Harvard nel mirino: la sfida delle ammissioni internazionali contro gli attacchi di Trump

Harvard nel mirino: la sfida delle ammissioni internazionali contro gli attacchi di Trump

Harvard rappresenta un vero crocevia culturale nel panorama universitario mondiale, ospitando studenti e ricercatori provenienti da oltre 140 paesi diversi.
Harvard nel mirino: la sfida delle ammissioni internazionali contro gli attacchi di Trump

Harvard rappresenta un vero crocevia culturale nel panorama universitario mondiale, ospitando studenti e ricercatori provenienti da oltre 140 paesi diversi. Questo carattere internazionale, che costituisce quasi il 31% del corpo studentesco, non è solo un dato statistico ma rappresenta l’essenza stessa della missione educativa dell’ateneo.

L’università ha infatti ribadito con fermezza il proprio impegno a mantenere questa dimensione globale: “Harvard si impegna a mantenere la capacità di ospitare studenti e studiosi internazionali che arricchiscono l’Università e la nazione”. Un’apertura che oggi si scontra con le crescenti pressioni dell’amministrazione americana, impegnata in una revisione drastica delle politiche di ammissione degli studenti stranieri.

Questa diversità accademica, storicamente considerata un punto di forza, è ora al centro di un aspro dibattito politico che mette in discussione i valori fondanti dell’istituzione.

La battaglia legale che scuote il campus

L’amministrazione Trump ha innescato un contenzioso senza precedenti contro Harvard sospendendo lo “Student and Exchange Visitor Program”, bloccando di fatto le nuove iscrizioni di studenti stranieri e imponendo il trasferimento per quelli già presenti negli Stati Uniti.

L’ateneo ha reagito prontamente presentando un ricorso legale, definendo il provvedimento “illegale e ingiustificato” e denunciandolo come una “campagna di ritorsione” orchestrata dalla Casa Bianca. La risposta del sistema giudiziario non si è fatta attendere: la giudice federale Alice Burroughs ha disposto una sospensione temporanea della misura, concedendo un primo importante successo alla prestigiosa università che vede minacciata la propria autonomia e il modello di inclusione internazionale su cui ha costruito la propria reputazione globale.

Le critiche di Trump e la difesa della diversità accademica

L’attacco frontale di Donald Trump attraverso il suo social Truth ha acceso ulteriormente i riflettori sulla questione. “Perché Harvard non dice che quasi il 31% dei suoi studenti proviene da Paesi stranieri, eppure questi Paesi, alcuni dei quali per nulla amici degli Usa, non pagano nulla per l’istruzione dei loro studenti?” ha dichiarato l’ex presidente, chiedendo maggiore trasparenza sui nominativi degli studenti internazionali e sui loro paesi d’origine.

La richiesta si basa sulla considerazione che l’ateneo riceve finanziamenti federali consistenti, motivo per cui Trump ritiene legittimo pretendere queste informazioni. “Harvard ha 52 milioni di dollari, usateli e smettetela di chiedere al Governo di continuare a concedere soldi a voi” ha concluso nel suo messaggio.

Nonostante le pressioni politiche, l’università ha ribadito con fermezza il proprio impegno a difendere la dimensione internazionale dell’istituzione, sottolineando come la presenza di studenti da oltre 140 paesi rappresenti una ricchezza irrinunciabile per l’ateneo e per l’intera nazione.

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