Competenze di base, il sud arretra in terza media ma recupera alle superiori secondo Istat

Competenze di base, il Sud arretra in terza media ma recupera alle superiori secondo Istat

Istat: il 41,4% degli studenti in terza media non raggiunge livelli sufficienti in italiano, il 44,3% in matematica. Divari territoriali significativi al Sud.
Competenze di base, il Sud arretra in terza media ma recupera alle superiori secondo Istat

I nuovi dati diffusi dall’Istat fotografano una situazione critica nelle competenze di base degli studenti italiani al termine della scuola secondaria di primo grado. Nell’anno scolastico 2024/25, il 41,4% degli alunni del terzo anno non raggiunge livelli sufficienti in italiano, mentre il 44,3% si attesta sotto la soglia nelle competenze matematiche.

Questi valori rappresentano un incremento significativo rispetto all’anno 2017/18, quando le percentuali erano rispettivamente del 34,4% per l’italiano e del 39,3% per la matematica.

I ricercatori dell’Istituto sottolineano come, dal 2021 – anno della riapertura post-pandemia – le percentuali siano rimaste sostanzialmente invariate. Questa stabilizzazione indica la difficoltà dei sistemi scolastici nel recuperare i livelli di apprendimento precedenti alla pandemia.

Il dato acquisisce particolare rilievo se si considera che essere “sotto la soglia” significa non possedere le competenze alfabetiche e numeriche considerate indispensabili per affrontare con successo il percorso formativo successivo.

Le differenze territoriali: Sicilia, Calabria e Sardegna sotto la soglia

I dati Istat evidenziano differenze territoriali significative nelle competenze alfabetiche e numeriche misurate al terzo anno della scuola secondaria di primo grado. La Sicilia registra la quota più elevata di studenti con competenze alfabetiche non adeguate, pari al 53,3%, seguita dalla Calabria con il 50,8% e dalla Sardegna con il 49,1%.

Il divario si accentua ulteriormente nell’ambito delle competenze numeriche. La Sicilia raggiunge il 62,0% di studenti che non raggiungono livelli accettabili in matematica, mentre la Calabria si attesta al 59,5% e la Sardegna al 57,9%.

L’ampiezza del divario rispetto alla media nazionale sottolinea la necessità di interventi mirati nelle regioni meridionali per sostenere il percorso di apprendimento degli studenti già nel primo ciclo scolastico.

Il paradosso meridionale agli esami di Stato e l’ipotesi di recupero

I dati Istat restituiscono un quadro apparentemente contraddittorio: proprio le regioni dove gli studenti mostrano le maggiori difficoltà al termine della scuola media registrano, agli esami di Stato, percentuali significativamente più alte di diplomati con il massimo punteggio. Calabria, Campania e Puglia si collocano infatti ogni anno ai vertici nazionali per numero di studenti che conseguono 100 o 100 e lode.

Il confronto con le basse competenze in terza media suggerisce che nel corso del quinquennio delle superiori avvenga un consistente recupero negli apprendimenti. Se in Calabria oltre il 50% degli studenti in uscita dalle medie non raggiunge livelli sufficienti in italiano e quasi il 60% in matematica, i risultati eccellenti agli esami finali indicano che qualcosa cambia nel percorso successivo.

Si tratta di un nesso che merita un’analisi più approfondita, per comprendere quali strategie didattiche, modelli organizzativi o interventi di sostegno permettano questo salto qualitativo e rendano possibili risultati così diversi rispetto alla partenza.

Le implicazioni per studenti e scuole: strategie da indagare

Il fenomeno del recupero al secondo ciclo richiede un’analisi approfondita delle strategie didattiche e dei modelli organizzativi adottati nelle scuole superiori di Calabria, Campania e Puglia. Comprendere quali metodologie, quali risorse e quali dinamiche relazionali favoriscano il salto di qualità tra terza media e diploma può offrire all’intero sistema scolastico nazionale strumenti replicabili per contrastare il divario nelle competenze di base.

Per famiglie e studenti, i dati Istat diventano uno spunto per valutare con maggiore consapevolezza i percorsi formativi: non solo i risultati d’ingresso, ma anche le potenzialità di crescita e miglioramento contano nella scelta della scuola superiore. La valorizzazione delle pratiche efficaci può contribuire a ridurre le disuguaglianze territoriali e a garantire pari opportunità di successo formativo in tutte le regioni.

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