C’è chi lo fa in maniera sistematica, quasi scientifica, con trucchetti e un’organizzazione metodica e chi invece, nella disperazione, lancia un sos sperando che qualcuno lo aiuti con una dritta, una frase, una formula o semplicemente passandogli qualche bigliettino. Fatto sta che copiare durante i compiti in classe è una prassi ormai consolidata. E quando si arriva al giorno degli esami scritti la musica non cambia, anzi. Chi copia ‘per abitudine’ lo continua a fare anche alla maturità, dove i professori, magari comprendendo anche l’emozione e la tensione provata dai ragazzi, spesso finiscono con il chiudere un occhio o in alcuni casi sono stesso loro a indirizzare gli studenti verso la retta via nella soluzione di una traccia.
Quest’anno però i ‘furbetti’ rischiano di avere vita dura: sono già 400 gli esaminatori che hanno sottroscritto il documento, realizzato dal "Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità", in cui si chiede ai professori e ai presidi di non far copiare i ragazzi agli esami di maturità. Il gruppo, composto da professori e intellettuali, nel suo appello chiede ‘tolleranza zero’ nei confronti di coloro che cercheranno di copiare durante le prove scritte: "Non c’è dubbio che la maggioranza dei colleghi agisca in modo inappuntabile e faccia il possibile per garantire la regolarità degli esami – si legge nel documento – Siamo però consapevoli che un malinteso atteggiamento di “comprensione” nei confronti degli studenti e la diffusa tendenza a considerare inutilmente fiscale la fermezza nel far rispettare le regole (e in alcune situazioni anche pressioni esterne) possono spingere a “chiudere un occhio” se qualcuno copia, a giustificare o a tollerare indebiti aiuti e persino comportamenti gravemente scorretti, come fornire ai propri allievi traduzioni e soluzioni. Va invece ribadito che certi atteggiamenti non sono affatto un modo di “fare il bene dei ragazzi” e che anzi feriscono la giustizia e il merito. Una scuola, infatti, in cui venga in qualche modo compromessa la regolarità degli esami, abitua gli studenti alla scorrettezza, commette un’ingiustizia verso chi conta solo sulle sue forze e infine svaluta il senso dell’esame come momento importante di verifica delle capacità degli allievi".
"Ed è con questo spirito – conclude il Gruppo di Firenze – che noi sottoscritti commissari e presidenti di commissione dichiariamo pubblicamente che ci impegneremo per far sì che gli esami si svolgano in un clima sereno, ma nel rispetto della legalità, dell’equità e dell’imparzialità, a tutela del prestigio della scuola italiana, di coloro che vi operano con ammirevole impegno e dei tanti studenti che si preparano con serietà a questa importante prova".