Fenomeno Hikikomori in crescita: quali sono i segnali per intervenire?

Fenomeno Hikikomori in crescita: quali sono i segnali per intervenire?

L'hikikomori rappresenta una forma di ritiro sociale volontario che coinvolge circa 200mila adolescenti italiani. Questo disagio comportamentale costituisce una sfida emergente per il sistema educativo.
Fenomeno Hikikomori in crescita: quali sono i segnali per intervenire?

L’hikikomori rappresenta una forma di ritiro sociale volontario che coinvolge attualmente circa 200mila adolescenti italiani. Questo disagio comportamentale, caratterizzato dall’isolamento prolungato dall’ambiente sociale e familiare, costituisce una sfida emergente per il sistema educativo nazionale.

La complessità del fenomeno richiede interventi coordinati tra istituzioni scolastiche, servizi sanitari e nuclei familiari per sviluppare strategie di prevenzione e supporto mirate.

Le tre fasi del ritiro sociale

Il percorso di isolamento degli adolescenti hikikomori segue uno schema evolutivo identificabile in tre fasi distinte. La fase 1 inizia con l’abbandono progressivo della socialità, coinvolgendo attualmente tra 50.000 e 70.000 adolescenti. In questa fase emergono difficoltà nell’andare a scuola, manifestazioni di insofferenza e rifiuto saltuario delle attività sociali come sport e uscite con amici.

La fase 2 è caratterizzata dall’abbandono scolastico conclamato, quando il ragazzo interrompe definitivamente la frequenza delle lezioni. La fase 3 rappresenta il rifiuto totale dei rapporti interpersonali: la porta della camera si chiude e cessano anche i rapporti con i genitori, percepiti come fonte di ansia sociale equiparabile a quella da cui si fugge nella società.

Il ruolo della scuola nella gestione del fenomeno

L’identificazione precoce dei segnali d’allarme rappresenta una sfida complessa per il corpo docente, poiché le manifestazioni iniziali si sovrappongono spesso ai normali comportamenti adolescenziali. Gli insegnanti possono osservare indicatori specifici come l’insofferenza scolastica persistente, l’isolamento durante gli intervalli e l’ansia marcata nelle interrogazioni orali.

Nella fase conclamata dell’abbandono scolastico, l’implementazione di un piano didattico personalizzato diventa cruciale per evitare approcci controproducenti come la disconnessione forzata da internet o le pressioni intimidatorie. La personalizzazione dell’intervento educativo consente di creare uno spazio didattico meno stressante, considerando anche fattori scatenanti come episodi di bullismo o pressioni eccessive legate alle valutazioni.

L’impatto dei social e della tecnologia

Gli studi scientifici confermano una correlazione diretta tra l’utilizzo intensivo di smartphone, social media e l’incremento dell’ansia sociale che caratterizza il fenomeno hikikomori. Come evidenziato dall’esperto Marco Crepaldi, questi strumenti digitali innescano un circolo vizioso: più l’adolescente fugge dalla realtà sociale rifugiandosi nel virtuale, più alimenta la paura del confronto diretto, intensificando così l’isolamento.

L’educazione digitale emerge come strategia fondamentale per interrompere questa dinamica. È necessario graduare l’accesso ai mezzi tecnologici e sviluppare competenze critiche nell’utilizzo dei social, riducendo il confronto sociale continuo che alimenta il senso di inadeguatezza negli adolescenti vulnerabili.

Le indicazioni per famiglie e insegnanti

Gli esperti consigliano agli insegnanti di formarsi sul tema e adottare maggiore flessibilità, riconoscendo che il disagio non rappresenta un capriccio ma un problema serio. È fondamentale evitare bocciature punitive che accelerano l’isolamento e non considerare la scuola come un “centro di sopravvivenza”. Per i genitori, risulta cruciale prestare attenzione ai primi segnali: chiusura emotiva, mancanza di comunicazione e soprattutto insofferenza scolastica marcata.

I dati statistici evidenziano una marcata prevalenza maschile nel fenomeno hikikomori. Secondo le rilevazioni dell’associazione Hikikomori Italia, otto contatti su dieci riguardano ragazzi maschi, mentre solo due coinvolgono ragazze. La differenza di genere si accentua ulteriormente nei casi cronici: gli isolamenti prolungati, che possono durare dieci o vent’anni senza segni di miglioramento, interessano prevalentemente soggetti maschili. Il Cnr ha tuttavia rilevato che l’isolamento moderato pre-abbandono scolastico presenta una distribuzione più equilibrata tra i generi.

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