Maturità, la non ammissione risulta più frequente della bocciatura

Maturità, la non ammissione risulta più frequente della bocciatura

La vera sfida della maturità si gioca prima di entrare nell'aula d'esame, con il Consiglio di classe che decide chi può accedere all'ultima prova.
Maturità, la non ammissione risulta più frequente della bocciatura

I dati parlano chiaro: la vera sfida della Maturità si gioca prima di entrare nell’aula d’esame. Le statistiche mostrano come la non ammissione, decisa dal Consiglio di classe durante lo scrutinio finale, risulti circa venti volte più frequente della bocciatura all’esame stesso.

Nel 2024, appena lo 0,2% dei maturandi è stato respinto dopo le prove scritte e il colloquio orale, mentre ben il 3,7% degli studenti di quinto superiore non ha superato lo sbarramento iniziale. Un trend costante negli ultimi anni: nel 2023 lo scenario era pressoché identico, con il 99,8% dei candidati che ha ottenuto il diploma e solo uno 0,2% bocciato all’esame.

Anche durante il periodo pandemico la situazione non è cambiata: nel 2022 e nel 2021, i respinti dopo l’esame furono rispettivamente solo lo 0,2% e lo 0,1% degli ammessi, confermando che la vera selezione avviene prima, quando i professori decidono chi può accedere all’ultima prova del percorso scolastico.

La trasformazione dell’esame in formalità tecnica ha radici precise. Con la riforma Berlinguer del 1999, il sistema è cambiato radicalmente: l’esame ha smesso di essere un’incognita finale per diventare la conclusione di un percorso valutativo più ampio.

La media dei voti degli ultimi tre anni ha acquisito un peso crescente: inizialmente rappresentava il 20% del punteggio finale, per poi salire al 25% e raggiungere infine il 40% con la Riforma della ‘Buona Scuola’.

Questo cambiamento normativo spiega perché nel 2007 i bocciati all’esame erano ancora il 2,1%, mentre dal 2017 in poi le percentuali sono crollate stabilmente sotto lo 0,5%. Gli anni pandemici hanno confermato questa tendenza con percentuali di bocciatura all’esame minime (0,1% nel 2021, 0,2% nel 2022), mentre la non ammissione ha mantenuto valori più consistenti (4% nel 2021, 3,8% nel 2022).

La conseguenza è un sistema in cui quasi metà del voto finale si costruisce durante il triennio, trasformando l’esame in una conversione tecnica dei voti da base 10 a base 100, con il risultato che il 40% dei maturandi ottiene un punteggio superiore a 80.

Il sistema attuale ha trasformato radicalmente la psicologia degli studenti che affrontano la maturità. Molti ragazzi, consapevoli che il 40% del punteggio finale deriva dalle medie del triennio, vivono l’esame come un semplice atto conclusivo piuttosto che come una vera sfida. Questa percezione è ulteriormente rafforzata dalle statistiche che evidenziano come, una volta ammessi, il diploma sia praticamente assicurato.

Per i docenti, questo meccanismo sposta il momento cruciale della valutazione dallo svolgimento dell’esame allo scrutinio finale. Il Consiglio di classe assume quindi un ruolo determinante: non solo valuta l’andamento dell’intero anno scolastico, ma diventa il vero filtro selettivo del percorso di maturità. Questa responsabilità richiede un’attenta valutazione del percorso complessivo dello studente, trasformando l’ammissione all’esame nel vero momento di selezione formativa.

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti