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Come capire e studiare Schopenhauer

Come si studia Schopenhauer? Ecco la guida per capire meglio il pensiero di questo filosofo!

COME CAPIRE E STUDIARE SCHOPENHAUER

 Arthur Schopenhauer (1788-1860) è uno tra i filosofi che in genere si portano all’esame di Maturità, ed è ricordato dalla maggior parte degli studenti in quanto si collega a Leopardi, per il suo pensiero sulla condizione umana. Affascinante come del resto tutti gli autori che hanno una visione non molto positiva della realtà, Schopenhauer però resta oscuro in alcuni punti del suo pensiero. Non ci resta allora che rimediare subito, e proseguire con questa semplice guida su come capire e studiare Schopenhauer. Cominciamo!29

Non perderti: Arthur Schopenhauer: riassunto del pensiero del filosofo

ARTHUR SCHOPENHAUER: RIASSUNTO VITA

 Filosofo della prima metà dell’Ottocento, Schopenhauer vive in un periodo in cui è ancora forte l’influenza dell’Idealismo e si afferma il Positivismo. Egli riduce la realtà a manifestazione dell’Idea, e afferma che la realtà è infinita, identificandola con un’irrazionale volontà cosmica e non con la ragione. Afferma poi che il mondo non è un campo di affermazione della scienza, poiché in esso c’è un fondo non razionale. Infine, in questo filosofo resta dramatico il senso dell’esistenza dell’uomo: egli si chiede se la vita sia qualcosa, rispetto alla cieca forza che domina il cosmo, o se invece non sia altro che un breve episodio, guardando al nulla da cui trae origine e a cui è destinata.

SCHOPENHAUER: LA LIBERAZIONE DALLA VOLONTA’ DI VIVERE

La tesi principale di Schopenhauer è che la realtà sia costituita da una forza cieca e irresistibile, presente ovunque, che non è riducibile alla ragione. Da qui teniamo bene in considerazione il fatto che Schopenhauer vada contro la tesi che la realtà sia razionale e che l’uomo possa avanzare con la via della conoscenza e del controllo razionale della realtà.

La voluntas. Secondo Schopenhauer dunque esiste un principio infinito che si colloca al di là della ragione, più forte della ragione: la voluntas (volontà). Allora, dobbiamo lacerare il “velo di Maya”, che ci imprigiona nella convinzione illusoria della razionalità del mondo, e cogliere la realtà, vale a dire la volontà oltre l’apparenza e l’inganno.

Come arrivare al mondo nascosto? Attraverso il corpo, con il quale avvertiamo in noi stessi la presenza della voluntas. L’obiettivo di Schopenhauer a questo punto è eliminare il corpo, l’istinto e la volontà, fino a sopprimere completamente la volontà di vivere. Perché? Perché la vita, dominata dalla volontà di vivere, oscilla tra desiderio, dolore e noia.

Il primo obiettivo di un’ascesi che deve condurre ad annullare nell’uomo la volontà di vivere è l’istinto sessuale, percepito come forza potente.

La via di liberazione dalla volontà ricorda non solo il misticismo cristiano, ma anche la religione indiana, i cui fondamenti sono stati diffusi in Europa proprio grazie a Schopenhauer.

Negando la volontà, l’uomo può raggiungere finalmente uno stato di pace, di tranquillità e di felicità.

SCHOPENHAUER: IL MONDO COME RAPPRESENTAZIONE

Colleghiamo a questo punto il nostro filosofo a Kant: Schopenhauer infatti riconosce che Kant ha effettuato la più grande rivoluzione della filosofia. Il merito più grande è stato quello di aver distinto il fenomeno dalla cosa in sé: il fenomeno è conoscibile, il noumeno è inconoscibile. La stessa cosa era stata espressa nel libro dei Veda (testo della religione indiana), in cui il mondo viene rappresentato come illusione, velo alla realtà.

Il pensiero di Schopenhauer è un’interpretazione e uno sviluppo della teoria kantiana del mondo fenomenico: egli afferma “il mondo è una mia rappresentazione”. Il mondo circostante non esiste se non come rappresentazione, cioè sempre e soltanto in relazione con un altro essere.

Come costruisce le rappresentazioni il soggetto?

 Per costruire le rappresentazioni il soggetto utilizza forme a priori, cioè funzioni di ordinamento dell’esistenza:

  • tempo: la successione in cui le rappresentazioni si manifestano
  • spazio: la posizione che ciascuna cosa rappresentata ha rispetto alle altre
  • causalità: la proprietà che le singole cose hanno di agire e produrre effetti

Tali forme provengono dall’intelletto, il quale è intuitivo, cioè capace di intuire il fondamento causale che sussiste tra le rappresentazioni.

La conoscenza delle cose particolari, definite da spazio, tempo e causalità, è quello proprio della scienza, che si limita a descrivere l’ordine causale in cui i fatti del mondo si presentano.

Fuori dalla fenomenicità e illusorietà del mondo è l’uomo, in quanto soggetto da cui dipendono tutte le rappresentazioni: il soggetto non è rappresentazione, ma attività del rappresentare. Non esiste alcun oggetto senza soggetto, ma non esiste alcun soggetto senza un oggetto.

SCHOPENHAUER: LA VOLONTA’ E LA CONDIZIONE UMANA 

 Il velo di MayaPer Schopenhauer il noumeno è una realtà esistente al di là dei fenomeni, è volontà che si nasconde dietro ai fenomeni e può essere avvertita. Invece, i fenomeni sono solo illusione, apparenza, manifestazione di questa volontà. Riprendendo un’immagine del pensiero indiano, Schopenhauer dice che il mondo è un ingannevole velo di Maya che copre le cose e che occorre lacerare per scoprire la realtà così com’è. La vita allora è un sogno, ed è impossibile distinguere il sogno dalla veglia.

Il mondo come volontà. Ma come è possibile lacerare il velo di Maya? A differenza di Kant, Schopenhauer sostiene che l’uomo sia in grado di dire che cosa sia la realtà in sé delle cose.

L’uomo non è solo un puro soggetto conoscente, la conoscenza stessa è radicata nel corpo. Il corpo è dato all’uomo in due modi:

  • come oggetto, dunque come rappresentazione
  • come qualcosa di immediatamente conosciuto, volontà

Infatti, se ci immergiamo all’interno del nostro corpo, scopriamo un tumulto di desideri, una brama di vivere, uno sforzo e una tensione che il filosofo identifica proprio con la volontà.

Il corpo è la manifestazione della volontà: l’atto volitivo e l’azione del corpo sono una cosa sola. L’azione del corpo infatti è l’atto della volontà oggettivato, divenuto visibile all’intuizione. Ogni atto della volontà è un atto fenomenico del corpo, e ogni azione sul corpo è anche azione sulla volontà. La voluntas è la cosa in sé, il noumeno kantiano.

Ma quali sono i caratteri di questa volontà come cosa in sé?

 Poiché è fuori dal principio della ragione, che opera sul dominio della rappresentazione, alla volontà è estranea la pluralità. Essa è una, eterna, libera, dato che non è l’effetto di una causa. Questa libertà non si trasmette ai fenomeni e neppure all’uomo. Dunque, solo la volontà è libera, e considerata in se stessa è un impulso incosciente, cieco e irresistibile: è assoluta irrazionalità. Dire volontà e volontà di vivere è la stessa cosa, perché la vita è la manifestazione della volontà. La volontà non tende a qualcosa di definito: è assenza di ogni finalità, vuole solo se stessa eternamente. Infine, non è né buona né cattiva.

L’oggettivazione della volontà: le idee

Individuiamo allora la volontà come una forza diffusa in tutti gli altri corpi, come l’intima essenza della natura intera. In pratica, la stessa forza che percepiamo in noi stessi viene avvertita anche nei processi della natura organica e inorganica, come l’istinto negli animali, l’impulso delle piante di crescere e di materia inorganica di formare un cristallo. La volontà si manifesta in gradi diversi di realtà, ognuno dei quali costituisce come un eterno modello nel quale la volontà cosmica si fissa.

Questi gradi di oggettivazione sono le Idee platoniche, dunque forme eterne o modelli. I gradi fondamentali della natura, nei quali la volontà cosmica si oggettiva, sono quelli:

  • della natura inorganica
  • della natura organica
  • dell’uomo, dove la volontà diventa cosciente

L’idea si presenta sempre allo stesso modo negli innumerevoli fenomeni naturali, e questa costanza nell’apparire è la legge naturale.
Ogni fenomeno della natura sostiene una lotta continua, per cui l’universo è tensione, sforzo, lotta e sopraffazione. Gli esseri lottano e si distruggono a vicenda, e attraverso questa lotta l’idea di grado superiore si afferma su quella di grado inferiore.

La vita tra dolore e noia

 L’origine dell’infelicità umana sta nel fatto che la volontà è in sé infinita, onnipotente, ma si oggettiva in esseri finiti che non possono realizzare questa volontà infinita. Ciascuno di questi esseri allora è mancanza, bisogno. La volontà continua a vivere e operare negli esseri spingendoli ad una continua affermazione di sé, alla lotta contro tutti. La tendenza di fondo è l’autoconservazione, quindi la sopraffazione. L’uomo si illude di essere libero, in realtà compie delle scelte spinto dalle cieche pulsioni della volontà che vive in lui. L’uomo allora è uno strumento della volontà. Essa ci illude che la vita sia un bene e che l’amore sia un bene ma solo per la conservazione della specie umana.

L’amore è illusione e dietro ogni sentimento c’è il desiderio di accoppiamento: si tratta di un atto biologico, sessualità, momento di piacere temporaneo e finalizzato alla riproduzione della specie.

Non esiste un fine nella storia, non esiste progresso, ma solo un destino cieco e irrazionale, un ripetersi di vicende senza senso.

La volontà non può mai soddisfare pienamente se stessa, altrimenti cesserebbe di volere e non sarebbe più volontà, dunque non esisterebbe il mondo, che è una sua manifestazione.

La nostra vita è dunque dolore, poiché mossa da un desiderio incessante e da un perenne stato di insoddisfazione. Il piacere è la cessazione del dolore, e dopo che è stato appagato un desiderio, ha termine anche il piacere. Ci saranno allora un nuovo bisogno, un nuovo desiderio e una nuova pena all’infinito.

Soddisfatto un desiderio, se non ne subentra un altro, interviene la noia, che è peggiore del dolore. Secondo una celebre espressione di Schopenhauer, la vita dell’uomo “oscilla come un pendolo, di qua e di là, tra il dolore e la noia”.

Al vivere si accompagna sempre il morire, anzi, la vita è solo un rinvio della morte. La vita allora appare priva di senso, ma una speranza c’è per liberarsi dal dolore: le vie della liberazione dalla volontà di vivere.

SCHOPENHAUER: LE VIE DELLA LIBERAZIONE UMANA. L’arte

L’arte è una conoscenza delle Idee, e, al contrario della scienza, è conoscenza disinteressata. Essa contempla e riproduce le essenze universali, le forme eterne che trascendono il tempo e lo spazio e che sono prodotte dalla volontà cosmica. Il suo scopo è la comunicazione della conoscenza delle Idee. Nell’arte l’oggetto è staccato da ogni determinazione spazio-temporale, per cui è puro. Il soggetto di questa conoscenza è il puro soggetto conoscente, libero dalla volontà: attraverso l’arte l’uomo si perde nella contemplazione di un oggetto, dimentica la sua volontà, non è asservito ai bisogni della volontà, ma diviene puro conoscente.

L’arte è opera del genio, frutto della sua enorme potenza intellettuale che lo fa sprofondare dell’oggettività pura dell’Idea. Il genio viene contrapposto all’uomo ordinario, che è prodotto industriale con scopi esclusivamente utilitaristici.
Il genio, operando con la fantasia non si identifica con essa, ma attraverso questa contempla la realtà della Idee, che comunica attraverso l’arte. Contemplando e comunicando, egli genera in noi il piacere estetico, che libera dalla soggezione alla volontà, liberandoci dal bisogno, dai desideri, dunque dal dolore. Contemplando un’opera d’arte siamo presi da un senso di piacere, come in una pratica ascetica. Le forme artistiche che consentono maggiormente di liberarsi dalla volontà sono la tragedia e la musica, la forma artistica per eccellenza, che tocca i sentimenti più intimi delle persone.

L’etica

 L’arte però libera temporaneamente dalla volontà, mentre una forma più compiuta di liberazione è l’etica. Contro i motivi di desiderio l’etica propone all’uomo dei “quietivi” della volontà, cioè dei motivi che permettono di placarla. Questo atto avviene superando l’egoismo. L’etica si afferma come giustizia, come negazione della pratica della sopraffazione dell’uomo da parte dell’uomo. Con la bontà ci si eleva all’amore per il prossimo, e questo si perfeziona nella compassione, cioè il riconoscimento di un comune destino di dolore in ogni essere. La compassione è il momento più alto dell’etica perché si basa su un sentimento, cioè su un’esperienza con cui com-patiamo, cioè sentiamo insieme le sofferenze del prossimo come se fossero nostre.

L’ascesi

 Ma la compassione non basta! Questa non riesce ad annullare del tutto la volontà e dunque il dolore. Allora interviene l’ascesi ad annientare completamente la volontà. Con questa, il mondo si annulla per l’individuo. L’ascesi è negazione dell’essere, il rifiuto di attaccarsi a qualsiasi realtà.

Come arrivare all’ascesi totale?

Il primo passo dell’ascesi è una libera e perfetta castità, la negazione totale dell’istinto sessuale, la più precisa affermazione della volontà. Da qui poi si passa al rifiuto delle ricchezze, dunque ad una povertà volontaria, al digiuno, all’autoflagellazione. La morte è salutata da lui con gioia e accolta festosamente come una liberazione sospirata.

? Attenzione! La negazione non giunge al suicidio, perché esso è sempre un atto di volontà.

L’ascesi di Schopenhauer è pura indifferenza verso il mondo, svuotamento e annichilimento della volontà: è volontà (noluntas), cioè puro nulla.
Schopenhauer conclude dicendo che chi è ancora irretito dal mondo fenomenico, cioè dalla voluta, avverte l’ascesi come un nulla, mentre l’asceta considera il nulla, in cui finalmente si immerge, come un oceano di pace, di assoluta quiete, un riposo infinito e totale dell’anima.

Ricapitoliamo: come capire e studiare Schopenhauer

 Ora che abbiamo letto tutto il procedimento filosofico di Schopenhauer, non ci resta che imprimere bene i concetti nella mente, facendo attenzione ad una serie di accorgimenti:

  1. Ricordiamo il contesto filosofico di Schopenhauer e soprattutto l’influenza del pensiero di Kant
  2. L’obiettivo del filosofo è eliminare la voluntas, causa del dolore umano
  3. A questo punto, facciamo attenzione alla distinzione tra mondo fenomenico e noumeno
  4. Cerchiamo di capire come la volontà si manifesta nella realtà fenomenica
  5. Passiamo allora al capire perché la vita umana è dolore e noia
  6. Analizziamo le 3 vie di liberazione: arte, etica, ascesi, fino ad arrivare alla noluntas
  7. Adesso non dobbiamo fare altro che imparare bene i concetti ed esporli in modo corretto e ordinato!

 

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