“L’Urlo” di Edvard Munch, realizzato nel 1893, rappresenta una scelta ideale come punto di partenza per un percorso interdisciplinare con collegamenti a numerose materie per l’orale dell’esame di Maturità. Quest’opera non è semplicemente un’icona dell’arte moderna, ma un potente simbolo dell’angoscia esistenziale che ha attraversato la cultura del Novecento. La figura dal volto scheletrico che urla sotto un cielo fiammeggiante ha la capacità di risuonare nell’immaginario collettivo, offrendo innumerevoli spunti di riflessione.
Contesto artistico e storico dell’Urlo
Il contesto culturale in cui nasce “L’Urlo” è quello della crisi dei valori tradizionali di fine Ottocento. È un periodo di profonda transizione in cui le certezze positiviste iniziano a vacillare e si diffonde un senso di smarrimento. Come scrisse lo stesso Munch nel suo diario riguardo all’ispirazione per il dipinto: “Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò – il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuarono a camminare e io tremavo ancora di paura… e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”.
L’influenza di Munch sull’arte del Novecento è stata immensa. Il suo stile ha ispirato direttamente gli espressionisti tedeschi del gruppo Die Brücke (Il Ponte), fondato nel 1905, che ripresero le sue distorsioni formali e l’uso emotivo del colore. L’eco dell’Urlo si ritrova anche nell’espressionismo astratto americano del secondo dopoguerra e persino in artisti contemporanei che esplorano l’alienazione. Le figure in secondo piano che proseguono indifferenti il cammino, ignorando la sofferenza del protagonista, rappresentano efficacemente il tema dell’isolamento dell’individuo nella società moderna, anticipando una delle grandi questioni del XX secolo.
Urlo di Munch, collegamenti maturità: letteratura
Letteratura italiana: Il male di vivere in Pirandello e Svevo
Il grido silenzioso che emana dalla tela di Munch risuona potentemente nella letteratura italiana del primo Novecento, in particolare nell’opera di Luigi Pirandello e Italo Svevo. In Pirandello, ritroviamo lo stesso senso di straniamento e di crisi dell’identità personale: il suo personaggio di Vitangelo Moscarda in “Uno, nessuno e centomila” scopre improvvisamente di non coincidere con l’immagine che gli altri hanno di lui, avviando un processo di disgregazione del sé che lo condurrà alla pazzia. Come il volto deformato dell’Urlo non corrisponde più ai canoni tradizionali di rappresentazione umana, così i personaggi pirandelliani perdono la loro unitarietà per frammentarsi in maschere diverse.
Il concetto pirandelliano di forma e vita echeggia la tensione espressa nel dipinto: la forma rigida e soffocante della convenzione sociale contro il flusso vitale dell’esistenza autentica. La dicotomia tra la maschera sociale e l’essenza dell’individuo rappresenta metaforicamente la stessa distorsione visiva che Munch imprime sulla sua figura urlante, bloccata tra l’essere e l’apparire in un limbo di disperazione.
Anche Svevo, con il suo Zeno Cosini, ci presenta un individuo inadeguato, malato, in crisi con se stesso, la cui inettitudine riflette l’incapacità di adattarsi a una società percepita come ostile. La malattia di Zeno diventa metafora della condizione umana moderna, esattamente come l’urlo di Munch rappresenta l’unica risposta possibile a un mondo che ha perso significato. L’angoscia esistenziale che attraversa “La coscienza di Zeno” è la stessa che percepiamo nel dipinto, un malessere che non può trovare cure nelle consuete forme di espressione.
Letteratura straniera: Kafka e l’assurdo
La sensazione di profondo disorientamento e angoscia che “L’Urlo” di Munch esprime visivamente trova un perfetto corrispettivo letterario nell’opera di Franz Kafka. Nel racconto “La metamorfosi” (1915), Gregor Samsa si sveglia una mattina trasformato in un enorme insetto, senza che venga fornita alcuna spiegazione logica per questa trasformazione. Questa assurdità della condizione umana, che Kafka rappresenta attraverso situazioni paradossali e allegoriche, riflette lo stesso sentimento di alienazione che Munch cattura nel suo dipinto.
In entrambi i casi assistiamo a una deformazione della realtà che serve a esprimere un malessere interiore ineffabile. La figura urlante del quadro, con il suo volto scheletrico, potrebbe benissimo essere l’autoritratto di Josef K., il protagonista de “Il processo”, perseguitato da un’accusa ignota in un sistema giudiziario incomprensibile.
La letteratura dell’assurdo, che si svilupperà pienamente a metà Novecento con autori come Samuel Beckett e Albert Camus, deve molto a queste prime rappresentazioni del disagio esistenziale. In “Aspettando Godot” di Beckett ritroviamo la stessa attesa senza senso, lo stesso sentimento di vuoto esistenziale che sembra emanare dal paesaggio di Munch, mentre ne “Lo straniero” di Camus l’indifferenza del protagonista Meursault verso gli eventi della propria vita riecheggia l’indifferenza dei passanti sullo sfondo dell’Urlo, che continuano a camminare ignorando il grido di disperazione.
Urlo di Munch, collegamenti maturità: filosofia
“L’Urlo” di Munch può essere interpretato come una potente visualizzazione dei concetti fondamentali dell’esistenzialismo filosofico. Il dipinto anticipa visivamente le riflessioni di Søren Kierkegaard sull’angoscia come sentimento derivante dalla libertà umana e dalla conseguente responsabilità delle proprie scelte. La figura urlante del quadro sembra esprimere quello che Kierkegaard definiva il “tremito dell’esistenza” di fronte al nulla.
Anche la filosofia di Friedrich Nietzsche trova eco in questa rappresentazione del disagio esistenziale: dopo l’annuncio della “morte di Dio” e il crollo delle certezze metafisiche tradizionali, l’uomo si ritrova solo davanti all’abisso, in uno stato di nichilismo che può generare terrore o liberazione. Il paesaggio distorto e il cielo rosso fiammeggiante sembrano visualizzare la caduta di ogni ordine rassicurante.
Nel Novecento, Jean-Paul Sartre svilupperà il concetto di essere-per-sé della coscienza umana condannata alla libertà e quindi all’angoscia, mentre per Martin Heidegger l’essere-per-la-morte rappresenta l’orizzonte ultimo dell’esistenza autentica. La filosofia esistenzialista, come l’Urlo di Munch, ci pone di fronte alla nostra fondamentale solitudine in un universo privo di significato intrinseco.
Urlo di Munch, collegamenti maturità: scienze ed educazione civica
Scienze: Psicanalisi freudiana e rappresentazione dell’angoscia
Il grido silenzioso che emana dalla tela di Munch può essere analizzato attraverso la lente della nascente psicanalisi freudiana, sviluppatasi negli stessi anni. Sigmund Freud pubblicò “L’interpretazione dei sogni” nel 1899, pochi anni dopo la creazione dell’Urlo, inaugurando una nuova comprensione della psiche umana e dei suoi disturbi. L’inconscio teorizzato da Freud, con i suoi impulsi repressi e conflitti irrisolti, sembra emergere visivamente nel dipinto di Munch, dove l’angoscia interiore si materializza in una distorsione della realtà percepita.
La figura dell’Urlo rappresenta ciò che Freud definiva nevrosi, condizione in cui l’individuo è sopraffatto dall’ansia derivante dal conflitto tra gli impulsi dell’Es e le restrizioni imposte dal Super-io. La psicologia analitica di Carl Gustav Jung interpreterebbe l’immagine come manifestazione dell’ombra, la parte oscura e repressa della personalità, o come espressione di un archetipo dell’angoscia collettiva.
Nel corso del XX secolo, la psichiatria ha identificato vari disturbi d’ansia che trovano rappresentazione visiva nell’opera di Munch: dall’attacco di panico, con la sua sensazione di terrore immotivato, al disturbo post-traumatico da stress, caratterizzato da flashback intrusivi di esperienze traumatiche.
Educazione Civica: Il disagio psicologico nella società contemporanea
“L’Urlo” di Munch mantiene una straordinaria attualità come simbolo del disagio psicologico nella società contemporanea. Nell’era digitale, caratterizzata da iperconnessione e sovraccarico informativo, l’alienazione e l’angoscia rappresentate nel dipinto trovano nuove forme di espressione. La figura solitaria che urla su un ponte, mentre gli altri continuano indifferenti il loro cammino, diventa metafora della solitudine digitale contemporanea: connessi con centinaia di “amici” virtuali, eppure fondamentalmente soli nelle nostre esperienze più profonde.
I disturbi d’ansia e depressivi sono diventati un’emergenza di salute pubblica globale, rendendo necessarie politiche sanitarie specifiche per la tutela della salute mentale come diritto fondamentale. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esacerbato questo problema, svelando la fragilità psicologica di molti individui di fronte all’isolamento e all’incertezza.
Il riconoscimento del disagio psicologico come problema sociale, e non solo individuale, rappresenta una conquista importante della sensibilità civica contemporanea. “L’Urlo” ci ricorda che dietro le apparenze di normalità possono nascondersi profonde sofferenze interiori, invitandoci a una maggiore empatia e comprensione verso il malessere altrui. Le politiche di inclusione sociale e di supporto psicologico accessibile rappresentano risposte civiche a quel grido di angoscia che Munch ha immortalato con tale efficacia espressiva.
Simulazione di discorso per il colloquio orale
Buongiorno Presidente, buongiorno Commissari. Ho scelto di sviluppare il mio percorso interdisciplinare partendo da “L’Urlo” di Edvard Munch, un’opera che considero emblematica per comprendere le trasformazioni culturali tra Otto e Novecento.
Questo dipinto, realizzato nel 1893, rappresenta un punto di svolta fondamentale nella storia dell’arte: Munch abbandona la rappresentazione oggettiva della realtà per esprimere visivamente uno stato d’animo di profonda angoscia esistenziale. Il soggetto dal volto scheletrico che urla su un ponte, con un cielo fiammeggiante sullo sfondo, sintetizza efficacemente il malessere di un’epoca intera. Le linee sinuose, i colori accesi e non naturalistici, la distorsione delle forme anticipano l’Espressionismo che si svilupperà pienamente nei primi decenni del Novecento.
Questa rivoluzione espressiva nell’arte corrisponde a un analogo cambiamento di prospettiva in ambito filosofico. Proprio negli stessi anni, Friedrich Nietzsche proclamava la “morte di Dio” nel suo “Così parlò Zarathustra” (1883-1885), segnalando il crollo delle certezze metafisiche tradizionali. L’uomo moderno si ritrova solo di fronte all’abisso del nichilismo, in una condizione che genera quello stesso senso di vertigine e smarrimento che Munch ha saputo catturare nella sua opera più celebre. Non è un caso che questa riflessione filosofica sulla crisi dei valori tradizionali si sviluppi parallelamente alle prime teorizzazioni sull’inconscio da parte di Sigmund Freud, il cui saggio “L’interpretazione dei sogni” del 1899 rivela come sotto la superficie razionale della coscienza si nasconda un universo di pulsioni e conflitti irrisolti.
In letteratura, questa stessa sensazione di alienazione e angoscia esistenziale trova espressione nelle opere di Luigi Pirandello. Nel romanzo “Uno, nessuno e centomila” (1926), il protagonista Vitangelo Moscarda scopre improvvisamente di non coincidere con l’immagine che gli altri hanno di lui, avviando un processo di disgregazione dell’identità personale che lo condurrà alla follia. Come la figura dell’Urlo, anche i personaggi pirandelliani sperimentano una frattura insanabile tra la maschera sociale e l’autentico flusso vitale dell’esistenza, in un contrasto che Pirandello definisce con i termini di “forma” e “vita”.
Questo malessere individuale riflette un più ampio malessere storico. “L’Urlo” viene dipinto durante la Belle Époque, un periodo apparentemente caratterizzato da prosperità e fiducia nel progresso, ma che nascondeva profonde contraddizioni. Le tensioni imperialistiche, i nazionalismi aggressivi e le disuguaglianze sociali stavano minando l’apparente stabilità europea. Il dipinto di Munch sembra prefigurare la catastrofe che si sarebbe abbattuta sull’Europa con la Prima Guerra Mondiale, evento che avrebbe frantumato definitivamente l’ordine sociale e le certezze del XIX secolo.
L’attualità de “L’Urlo” risiede nella sua capacità di rappresentare un’esperienza universale dell’esistenza umana. Nell’era digitale, caratterizzata da iperconnessione e sovraccarico informativo, l’alienazione e l’angoscia rappresentate nel dipinto trovano nuove forme di espressione. La figura solitaria che urla su un ponte, mentre gli altri continuano indifferenti il loro cammino, può essere interpretata come metafora della nostra condizione contemporanea: mai così connessi eppure mai così fondamentalmente soli nelle nostre esperienze più profonde.
Grazie per l’attenzione.
Urlo di Munch, collegamenti maturità in pillole
Disciplina | Temi principali | Concetti chiave | Opere/autori di riferimento |
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Storia dell’Arte | Espressionismo, distorsione della realtà | Soggettività dell’espressione, rottura con l’Impressionismo | Die Brücke, Espressionismo tedesco |
Letteratura Italiana | Crisi dell’identità, male di vivere | Forma e vita, inettitudine, disagio esistenziale | Pirandello (Uno, nessuno e centomila), Svevo (La coscienza di Zeno) |
Letteratura Straniera | Alienazione, assurdo | Paradosso, metamorfosi, vuoto esistenziale | Kafka (La metamorfosi), Beckett (Aspettando Godot), Camus (Lo straniero) |
Filosofia | Esistenzialismo, nichilismo | Angoscia, libertà, morte di Dio, essere-per-la-morte | Kierkegaard, Nietzsche, Sartre, Heidegger |
Storia | Crisi della Belle Époque, totalitarismi | Instabilità sociale, tensioni imperialistiche, nazionalismi | Prima Guerra Mondiale, regimi totalitari del ‘900 |
Scienze | Psicanalisi, disturbi mentali | Inconscio, nevrosi, archetipi, disturbi d’ansia | Freud (L’interpretazione dei sogni), Jung |
Educazione Civica | Disagio contemporaneo, salute mentale | Solitudine digitale, empatia sociale, inclusione | Politiche sanitarie, diritto alla salute mentale |