relazione e al successivo suicidio di Liliana nel 1930. Fu Totò a trovare il corpo: sconvolto per questa enorme perdita decise di conservare il fazzoletto sporco di rimmel che, probabilmente, Liliana usò per asciugarsi le lacrime prima di ingerire un intero tubetto di sonniferi e promise che, qualora avesse avuto in futuro una figlia, l’avrebbe chiamata Liliana, in suo onore. In effetti, dopo qualche anno Totò ebbe una figlia da Diana Rogliani, che chiamò, appunto, Liliana. La relazione con Diana destò all’epoca un grandissimo scalpore: la ragazza era ancora sedicenne. Totò e Diana Rogliani convolarono a nozze nel 1935 e rimasero sposati sino al 1939, fino a quando non si separarono. In seguito Totò conobbe Franca Faldini, dopo averla vista sulla copertina di un rotocalco: incurante dei 33 anni di differenza di età, telefonò alla Faldini e la invitò a cena. La giovane accettò e dopo un mese la coppia annunciò il fidanzamento ufficiale, creando l’ennesimo scalpore. La loro storia durò sino alla morte di Totò, e i due mai si sposarono. Dalla Faldini Totò ebbe un figlio nato prematuro, che morì dopo alcune ore. Totò, distrutto dal dolore, si chiuse in casa per settimane e solo l’amore per il cinema lo salvò.
 

BIOGRAFIA DI TOTÒ: LA MALATTIA E LA MORTE. Nel 1957 Totò ebbe una broncopolmonite virale e sempre in quell’anno iniziarono a manifestarsi i primi segni della malattia alla vista che lo porterà alla semi cecità. Da quel momento in poi fu costretto a indossare un paio di occhiali scuri, che toglieva solo sul set. Nonostante non vedesse quasi nulla, non mostrava nessuna titubanza quando girava scene. A tal proposito egli affermava che appena sentiva il ciak dell’inizio dell’azione lui vedeva tutto. Totò, dopo una carriera straordinaria, morì a Roma il 15 aprile 1967. La tomba di Totò si trova nel Cimitero di Santa Maria del Pianto a Napoli. La salma vi fu deposta il 17 aprile del 1967.
 

VITA DI TOTÒ: FILMOGRAFIA E ALTRE OPERE. Totò, soprannominato “ Il principe della risata”, è stato un attore teatrale in circa 40 rappresentazioni, un attore cinematografico in 97 film, un attore televisivo di nove telefilm intitolati TuttoTotò e ha partecipato a nove caroselli pubblicitari e ad altri 7 mai trasmessi. Note le sue apparizioni televisive nei programmi Il Musichiere e, soprattutto, in Studio Uno con Mina. Totò ha scritto 64 poesie, 40 canzoni e ne ha interpretate 36. Il successo popolare è eccezionale ed indiscutibile, ma la stampa non gli risparmia critiche più o meno giustificate: però per molti anni Totò fu padrone del palcoscenico, recitando accanto ad attori famosissimi quali Anna Magnani e i fratelli De Filippo, in molte riviste di successo, continuando poi la sua carriera, com'è fisiologico, anche nel mondo del cinema. Già nel 1937 aveva debuttato nel cinema con "Fermo con le mani" e fino al 1967 interpreterà circa un centinaio di film. Fra i riconoscimenti ottenuti nella settima arte si possono citare la Maschera d'argento (nel 1947), cui fa seguito nel 1951 il Nastro d'argento per l'interpretazione nel film "Guardie e ladri" di Steno e Monicelli. Nel 1966 il sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici gli assegna il secondo "Nastro d'argento" per l'interpretazione del film "Uccellacci e uccellini", di Pier Paolo Pasolini, un grande intellettuale a cui si deve per certi versi lo "sdoganamento" di Totò. Per questo film Totò riceve anche una menzione speciale al Festival di Cannes. Ormai quasi cieco partecipa al film "Capriccio all'italiana" in due episodi: "Il mostro" e "Che cosa sono le nuvole" (sempre di Pier Paolo Pasolini). Totò scrisse anche diverse canzoni, fra cui la celeberrima "Malafemmena". Pubblica anche una raccolta di poesie "'A livella", che fa seguito alla biografia "Siamo uomini o caporali?" di alcuni anni prima.

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(Foto: Totò lascia o raddoppia, courtesy of Titanus, Athena Cinematografica)

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