Il disegno di legge denominato “legge Bove” nasce per diffondere capillarmente la cultura del primo soccorso in Italia. Presentato dai senatori Marco Lombardo e Carlo Calenda, il provvedimento ha raccolto un sostegno trasversale in Parlamento, segnale che il tema viene percepito come priorità nazionale.
I dati ne spiegano l’urgenza: ogni anno in Italia 65mila persone perdono la vita per mancanza o ritardi nell’intervento di primo soccorso. Significa una vittima ogni sette minuti. Numeri che rendono evidente la necessità di formare la popolazione a riconoscere le emergenze e intervenire con tempestività.
Il provvedimento prende il nome da Edoardo Bove, il calciatore della Fiorentina colpito da un malore in campo durante la partita contro l’Inter del 1° dicembre 2024. La tempestività dei soccorsi gli salvò la vita, ma molti altri non hanno avuto la stessa fortuna. Per questo motivo il giovane atleta è stato scelto come testimonial del progetto di legge.
Il cuore del provvedimento: la formazione nelle scuole
Per la prima volta nella storia della scuola italiana, i corsi di primo soccorso ricevono un finanziamento strutturale: il provvedimento stanzia 15 milioni di euro destinati esclusivamente alla formazione nelle scuole superiori. L’obiettivo è trasformare le aule in luoghi dove si acquisiscono competenze salvavita, non solo nozioni teoriche.
I corsi diventano obbligatori per tutti gli studenti maggiorenni iscritti agli istituti superiori e per chi frequenta percorsi professionali regionali. A tenere le lezioni saranno esclusivamente docenti abilitati, garantendo standard uniformi su tutto il territorio nazionale. I programmi includeranno tre moduli fondamentali: rianimazione cardiopolmonare, uso corretto del defibrillatore e manovre di disostruzione delle vie aeree.
La riforma coinvolge direttamente anche il corpo docente: tutti gli insegnanti di scienze motorie dovranno seguire percorsi formativi specifici, diventando così riferimenti interni alla scuola per le emergenze. Questa scelta risponde a un vuoto evidente: attualmente pochissimi istituti dispongono di personale preparato a intervenire efficacemente in caso di arresto cardiaco o soffocamento.
Il contrasto con la situazione attuale è netto. Oggi la formazione al primo soccorso nelle scuole è sporadica, affidata a iniziative volontarie o a progetti temporanei privi di continuità. Con il nuovo quadro normativo, ogni studente che completerà il ciclo superiore avrà ricevuto una preparazione certificata, acquisendo competenze che potrebbero rivelarsi decisive in famiglia, sul lavoro, nello sport o nella vita quotidiana.
La patente e i percorsi professionali: cosa cambia dal 2026
A partire dal 1° gennaio 2026, chi intenderà conseguire la patente di guida dovrà aver frequentato un corso di primo soccorso. La misura punta a diffondere la cultura dell’intervento tempestivo tra i giovani che si preparano alla guida, estendendo le competenze salvavita nei contesti più frequentati dalle nuove generazioni.
Parallelamente, i corsi BLSD (Basic Life Support and Defibrillation, ovvero rianimazione cardiopolmonare e uso del defibrillatore) diventano più accessibili su tutto il territorio nazionale. Gli enti accreditati in una Regione potranno operare in tutte le altre senza dover richiedere nuove autorizzazioni, eliminando i rallentamenti burocratici e ampliando significativamente l’offerta formativa. Questo intervento risponde all’esigenza di garantire una copertura uniforme e capillare, facilitando l’accesso ai corsi anche in contesti regionali e professionali.
Le agevolazioni economiche: detrazioni e iva sui defibrillatori
Il disegno di legge introduce incentivi fiscali per ridurre le barriere economiche all’accesso alla formazione e ai dispositivi salvavita. Le spese sostenute per frequentare corsi di primo soccorso diventano detraibili dalle tasse, alleggerendo il peso economico per famiglie e studenti che vogliono formarsi.
L’intervento più significativo riguarda i defibrillatori: l’Iva sui dispositivi semiautomatici e automatici scende dal 22% al 5%, rendendo più sostenibile l’acquisto per scuole, associazioni sportive e strutture pubbliche. La misura punta a incrementare la diffusione capillare degli apparecchi salvavita sul territorio, favorendo l’accesso anche a realtà con budget limitati e ampliando la rete di protezione in caso di emergenza.
Il ruolo dei testimonial e delle istituzioni
Edoardo Bove ha sottolineato come la disinformazione generi paura e porti le persone a tirarsi indietro nei momenti cruciali: “È su questo che dobbiamo intervenire: nelle scuole, nei centri sportivi, ovunque ci sia voglia di imparare”.
La vicepresidente del Senato Licia Ronzulli ha evidenziato il valore formativo del provvedimento: “Se abituiamo i giovani al primo soccorso, abituiamo il Paese a un nuovo senso di responsabilità”. La senatrice Simona Malpezzi ha riconosciuto l’importanza della testimonianza del calciatore per dare forza a un iter legislativo più volte tentato. Il ministro Abodi ha ricordato che possedere un defibrillatore non basta senza una formazione diffusa e reale.